1992

POTERE REGGINO

L'ESPLOSIONE DEL POTERE LOCALE

Vi era un tempo in cui a Reggio la società era in pace con se stessa. 

Ognuno svolgeva il proprio ruolo in piena armonia con gli altri. L’imprenditore, l’impiegato, il commerciante, i professionisti, le forze dell’ordine, i magistrati, le persone oneste e per bene erano la stragrande maggioranza della popolazione. I delinquenti singoli od associati, sparuta minoranza ai margini della società, svolgevano anche loro attività criminali che venivano perseguite dalle forze dell’ordine ed i responsabili puniti dalla magistratura. 

Era a quel tempo ed in quell’equilibrio sociale ritenuto normale e meritorio che un magistrato avesse un sistema relazionale e potesse svolgere, nel suo tempo libero, attività sociali.

Era, per esempio, apprezzato l’impegno del giudice Giuseppe Viola, presidente della sezione della Corte di Appello, quale presidente della Cestistica Piero Viola che  venne fondata nel 1966 dallo stesso in onore del fratello Piero. Agli inizi degli anni sessanta Piero Viola, ancora studente di medicina, era infatti molto legato all'AICS, la società di pallacanestro allora più rappresentativa della città di Reggio Calabria. Dopo la morte del fratello, il giudice Giuseppe Viola rilevò la squadra, ribattezzandola appunto Cestistica Piero Viola.

La Viola nel 1984 vince il campionato ed è promossa in Serie A1.

Passano altri tre anni consecutivi in A2.

La Viola risale in A1 nel 1989. 

Sono anni in cui lo sport diventa una bandiera comune dell’intera popolazione della provincia di Reggio Calabria.

Era ritenuto meritorio l’impegno del giudice Tuccio Giuseppe negli anni 70 quando promuove la costituzione di un Consorzio per la costituzione della Libera Università.

Gazzetta del Sud del 12 novembre 1973 dava la notizia: - Sottoscritto l’atto uffriciale – Costituito il consorzio per la libera Università – Presidente è stato eletto il dott. Giuseppe Tuccio. Nominato il consiglio direttivo – Le prime facoltà istituite: politecnico del commercio, scienze dell’alimentazione, agraria ed ecologia. Appello agli studenti.

Sono soci del consorzio: l’ing. Romeo-Filocamo, il professore Majorca, l’industriale avvocato Antonio Giunta, dott Nicola Montesano, dott Bellantone, dott Armando Dito,, dott Calipari, professor Loria, ing. Saverio Liconti, ing. Rocco Praticò, dott Meduri, ing. Brath, dott Giuseppe Tuccio, sig. Cannizzaro, professor Lupoi, signor Lucibello, dottor Bilardi, dott Colomba, avvocato Pugliatti, avvocato Romeo, industriale Raffaele Granillo. Il Consorzio ha nominato il consiglio direttivo: dott Giuseppe Tuccio, presidente, ing. Romeo Filocamo, avvocato Delfino, ing. Brath, dott Colomba, professore Majorca, dott. Montesano consiglieri; revisori dei conti: dott Branca, prof Loria, dott Bilardi.

Gazzetta del Sud del 22 dicembre 1973 – Aperto ieri il primo anno accademico. – La libera Università per formare i tecnici. – Il dott. Giuseppe Tuccio, nel suoi discorso, ha tenuto a mettere in evidenza che lo scopo della nuova istituzione è proprio quello di creare una classe dirigente capace di fare da forza trainante dello sviluppo industriale.

Con la istituzione dell’Università Mediterranea, legge del 14 agosto 1982, n. 590, gli studenti della libera Università avranno riconosciuto il loro percorso accademico, e verrà sciolto il Consorzio e chiusa la sede della stessa che era ospitata in ampi locali di via Sbarre Centrali. 

Così come non destava riprovazione il suo impegno prima nella società Viola e successivamente quale Presidente della squadra di basket di Reggio Calabria, la società  CAP, sino al 1980.

Era altresì ritenuto utile e giusto che il governo, dopo il decreto del 14 febbraio 1970 n. 750 con il quale viene riconosciuto il Libero Istituto Universitario Statale di Architettura (I.U.S.A), in attesa della costituzione degli organi accademici, l'amministrazione venisse provvisoriamente affidata a un commissario governativo, il magistrato dott. Franco Pontorieri, mentre le attribuzioni del Consiglio di Facoltà venivano esercitate da un Comitato costituito da tre professori nominati dal Ministero della Pubblica Istruzione: il prof. Ludovico Quaroni, ordinario presso l'Università di Roma, il prof. Ugo Fuxa, ordinario presso l'Università di Palermo, il prof. Gianvito Resta, ordinario presso l'Università di Messina.

Nel 1976, con la nomina di 5 professori di ruolo, decade la gestione commissariale e viene eletto direttore dello I.U.S.A. il prof. Antonio Quistelli, titolare della cattedra di Disegno industriale.

Era considerato normale che un magistrato potesse essere partecipe ad alcune attivita' economiche, come quella che riguarda la costruzione e la gestione di un villaggio turistico a Bianco, lo ''Jonio Blu''come nel caso del dr Neri Guido - Procuratore generale della Corte d'Appello

Come altrettanto normale era che il procuratore capo antimafia Giuliano Gaeta, l' avvocato generale Giovanni Montera, il presidente della prima sezione di Corte d' Assise Giacomo Foti (che da oltre un anno presiede i processi per gli omicidi del giudice Antonino Scopelliti e di Lodovico Ligato), e quello della prima sezione del tribunale, Pasqualino Ippolito potessero intrattenere rapporti, anche di affari, con imprenditori locali. 

A quell’epoca era difficile immaginare e vedere giudici con la scorta. Circolavano liberamente e senza alcuna preoccupazione per le strade della città da soli e con la famiglia.

Nel 1989 interviene la riforma del codice di procedura penale. Nello stesso anno abbiamo la caduta del muro di Berlino. Due fatti certamente scollegati tra di loro ma che rappresentano le condizioni essenziali perché si accendano i riflettori sul sistema di finanziamento dei partiti. 

Il nuovo codice all’art. 327 prevede che sia Il pubblico ministero a dirige le indagini e dispone direttamente della polizia giudiziaria.  

Sul finire degli anni 80, la caduta del muro di Berlino, segna la definitiva chiusura di una pur ormai modesta fonte di finanziamento del PCI da parte della Unione Sovietica. 

Non era più tollerabile che i partiti di governo trovassero nella gestione delle risorse pubbliche la possibilità di finanziare le attività politiche del partito mentre il PCI ed in parte anche il PRI doveva accontentarsi degli aiuti provenienti dal mondo cooperativo.

Tre anni dopo il verificarsi dei due eventi, la Procura di Milano avvierà indagini su rapporti di corruzione tra la politica e il mondo imprenditoriale che disveleranno, quanto a tutti era noto, ovvero il sistema di finanziamento dei partiti e la sua degenerazione.

E’ in questo contesto, nell’ambito di questo sistema di potere, che vanno inquadrate le vicende reggine a cavallo degli 80 e 90. 


Certo bisogna tenere conto del contesto locale, del peculiare sistema di relazioni tra i diversi poteri locali: politico, imprenditoriale, mafioso, giudiziario e massonico. Settori il cui intrigato intreccio negli anni successivi, sarà ricostruito in sede giudiziaria attraverso numerosi processi che ci hanno consegnato verità giudiziarie, certamente non verità storiche, che, sempre in sede giudiziaria, oggi vengono messe in discussione con nuovi processi. 

Tentiamo di comprendere le dinamiche relazionali interne a ciascun sistema esistenti in quegli anni attingendo alle notizie riportate dalla stampa locale, da atti processuali e da documenti.

Il potere della giurisdizione reggina 

In quel periodo il ruolo dell’ordine giudiziario reggino era fondamentalmente di repressione di fenomeni criminali vivendo nella comunità ed interagendo con i rappresentanti della parte sana della società. 

Molti magistrati il rapporto tra potere giudiziario e potere politico , siamo nel 1987, i vertici degli uffici giudiziari reggini vedevano quale presidente dell Tribunale il dr. Franco Puntorieri, Presidente della Corte di Appello il dr Giuseppe Viola, Neri, Tuccio, Montera, Ippolito


I conflitti interni agli uffici giudiziari reggini

Conflitto interno (relazione Nardi – dichiarazioni di magistrati)


Una prima illustrazione della conflittualità tra magistrati reggini viene fornita dalla relazione dell’ispettore del ministero della Giustizia, dott. Nardi, avente per oggetto soltanto le vicende riguardanti il dr Viola e le iniziative giornalistiche e processuali che sarebbero state intraprese contro di lui, in particolar modo, dal dott. Macrì.


Lo stesso ispettore, stante l’ampiezza dell’indagine, concernete numerosi magistrati per vicende e situazioni diverse, ha ritenuto opportuno redigere distinte relazioni. 


Dalla relazione riguardante le fibrillazioni registratesi nel palazzo della giustizia di Reggio Calabria dagli anni 92 in avanti, apprendiamo che vi era una: “realtà costituita dalla situazione di generali contrasti e tensioni che caratterizzano il clima dei rapporti all’interno dell’ANM regina, che è diretta conseguenza della grave caduta del dibattito politico-associativo e del connesso grave deterioramento delle scelte comportamentali dei singoli magistrati. ……. Si era, invero verificato che divergenze originariamente di tipo ideologico-associativo, non contenute nell’ambito di una normale dialettica fra magistrati con diverse posizioni culturali, si fossero progressivamente degenerate (anche per il negativo contributo di incomprensioni e personalismi), fino a dar luogo a divisioni e contrapposizioni frontali, sfociate a volte anche in inimicizie e duri contrasti personali.

Concludeva osservando che vi era una: “realtà fatta, soprattutto, di odi e di rancori, di contrasti e tensioni, di rivalse e di vendette, di complotti e di macchinazioni perverse, dove ogni cosa – anche la contrapposizione ideologica – finisce con l’essere personalizzata ed immiserita … anche i magistrati, che dovrebbero distinguersi e costituire un punto di riferimento, danno, per lo più, l’impressione di non riuscire a sottrarsi ad un tale “modus vivendi” e di non esser, pienamente inseriti in una così desolante realtà, tanto da non essere in grado di staccarsene… sicchè preziose energie vengono sottratte al lavoro giudiziario per essere sprecate in deplorevoli iniziative ( processuali e non) per contrastare gli uni con gli altri… per altro accade anche con l’alibi della lotta alla mafia ed alle diffuse illegalità nei gangli della vita pubblica, si scoprono nefandezze abusi di ogni genere e – quello che è peggio – si pretende quasi di acquisire una sorta di impunità”.


La relazione si conclude viene azionato il meccanismo disciplinare nei confronti del dott. Vincenzo Macrì, in relazione ai seguenti addebiti: A) in violazione dei doveri di correttezza, lealtà e riserbo: 1 – per avere, nel 1987, fornito notizie ed espresso valutazioni al giornalista Enzo Magrì del settimanale l’Espresso; 2- per avere sollecitato la pubblicazione sulla stampa locale della notizia relativa alla denuncia … relativa alla costruzione del palazzo dello sport in località Pentimele ; 3 – per avere, nel corso della presentazione del libro “La città dolente”, avvenuta in Roma in data 15.06.93, svolto un intervento contenente disinvolte e diffamatorie valutazioni; 4 – per avere rilasciato al giornalista Jacopino de “Il Giorno”, il 5.10.1993, una grave sconcertante intervista circa indagini penali finalizzate alla scoperta di magistrati corrotti, percettori di mazzette; 5 – per avere partecipato alla preparazione di un articolo diffamatorio nei confronti di diversi magistrati di Reggio Calabria, apparso sul settimanale “Liberazione” del 6.6.92 a firma dei giornalisti Flora Volpin e Iuri Pevere;

 per avere in violazione dei doveri di correttezza e lealtà, nonché di probità, fatto uso scorretto della giurisdizione in particolare: 1 – Per avere utilizzato, l’occasione dell’interrogatorio dell’imputato Francesco Quattrone, per svolgere indebitamente domande estranee al processo; 2 – per avere gestito l’inchiesta giudiziaria riguardante il Palazzetto dello sport in modo strumentale e finalizzato a coinvolgere il Presidente Viola; 

C) per avere, .. suggerito o incoraggiato iniziative del notaio Pietro Marrapodi:

per avere ritardato la trasmissione alla Procura di Messina, degli atti relativi alle dichiarazioni di un pentito allo scopo di danneggiare la posizione processuale del Presidente del Tribunale dott. Franco Pontorieri.  


Il conflitto interno alla magistratura attraverso il racconto di alcuni interessati.


Uno spaccato sulle ragioni dei contrasti interni al Palazzo di giustizia di Reggio Calabria possiamo ricavarlo attraverso le dichiarazioni dei magistrati sentiti nel procedimento 5901/01 rgnr- dda pendente a Catanzaro (Catanese, Scuderi, Molale, Boemi, Cisterna, Macrì, Grasso e Greco).


Certamente i dati che emergeranno non avranno il pregio della completezza per un duplice ordine di motivi: i magistrati verbalizzanti sono soltanto una minima parte del distretto giudiziario di Reggio Calabria; erano chiamati a rispondere su altre questioni  che riguardavano il tema di quest’indagine e le informazioni che qui ci interessano sono marginali ed incidentalmente acquisite.

Ciò nonostante quel che emerge può essere tranquillamente inquadrato come naturale evolversi della realtà descritta dall’ispettore Nardi.


Il primo dato anomalo : a seguito della relazione Nardi, il dr Macrì, non viene più applicato alla DDA di Reggio Calabria, viene invece, nel novembre del 1994, trasferito a Bologna.


Tuttavia, nell’esercizio delle sue funzioni di componente della DNA, dispone di un ufficio presso gli uffici della DDA di Reggio Calabria che frequenta atteso che interessi familiari e ruoli di componente la commissione la commissione Tributaria gli impongono presenze settimanali a Reggio.

Un affresco vivace e di colore può trarsi estrapolando da ciascun racconto gli episodi che registrano incomprensioni, scontri, polemiche e pettegolezzi tra magistrati nonché condizioni al limite del livello di tollerabilità dell’ordinamento giudiziario.


Per avere una idea di quanto sopra è sufficiente esaminare i verbali di interrogatorio resi ai magistrati della Procura di Catanzaro dai magistrati Catanese Antonino (Interrogatorio 27.05.03), Scuderi Francesco (Interrogatorio 25.07.03), Mollace Francesco (-  Interrogatori: 23.11.0122.02.02   - 19.06.03 - 17.07.03 - 27.08.0316.09.03) , Boemi Salvatore (Interrogatorio 25.07.03 – Dichiarazioni 11.01.0520.10.05 ) , Cisterna Alberto (Interrogatorio del 25.07.03), Macrì Vincenzo (Interrogatorio del 03.06.03), Grasso Silvana (Interrogatorio del 20.05.03), Greco Franco (Interrogatorio del 20.05.03) e Latella Giuseppina (Interrogatorio del 18.03.03) che per comodità di consultazioni si allegano suddivisi per argomenti trattati (stralcio dichiarazioni per argomenti) ed in forma integrale. Giova anche leggere l’interrogatorio dell’avv. Colonna che tratta con particolari inediti la materia. Interrogatorio – del 21.03.05Interrogatorio  del 16.11.04


Interrogatorio dr Boemi del 25.07.03 - Stralci


7  -  1751 Boemi S.- Allora,io signor Procuratore, dopo che noi trasformiamo il prodotto giudiziario reggino, che negli anni ’80 si era caratterizzato, diciamo… per esempio in ordine alla guerra di mafia reggina, da 450 procedimenti ad opera di ignoti per i relativi personaggi uccisi, lo trasformiamo con «Olimpia» in un procedimento che porta alla condanna in primo grado, per questo solo processo a 62 ergastoli, otteniamo nel “ processo Tirreno” contro le potentissime cosche di Gioia Tauro 89 ergastoli, otteniamo esemplari condanne sulla ionica per le cosche Metastasio, Ruga Commisso, e poi, infine, Cordì e Cataldo, è chiaro che nel momento in cui noi bastoniamo, il termine non può che essere questo, la mafia tradizionale seppellendola con 400 ergastoli, convoglio fare paragoni con altre Procure, me ne guarderei bene, siamo stati fortunati.Noi siamo diventati sin dal primo momento…siamo entrati nell’occhio del ciclone, ma attenzione, a mio avviso, io sono ancora di più larghe vedute del Mollace. 

1752 – 7 Sin dal primo momento di è cercato in tutti i modi, da più direzioni, alcuni in modo evidente, di creare il cosiddetto “scollamento interno”, cioè impedire a Boemi di gestire, come lo aveva ideato lui, un gruppo di lavoro granitico, esemplarmente granitico ed unito, nel quale, magari proprio all’interno di questa stanza c’erano delle discussioni, ma che all’esterno appariva come una sola cosa. E il lavoro di gruppo, in «Olimpia» noi firmiamo in cinque, ma io costringo i colleghi a scrivere cinque parti diverse di quel progetto di lavoro, cinquemila pagine con cinque firmatari, nel momento in cui io riesco a fare questo, 


1753 – 8 noi diventiamo un bersaglio in città, e lo diventiamo, diciamo, sia per la mafia, ma, attenzione, devo dire la verità, io ho sempre pensato che c’erano anche ambienti imprenditoriali politici, per come mi venne rivelato dall’altro importantissimo collaboratore, perché quello che fu Lauro per la mafia tradizionale e Massonica, lo fu Marrapodi per quanto riguardava il malcostume reggino. Per cui, attraverso il Marrapodi e con il Marrapodi insieme con Lauro, si pensi che noi abbiamo fatto anche dei confronti tra questi due collaboratori, noi siamo arrivati a diventare i nemici anche di un’altra parte potente della città, cioè quella parte della città giudiziaria che ci ritenne tra il ’92 e il ’95, ancor prima che arrivassi io, ma comunque tra il ’92 e il ’95, i responsabili unici della diaspora dei Magistrati dirigenti di questa città. Che cosa si verificò? Che noi fummo costretti ad arrestare il Presidente del Tribunale di Messina, il Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Messina, indagate il Procuratore della Repubblica di Messina che, ex art.2, venne allontanato dalla città, ma nello stesso momento fummo costretti per le dichiarazioni che il Lauro e il Marrapodi fecero, e anche altri, a passare delle carte importanti in quel di Messina che non ebbero gli stessi esiti processuali che noi ottenemmo a Reggio sui giudici messinesi, ma creano uno scandalo enorme, lo scandalo Marrapodi, con audizioni continue al CSM, l’allontanamento del Procuratore Generale di Reggio Calabria per essersi prestato denaro da uomo sicuramente indiziato di mafia, diciamo altri Magistrati si trasferiscono in tutta fretta in quel di Roma, noi diventammo, quindi, i nemici della mafia e di una parte del potere giudiziario. Questa è la disamina completa. E’ naturale, però, che in questo contesto, il tentativo di mettermi contro i magistrati più anziani del mio ufficio c’è stato sin dal primo momento. L’avvocato Romeo e il contesto del «Dibattito» enuncia proprio tutto questo con … io ricordo perfettamente, io sobbalzai dalla sedia quando lessi quelle poche pagine di intercettazioni che poi abbiamo trasmesso a Catanzaro doverosamente, e lessi proprio che lì si programmava, ci si voleva del fatto che c’eravamo ricompattati. Signor Procuratore, non è che non c’eravamo ricompattati, noi c’eravamo chiariti, perché questo tentativo di metterci l’uno contro l’altro, è stata una costante, che persone che io non posso individuare in questo momento, c’è stata per anni, perché in ogni momento si è cercato attraverso il pettegolezzo, attraverso episodi come quello a cui faceva riferimento lei, c’è stato sempre quello di mettermi contro diciamo i Magistrati più anziani e più, secondo me, rappresentativi dell’ufficio. E mi pare di poter dire, però, che questo era un interesse ancor più generale della stessa mafia. E mi fermo qui per il momento.


1754 – 9 Procuratore- Va bene. Passiamo adesso alla vicenda Sparacio. Lauro, abbiamo visto il discorso delle denunce…

Boemi S. –Io oltre alla denuncia del Mollace e del Pennisi, sinceramente non ricordo altro, però fu drammatico io suo arresto a Roma, dove, ripeto, lui dovette dimostrare che i soldi che stava impiegando per la costruzione di un immobile, erano debitamente investiti, perché dati proprio dalla Commissione Centrale per la costruzione di una villa. Lo arrestarono! Attenzione, non è che… Lo indagarono! Per un reato di truffa fu arrestato e stette in carcere sei mesi a Paliano. Lauro non accettò mai di non collaborare con noi, perché distinse sempre, e si rese sempre conto che con quel tipo di dichiarazioni, quel tipo di sue conoscenze poteva essere un pericolo per personaggi, diciamo individuiamo in Romeo quel tipo di personaggio importante, perché Lauro parlò anche di Magistrati reggini. Ecco, questo è.

Procuratore- Sparacio. Anche su Sparacio si sostiene che tutta la vicenda Sparacio sia alla fin fine utilizzata per attaccare la Distrettuale reggina con una serie di passaggi…

Boemi S.- E per dividerla.


11  -  1755 “I rapporti tra Reggio e Messina in quel momento, come ho detto ieri, erano difficili, perché noi avevamo purtroppo fatto delle richieste cautelari su alcuni Magistrati di Messina; io ero stato denunciato l’autorità catanese per avere indebitamente fatto delle richieste ad un collaboratore che adesso apprendo ha dichiarato il falso nei miei confronti, e tutto questo secondo quello che ha detto in aula l’avvocato Colonna,era strumentale ad impedirmi…diciamo era strumentale nel senso che si cercava di allontanarmi dalla trattazione dell’art.11, ma non è questo che interessa; diciamo, i rapporti con Messina, non erano dei più semplici. Io allora decisi, da reggente l’ufficio in realtà, e comunque da responsabile della Distrettuale, e che bisognava concordare con Messina, diciamo, i tempi di questa collaborazione.”


15  -  1762 “Boemi :- E bè , io da chi ho saputo di essere calunniato all’interno del mio ufficio ? da uno dei miei più grandi amici nel contesto di questo ufficio, il dr Verzera, il quale un giorno mi disse nella stanza del procuratore, in una delle tante riunioni informali, si discuteva del caso Sparacio – Catania – Messina : “Il procuratore è convinto che il Mollace è indagato a seguito delle tue dichiarazioni”.  Se il dr Catanese avesse conosciuto o avesse avuto quella misura che nel contesto specifico non ha avuto, anche quando convinto di una tale cosa, non l’avrebbe dovuta mai dire davanti ai sostituti. 


16  -  1762 Ma questo appartiene ad una fase drammatica del nostro ufficio, che da granitico che era, con Gaeta procuratore o con reggente Boemi, ripeto, granitico al punto da sentirci dire che non trapelava niente all’interno di questo ufficio, in una seconda fase, e qui bisogna che ognuno si assuma le proprie responsabilità, per un fallimento totale di quest’ ufficio, non si è … gli episodi come quello che ho appena narrato, sono diventati non dico quotidiani, ma sono diventati numerosi.”

Procuratore : - Mi scusi, lei parla di fallimento del suo ufficio…

Boemi : - Eh, certo!


17  -  1763 Boemi : - Signor procuratore si, sono convinto di si, e mi deve dare qualche minuto di tempo per spiegare. Siamo in un momento storico particolare, cioè l’inserimento de “Il Dibattito” c’è stato, ed io sono stato un protagonista consapevole di questo momento storico. Siamo praticamente all’anno 1999, 98/99. Nel 98 io lascio la delega per dissapori interni con il procuratore, questo non riguarda la materia che dobbiamo trattare, ne faccio cenno per dire un po si evolvono le cose. Con il dr Catanese io non sono riuscito mai a dialogare per colpa di entrambi, mia per prima, ed anche sua. Io nel 1998 restituisco la delega, e riservatamente, scomparendo, diciamo, dai mass-media, dai giornali e non mi riescono a rintracciare, mi porto dal CSM e dico : “ Attenzione il motivo formale per cui io vado via dalla distrettuale è la mancanza di mezzi e di uomini, ma il motivo sostanziale è … noto una doppia conduzione, una congestione nella distrettuale. Io non sono più in grado di dirigerla, perché i sostituti sono veramente distratti, non si rendono conto se devono rispondere a me o al procuratore capo, al quale questa delega io non la ho mai chiesta, mi è stata data. Questo porta allo sfaldamento interno diciamo, da un punto di vista produttivo o può portare dei problemi”. 


18  -  1763 Questo accadde nel 1998. Vigna insieme con altri… Vigna perché organizza una riunione a Roma, ci dice chiaramente a me e a Catanese che dobbiamo trovare un punto di accordo. Io lo ho già detto in altra sede, lo ho detto anche al CSM commettendo un errore, non sono riuscito a restare coerente con la strada intrapresa, faccio marcia indietro e riaccetto la delega che mi viene proposta da un Catanese che a quel punto ritiene che io sono persona che non tiene in debito conto il rapporto dio colleganza, il rapporto di subordinazione e comunque, da quello che è la riappacificazione formale, nascono ancora più problemi.


1765  - 22  - Io divento l’immagine, diciamo, della giustizia flagellante ed il miglior magistrato requirente d’Italia. Però Boemi è solo. Lo hanno abbandonato tutti. Questo sosteneva, il Dibattito. Ma non con un articolo signor procuratore, con un articolo al mese. E li sempre a sottolineare quali erano i colleghi che non erano con me, “ Stai attento Boemi perché ti può accadere questo. Stai attento che i servizi stanno facendo quest’altro”, mentre io sapevo perfettamente cosa stavano facendo i Servizi a Reggio Calabria. Cioè ha creato Il Dibattito le premesse perché nei colleghi nascesse il dubbio, se le informazioni che il Dibattito ha sempre avuto.. erano frutto … non si permettevano, non credo che hanno mai pensato che le passassi io le informazioni al Dibattito, ma pensavano ai miei collaboratori, e me lo dissero! 

1765 -  23 Ci  fu un momento in cui i colleghi erano convinti che le informazioni al Dibattito le passassero i militari del ROS, e non era vero. Ci fu un momento in cui loro pensavano che io stessi quasi accanto al Dibattito o che gradissi questa situazione (…) Dicevo che sentivo l’esigenza, quando maturai il convincimento che il Dibattito era uno momento che tendeva praticamente a separare, a dividere, a creare veramente lo scollamento interno della distrettuale, tenete presente erano dibattimenti importantissimi oltre alle indagini che erano a loro volta importantissime.         



1766 – 24 Allora indissi una riunione e Ci fu un momento in cui pensavano che io stessi quasi accanto al Dibattito o che gradissi questa situazione. Dicevo che sentivo l’esigenza, quando maturai il convincimento che il Dibattito era uno strumento che tendeva praticamente a separare, a dividere, a creare veramente lo scollamento interno della distrettuale, tenete presente che c’erano dibattimenti importantissimi oltre alle indagini che erano a loro volta importantissimi. 

ALLORA INDISSI UNA RIUNIONE E RITROVAMMO UN PO UNA CERTA ARMONIA, CI SIAMO GUARDATI NEGLI OCCHI E IO DISSI, IO SONO IL PRIMO. SE NOI TROVIAMO UNA FORMULA PER DENUNCIARE .. perché qui la parte offesa non è Boemi secondo me, non è Mollace, non è il Pennini, non è il Verzera, qui la parte offesa è la Procura Distrettuale che non deve più funzionare, comunque non deve funzionare con le direttive che abbaimo dato noi, con l’impulso che abbiamo dato noi, insomma la Distrettuale che ormai opera da sette anni in un determinato moemento…


1766 – 25 Col. De Piano : Questa riunione quando avvenne ?

Boemi : - Per ora fatemi narrare, perché poi sui tempi storici ci devo ritornare: Ho delle difficoltà sinceramente, perché non ho un attacco alla Distrettuale, denunciamo la situazione, anche se facciamo una denuncia che magari si può concludere con un nulla di fatto, però unitariamente se voi siete di accordo, denunciamo tutti “il Dibattito”, come componenti della Distrettuale. Qualcuno che aveva, diciamo, più una sottile valenza giuridica, o comunque una valenza giuridica maggiore della mia, dise : “Ci sono dei problemi, che processo facciamo ? “. Non si fece una denuncia raggiunta però si uscì da quella riunione, perché io dissi a muso duro : “Signori credetemi, se io … rendetevi conto, può sembrare un paradosso, ma io vi dico a tutti  che l’unico che qui dentro è in una situazione di imbarazzo sono io e non voi. Voi che vi sentite dire che non fate il vostro dovere, voi che vi sentite dire che non siete dei buoni sostituti, voi che siete attaccati sotto molteplici aspetti – signor procuratore – state meglio di me “. Perché la gente come quella che scrive ne “Il Dibattito” è con quella gente è meglio essere distanti ed essere divenuti inefficienti o incapaci. Invece chi paga e paga un prezzo pesante…


1766 – 26  perché cosa può credere l’opinione pubblica dinanzi a queste … quanto meno che c’è un accordo  tra me e loro, perché è inutile negarcelo e io … tra me e questo signore non c’è nessuno accordo, anzi io sto aspettando, sto vedendo se veramente c’è il modo di fermarlo, perché ha una serie di documenti, guardiamoci negli occhi , che non può avere.

Procuratore : - Io la devo interrompere, perché qua ci sono ue passaggi importanti. Poi lei mi deve localizzare la data, perché è importante la data di questa riunione … 

Col. Del Piano : - Se prima dell’arresto o dopo ?

Boemi : - No, assolutanmebnte prima dell’arresto.

Procuratore : - Prima dell’arresto di Gangemi ? 

Boemi : - Assolutamente.

Procuratore : - Qui ci sono due dati importanti …

Boemi : - Assolutamente prima.

Procuratore : - Che noi vorremmo sapere. E’ innegabileche, questo lo abbiamo provato noi, perché analizzando le carte dei famosi atti sequestrati nel procedimento cosiddetto Bianco- Palamara, perché erano due PM che ne erano titolari, è innegabile che si “Il Dibattito” ci sono pubblicati integralmente dei documenti coperti da segreto di indagine. All’inizio dell’audizione le ho fatto riferimento, far l’altro, ad un ulteriore documento, di epoca più recente, però di esempi come questo se ne possono fare tantissimi. Allora, vi siete posti il problema della disponibilità di atti coperti da segreto, e fra l’altro concretano un reato il pubblicare .. lei lo sa meglio di me, uno. Due : vi siete posti il problema di una fuga di notizie all’interno della Procura ? Tre : avete investito di questo problema il responsabile dell’ufficio ? 

Boemi : - Il procuratore capo ?

Procuratore : - E certo.


1768  -  27  - Boemi : - Si. Allora, io il problema me lo sono posto nei mesi precedenti all’arresto del Gangemi, ma almeno sei mesi prima, perché erano atti che comparivano, erano situazioni che comparivano, che mio riguardavano personalmente. Io avevo la sensazione, quasi, che alcune mie considerazioni, anche verbali, finissero su il Dibattito e lo dissi in modo provocatorio con quella parte di polizia giudiziaria che in quel momento storico mi era più vicina. Attenzione però! Io non  la vivevo drammaticamente questa situazione; io vivo più drammaticamente un’altra situazione. Io ad un certo punto ebbi l’esatta percezione, lo dico ancora con enfasi, però mi toccò profondamente, ebbi la sensazione che si spintonava verso certe decisioni. Questo era ancora più grave di quello che avveniva ne “Il Dibattito”. Che cosa voglio dire? In un certo momento storico io divento il dominus del procedimento 168/98 che l’unico procedimento in Italia in cui si dice ad un sindaco comunista, comunista : tu fai lavorare la mafia”, non dice al sindaco “ Tu prendi i soldi dalla mafia”, non dice al sindaco : “ Sei corrotto- ma – sei una persona che manda i suoi avvocati nei procedimenti per costituirsi parte civile contro la mafia e poi nella stessa giornata, di pomeriggio, ti ricevi le imprese mafiose nel comune di Reggio Calabria”. Un procedimento nel quale, signor procuratore, io avvertii il peso di certe considerazioni, perché “Il Dibattito” e alcune forze politiche, con la telefonatina del giornalista che mi chiedeva se era pronta la misura cautelare, perché non si muoveva, chi è che mi fermava, c’era praticamente un gruppo, diciamo politico, che mi spingeva verso una richiesta cautelare contro il Falcomatà: E naturalmente c’era il gruppo alla quale faceva … il partito del quale faceva parte Falcomatà, che mi inseguiva anche nei convegni per cercare di capire quale era l’orientamento, mentre il nostro orientamento era quasi pubblico, avevamo fatto gli inviti a comparire e volevamo che il sindaco si giustificasse e volevamo fare il processo, ma non c’erano elementi che rendevano  necessaria la misura cautelare. Ebbene io ero spintonato proprio verso l’ipotesi di doverla fare. “Il Dibattito”, chiaramente, in tutti i momenti, nei momenti nei quali affermava che Boemi era il miglior requirente d’Italia, in ogni articolo faceva proprio trapelare la possibilità che questo si verificasse. E allora questa era la cosa più grave che mi faceva stare con gli occhi aperti e poi la fuga di notizie. E allora io, quasi provocatoriamente, siccome il 168 lo gestivo essenzialmente con il ROS i Carabinieri ufficiali e uomini dei quali io ancora oggi ho la massima stima, parlo di De Donno, parlo di Sinico, ma parlo anche dei sottoufficiali che lavoravano con loro, dissi chiaramente. 


1770  - 28  - Signori , mq qui o ci intercettano o c’è in mezzo a noi qualcuno che proprio ci sta tradendo”, perché non si trattava della pubblicazione di un atto e soltanto questo, c’erano quasi.. c’erano delle indicazioni che solo io potevo capire e che provenivano dalle mie considerazioni naturalmente riservate che facevo con i miei collaboratori e con i miei colleghi più vicini. Io non sono mai riuscito a capire, perché li mi sono fermato, cioè non ho voluto fare, ecco lo Sherlock Holmes dilettante, non c’è lo fatta ancora oggi non so chi è… qual era la talpa di questo soggetto. Oppure se molto più semplicemente c’era qualcuno che origliava e qualcuno che purtroppo tra i tanti dipendenti di una Procura.. , perché questa non è una Procura sicura, per il semplice fatto che le informative, anche quelle più importanti, passano in segreteria generale per disposizione del Procuratore, e poi passano al Procuratore, poi dal procuratore passano di nuovo alla segreteria generale empoi al sostituto o all’aggiunto assegnatario. In tale contesto è chiaro che la riservatezza, mi pare si può provare una falla ecco. Però sono due, ripeto, i motivi importanti.: Io sono convinto che qualcuno in quel momento aveva molto interesse alle nostre indagini e a quelle mie nello specifico, che portava anche le carte a Roma, perché c’erano certi sostituti procuratori nazionali che erano molto addentrati e molto interessate  a tutte le nostre indagini, ma qui era chiaro che “Il Dibatito” tifava per una misura cautelare, perché veda, signor procuratore, anche se non l’avessero accolta la misura cautelare, comunque era uno scandalo, molto grande che serviva, praticamente, nell’ambito politico locale per distruggere l’immagine di una persona che invece aveva un credito politico enorme , perché il Falcomatà, secondo quello che poi mi dicevano i suoi … quelli del suo partito, che lamentavano di questa indagine diciamo a tappeto della procura, poteva diventare ministro, poteva diventare presidente della Regione, come se un magistrato dovesse tenere conto di queste considerazioni. Ecco, questo è il quadro, non so se … il Procuratore della Repubblica. 


1771– 29  - Dopo la rottura intervenuta nell’ottobre del 1998, io ho tenuto con il Procuratore Catanese, quasi sempre rapporti formali, e quasi sempre per iscritto. Di queste situazioni io non diedi notizia al Procuratore capo. Devo dirle con estrema chiarezza ed estrema  puntualità: No, non mi pare di averlo informato. Invece informammo il Procuratore quando il contenuto delle intercettazioni disposte in seguito all’arresto del Gangemi, lì fu informato subito per valutare la opportunità di dimettere dalla nostra competenza e tramettere le carte a voi. 

Procuratore: - Allora …

Boemi : - Non so se ho dimenticato qualcosa.

Procuratore : - Il discorso è molto lungo e molto complesso e non so se poi richiederà ulteriori approfondimenti. Vediamo di fissare alcune cose. Intercettazione e conversazione che lei conosce Gangemi- Romeo che è il nodo centrale della vicenda. Voi avete sentore di rapporti tra i due precedentemente ? 

Cisterna – INTERROGATORIO 25 luglio 2003  Stralci


2  - 1808 - … a Messina si aprì un procedimento penale che aveva ad oggetto alcuni colleghi dell’ufficio, credo… 

Procuratore: - Che c’erano 

Cisterna A.: - Credo, mi pare il Dott. Boemi, il Dott. Pennisi e il Dott. Mollace se non sbaglio. Questo procedimento penale poi ha avuto un esito con archiviazione credo, comunque sono stati sentiti i colleghi interrogati, e così via, dal Pubblico Ministero di Messina e credo che Romeo lamentasse appunto questioni inerenti la gestione di questo collaboratore, ma non so in dettaglio cosa dicesse.


4  - 1811 Procuratore:  – Questa vicenda, cioè la vicenda della collaborazione Sparacio, l’arresto poi del Dott. Lembo, il procedimento a Catania, anche dei Magistrati reggini vennero inquisiti per questa vicenda? 

Cisterna A.:  – Certo.

Procuratore :  –Ha avuto degli effetti all’interno dell’ufficio? 

Cisterna A.:  – Certo . Voglio dire, fu una cosa dirompente, nei rapporti con Boemi fu dirompente perchè il Procuratore Aggiunto Boemi fece questa dichiarazione che venne ripresa dagli organi di stampa e che io appresi dagli organi di stampa, secondo cui la richiesta di programma di protezione o un parere, non so cosa, era sotto confezionato dal Dott. Mollace e da me. 


4  - 1811 Procuratore :  –Ha avuto degli effetti all’interno dell’ufficio? 

Cisterna A.:  – Certo . Voglio dire, fu una cosa dirompente, nei rapporti con Boemi fu dirompente perchè il Procuratore Aggiunto Boemi fece questa dichiarazione che venne  ripresa dagli organi di stampa e che io appresi dagli organi di stampa, secondo cui la richiesta di programma di protezione o un parere, non so cosa, era sotto confezionato dal Dott. Mollace e da me. 


6  - 1813 Procuratore : - E allora, vediamo un pochettino, quali sono queste altre…

A Settembre, al rientro, seppi che lui aveva acquisito queste intercettazioni senza dirmi niente, io me la sono sentita, ho detto: “Scusa, ma perché… - davanti al Procuratore Catanese, ho detto – Scusa ma hai fatto questa cosa, potevi chiedermi, io ti avrei dato… ti ho detto se me le chiedi te le do guarda che ci sono” , lui mi disse : “No, io so come chiederle le cose- e qui e lì – non c è bisogno che tu mi spieghi”, insomma ci fu una discussione violentissima perché io ero risentito molto del gesto, ho detto: “ Scusa se ti dico io che ci sono le intercettazioni, perché mandi a prenderle dalla Polizia Giudiziaria, non è che qui … l’acquisizione ha delle regole e che devi rispettare”. Lui si alterò tantissimo, insomma arrivammo a gridare, poi il Procuratore mise pace, se ne andò, io questa cosa me la … fu una ennesima cosa che deteriorò anche i rapporti sul piano personale, perché ho detto non era un modo di procedere. La terza cosa che ricordo, non so se precedente, che veramente,veramente, ha dato luogo a problemi è stata la seguente: c’erano in corso in quell’indagine…c’erano in corso in quell’indagine attivata d’intercettazione


9  - 1816 La cosa che mi stupì e ne sono certo , sebbene io non è che poi ricordo, però la cosa che mi stupì e che sul <<Dibattito>>, uscì un articolo nel quale si diceva che io mi ero opposto alla riaperture di questo fascicolo, circostanza che doveva essere nota solo a quattro persone, cioè a me, al dottore Catanese, al dottore Boemi e al dottore Fava. Io andai da Fava e mi lamentai, ho detto: “Scusa, qualcheduno questa cosa la ha detta, perché siamo in quattro, come fa a sapere <Il Dibattito> che c’era intenzione di riaprire un fascicolo archiviato?: Fava mi disse che non ne sapeva niente, Boemi mi disse che non ne sapeva niente, io ho detto : “Uno di voi due deve saperlo per forza, perché escludo che il Procuratore Catanese possa avere detto questa cosa a Gangemi, io non l’ho detta, quindi vediamo un po’ chi ha propalato questa notizia, perché o l’avete divulgata a vostra volta a degli investigatori che l’anno passata a Gangemi, se non voi direttamente”. Perché, voglio dire, come fa ad uscire sul giornale che c’è stato un tentativo di riapertura del fascicolo Dragone? Cosa che era sorprendente per l’ambito soggettivo delle persone che ne potevano essere a conoscenza. Questi tre episodi li ricordo.


11 - L’unico addentellato forte era il procedimento penale, le attività di art. 11 che credo fossero state svolte a Messina dal collega Lembo per conto della Distrettuale, e lì, in quel nocciolo, si cominciava ad intravedere qualcosa, cioè una presa di posizione in favore del Presidente Foti che era stato arrestato, però, voglio dire, posizione che non mi meravigliava più di tanto, perché se non erro, il fratello di Gangemi, Bruno Gangemi che io avevo inquisito, rinviato a giudizio insieme a lui da Gip, abita nello stesso palazzo del dottor Foti, quindi c’erano anche rapporti di conoscenza in qualche modo; questo lo so perché in quella vicenda era emerso che Bruno Gangemi, se non erro, fratello del Gangemi Francesco giornalista, medico, anch’egli, per una vicenda che riguardava… abitava nello stesso palazzo del Presidente Foti. Quindi, apparentemente ci poteva essere anche un fatto di solidarietà esterne, e poi con il passare del tempo, soprattutto la vicenda dell’avvocato Gatto, quando ci disse: “Sa, a Catania… si va a Catania, ho dovuto fermare il dottor Neri che va a denunciare, a fare …


12  - 1821 “Insomma si è capito che Catania era diventata un po una strada… quel procedimento una strada per creare problemi all’ufficio, per spaccarlo, per creare divergenze. Poi divergenze

Procuratore: - Non ho capito quest’ultimo passaggio del dottore Neri

Cisterna : - Ora le dico…

Procuratore : - Chi è il dott. Neri e chi è questo avvocato Gatto? 

Cisterna A.- Ora le dico subito. Per quanto riguarda il dott. Neri, il Dott. Neri e un collega della Procura Generale di Reggio Calabria, collega con il quale, tra L’altro, io avevo lavorato sia a Palmi in qualità di sostituto Procuratore con il dott. Cordova, poi ho ritrovato a Reggio, lui e stato alla Procura Pretura, tutta una seria di articoli, una numerosissima serie di articoli che mi hanno riguardato sul <<Dibattito >> prendono avvio da un procedimento penale di cui era titolare il Dott. Neri alla Procura Pretura, sulle famose <<navi a perdere>>, cioè sul traffico illecito dei rifiuti. Questa vicenda mi venne passata direttamente dal Dott. Neri allora alla Procura Pretura insieme al Dott. Scuderi Procuratore, mi venne passata credo ‘95/96 appena arrivato, con la preghiera di seguirla io, che era una cosa delicata, importante, lui mi conosceva, mi stimava e così via. Procedimento che mi è stato assegnato dal Dott. Boemi, credo, allora. Questo procedimento, io ho le mie valutazioni ovviamente sul procedimento, che ho espresso in atti formali oltre che in sede di Commissione Parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, era un procedimento che andava un attimo ridimensionato, presentava dei problemi complessive di trattazioni, ci si era molto allargati in ipotesi, in scenari, però poi mancavano gli elementi, un elemento forte che mancava era un sondaggio marino che bisognava effettuare in mezzo alla stretto che costava parecchi miliardi ; sondaggio marino che, guarda caso, aveva stoppato l’inchiesta alla Procura Pretura, ravvisandosi un cambio di competenza, per cui anzicchè  spendere…impegnarsi in una cosa che effettivamente poneva dei problemi di imputazioni a modello 12 e così via, si pensò bene di passarmi questo fascicolo. La questione è stata portata avanti, da me ovviamente, abbiamo ottenuto un finanziamento dall’ ANPA, dall’Argenzia Nazionale Protezione dell’Ambiente, si è fatta questa ricerca che a dato esito negativo, si sono spesi parecchi miliardi addirittura, comunque… il procedimento poi da me è stato in parte archiviato per la questione riguardante il 416/bis e per altra parte trasmesso per competenza alle Procure Ordinarie che, per gli affondamenti che vi erano stati, erano competenti. Un indagine molto complessa. Questi indagine transita direttamente, io qui o portato delle cose che avevo, insomma alcune purtroppo non firmate ma le dirò perché, queste indagini transitano, pezzi di queste indagini cominciano ad apparire sul <<Dibattito >> e <<il Dibattito >>comincia una campagna durissima “insabbiatore “, “tradimento “, qui li, insomma, tutte le volte pubblicava atti di queste inchiesta. La Procura Generale, ad un certo punto, volle sapere cosa stesse succedendo, io scrisse una nota alla Procura Generale, che ho qui stampata dal mio computer, però non è firmata perché non ho copia firmata, comunque io sono sicuro che ciò che ho mandato allora al Procuratore Generale, in cui cominciavo a dire: “ma guardate che gli atti che vengano pubblicati sono atti riservati, vedete un po’ chi a contatti con il Dott. Gangemi  e vedete un po’ come questi atti possono essere pubblicati”. 

Procuratore: - Lei … queste sue indicazioni, cioè che venivano pubblicati atti riservati sul >>Dibattito >, li ha evidenziati anche al suo Procuratore di Reggio Calabria ?

Cisterna A.- Io vedevo da questa nota che ho ripreso, vedo da questa nota di sì, perché ad un certo punto c’è scritto, al punto 6), per essere preciso, del verbale, pagina 2: “Per quanto concerne le modalità che hanno consentito al periodico di giungere in possesso non solo della missiva di trasmissione in questione, ma anche di alcune note redatte dall’arma dei carabinieri in sede, pubblicate in precedenti puntate della campagna (?) ispiratori- ho aperto parentesi- su tale profilo esiste altra nota dello scrivente indirizzata mesi or sono al signor Procuratore in sede”.Quindi sono sicuro…non me la ricordavo, leggendo però…

Procuratore- Di fronte a questa sua indicazione, cioè lei dice, in poche parole dice: “Guardate che sul <<Dibattito>>stanno uscendo fuori documenti riservati”.

Cisterna A.:- Riservati.

Procuratore : -Che cosa si verifica?

Cisterna A.: - Assolutamente nulla Che il <<Dibattito>> continua ad attaccare, io non so che esito ha avuto questa nota che ho mandato al Procuratore Generale, c’è una data 19 Settembre 2000,devo ritenere che sia quella giusta, comunque…

Procuratore-Invece al Procuratore della Repubblica lei l’ha invitata?

Cisterna A.- E non lo so,qui scrivo “alcuni mesi or sono” purtroppo non ce l’ho, né mai immaginavo che mi sarebbe servito conservarne copia. Se siamo alcuni mesi prima, se siamo a Settembre, è sicuramente una nota del 2000 che al protocollo riservato dovrebbe emergere, io sono certo che ci sia…cioè se l’ho scritto c’è.

Procuratore: -  Quindi lei sta dicendo <<Il Dibattito>> pubblica…

Cisterna A. : - Questi pezzi interi di informative, consulenze dei tecnici, indicazione dei siti di affondamento, tutto.

Procuratore : - Lei è sicuro che tutto questo era coperto dal segreto di indagine?

Cisterna A. : - Sicuramente non è uscito dal mio ufficio nulla di tutto ciò, perché gli atti erano in originale nel mio fascicolo e io non avevo trasmesso copia a nessuno fino a quella data.

Procuratore: - Né erano in possesso di consulenti, di soggetti terzi, di polizia giudiziaria…

Cisterna A.: - Io l’ho scritto dottore…

Procuratore : - o altro?

Cisterna A.: - Dottore Spagnuolo io l’ho scritto, perché qui ho scritto veramente perchè quando l’ho allora nel 2000 avevo contezza precisa dei fatti, un ricordo esatto, io ho scritto in un passaggio di questa cosa qui, ho scritto: ”ad ogni buon fine è fuor di dubbio che la nota in oggetto sia stata nell’esclusiva disponibilità della segreteria dello scrivente – una nota che era stata pubblicata – senza che ciò abbia mai dato luogo a propalazioni, pubblicazioni o commenti di sorta”, sono sicuro che … “

Procuratore : - Lei quando le è stato trasmesso il fascicolo, sa se sono state estrapolate copie ?

Cisterna : - Non o so, Io questa cosa l’ho evidenziata in questa nota e l’avevo evidenziata anche in un atto di querela che avevo fatto contro il “Dibattito”, l’unico che ho fatto perché proprio … anche per dargli un segno, ed avevo detto che bisognava verificare come lui avesse avuto questi, per erano, tra l’altro, atti molto complessi che deve avere avuto anche su supporto magnetico, perché erano pagine…passi interi di informative molto complesse da scrivere, secondo me non era addirittura probabile che fossero stati scritti.. 

Procuratore: - Senta era la prima volta che si verificava una cosa del genere alla Procura della Repubblica?


13  - 1826 Cisterna : - Di questa entità si. Di questa entità di pubblicazione di atti … ma le dico perché io poi ho concentrato l’interesse su questa questione del dottor Neri; perché incontrai il dottore Costa, anche lui più volte attaccato al Dibattito che si lamentò con me della circostanza che aveva incontrato il dottor Gangemi nella stanza del dottor Neri in Procura Generale e che l’aveva visto li a colloquiare con lui e che stava… io ricordo che dissi, riferì questa circostanza esattamente e puntualmente al dottor Di Landro all’avvocato Generale, dissi : “ Scusa Salvatore c’è questa cosa di Neri nei contatti con Gangemi” dice lui : “ Si, lo so, l’ho rimproverato anche io, gli ho detto di non ricevere più Gangemi, sennonchè lui fa quello che vuole, ci sono dei problemi” e così via. Accanto a questo c’era stato un ulteriore motivo di polemica perché noi avevamo fatto… noi quando dico “Noi” io, il dr Pennisi ed il dottor D’Onofrio avevamo curato con grandissimo sacrificio sul porto di Gioia 

16  - 1827 quindi voglio dire, è chiaro che poi ci sono state delle questioni, però quella della frequentazione del dr Neri con il dr Gangemi era una cosa risaputa negli uffici di Procura Generale, io per questo me ne lamentai, cioè dissi praticamente :”Lo sapete bene chi può nel ventaglio essere una persona da interpellare su queste questioni della pubblicazione di questi atti, è inutile che chiedere a me”, io l’ho ribadito.


18  - 1829    Cisterna : - il dr Boemi .. guardi, per quell’aspetto che le ho detto prima si, cioè sicuramente … cioè Boemi per un certo periodo viene sicuramente tenuto in grande considerazione nel “Dibattito” che ogni volta lo indica a modello di investigatore, di magistrato per bene.  Naturalmente, finchè fa ciò non è colpa del dr Boemi, però io dicevo sempre a lui: “Guarda Salvatore, cerchiamo un’attimo di vedere cosa sta accadendo”, perché l’attacco fatto solo a qualcuno da certi settori, con delle indagini che poi, voglio dire, sono andate avanti nel tempo, io so che il dr Boemi la risposta la data, perché poi con i ROS fa un’inchiesta su Gangemi per una fuga di notizie ulteriore che c’era stata, e credo che ottenga pure una ordinanza di custodia cautelare, non so se di sospensione delle funzioni, gli arresti domiciliari, non ricordo, che poi verrà revocata dal Tribunale della Libertà. 

Quindi in qualche modo, il dr Boemi, ad un certo punto è consapevole del problema, tant’è, che lui il dr Verzera, sono quasi certo, lui e il dr Verzera curano un procedimento con i ROS che per oggetto le propalazioni sul “Dibattito” di atti riservato. 



1764 – 20  Io per esempio, scrivo una lettera, non lo potrò mai dimenticare, in cui dico : “Colleghi, mi state mandando a fare solo a me le misure di prevenzione, rendetevi presenti anche voi, datemi una mano.”. Questa lettera non creò un dibattito come era prima, quasi ironico tra di noi, crea delle spaccature. C’è una riunione in cui non troviamo un punto di accordo, il dr Pennini si sente offeso da questa lettera nella quale io dicevo : “ Mi avete lasciato solo nella prevenzione”. C’è un momento di scollamento. 



21  - 1837 Io ricordo feste di capodanno in cui vedevo a parlare ore ed ore il dr Montera che era avvocato generale adesso responsabile dell’ufficio legale della regione, con Cozzupoli che era uno degli indagati del processo “Comitato d’affari” oggi assolto ma con una richiesta di 113 anni da parte del dr Mollace. Cioè io ricordo che questa cosa mi sorprendeva, perché non riuscivo in qualche modo a … mi rendevo conto di uno scenario che c’era, cioè di persone che si conoscevano tra di loro, che erano coese tra di loro, erano stati esponenti politici di questa città ed erano stati anche magistrati di questa città, c’erano stati procedimenti penali in cui questi rapporti erano emersi. 


22  - 1837 Quando si fece il processo Marrapodi, c’erano colleghi che avevano fratelli iscritti alla massoneria, persone a loro direttamente riferite iscritte in logge, per cui c’era stata una richiesta di rinvio a giudizio per questi reati. Quindi, ovviamente, si capiva un contesto rispetto al quale l’iniziativa di Boemi e di colleghi che allora facevano parte dell’ufficio, il dr Verzera, il dr Mollace, il dr Pennini, era un fattore dirompente, perché erano colleghi sganciati dal contesto sociale, sganciati da quel conteso di frequentazioni e che quindi operavano al di là ed al di fuori di qualunque condizionamento anche implicito. 

MACRÌ -  INTERROGATORIO 03 giugno 2003 - STRALCI


13  - 1892

Macrì : - Mah! La frizione inizia… io ho una conoscenza molto indiretta di queste frizioni interne, né non me ne sono mai voluto occupare, per un semplice motivi: io sono stato accusato di essere, come dire, il vertice di una guerra tra bande, tra magistrati e di avere guidato una guerra nei confronti del vecchio, diciamo establishment giudiziario reggino, facente capo al presidente Viola, al presidente Pontorieri, al presidente Neri e cose del genere. 


15 Macrì : - In quel momento poi intervenne anche la nomina del dr Catanese e da lì, devo dire, i contrasti cominciarono in maniera più specifica tra proprio il dr Catanese e d il dr Boemi.


16  -  1895 il caso Messina, allora presedente era Del Turco, o presidente della commissione antimafia che si recò a Messina, fece elle audizioni e in quel periodo si distinse tra quelli che denunciavano appunto questo caso, l’avvocato Colonna, Ugo Colonna. Il processo andò a Catania con l’esito che poi sappiamo, perché ci fu il coinvolgimento del collega Lembo che venne arrestato per partecipazione ad associazione mafiosa, ed il processo è tutt’ora in corso in primo grado. A tutte queste vicende messinesi, relative ad Alfano, noi diciamo alla Direzione Nazionale e addetto al coordinamento di Reggio, ed i colleghi di Reggio, non fummo interessati non molto marginalmente, perché questa Settineri era suocera di Sparacio ed allora, in un primo tempo però faceva anche delle dichiarazioni diciamo collaterali a quelle del genero. In un primo tempo fu interessata a misure urgenti di protezioni secondo la vecchia norma. Io ricordo perfettamente, perché il parere come Direzione nazionale lo ho dato io, che abbiamo chiesto il parere della Distrettuale di Reggio di Messina e di Catania. Messina disse che, se non ricordo male, dovrei avere però avere il fascicolo se interessa io posso fornire anche gli atti del fascicolo della Dna , Messina diede una risposta generica dicendo che in fondo non  era una collaborazione rilevante per loro. Catania disse che aveva collaborato in alcuni processi anche se non era di particolare rilievo e Reggio diede anche un parere moderatamente favorevole, sulla base del quale, proprio perché si trattava di misure urgenti che bisognava adottare subito, fu… anch’io diedi parere favorevole e quindi… diedi parere favorevole. Successivamente credo però che  la Commissione non le abbia dato le misure urgenti, però su questo possiamo ricostruire con le carte, perché altrimenti andiamo a memoria e rischiamo di sbagliare.

Procuratore : - Si ma  a me interessava questo dato, la vicenda Sparacio è utilizzata per… questo il contesto generale.

Macrì : - Questo è il contesto generale.

Procuratore : - Utilizzata, si sostiene, per disgregare l’unità della distrettuale.

Macrì : - Ma guardi, ripeto, fino a qualche anno fa , un anno fa, un anno e mezzo fa, nella vicenda Sparacio, ripeto , il coinvolgimento dell’ambiente giudiziario reggino era del tutto marginale e non se ne parlava per niente se non questa posizione del collega Mollace che era stata prontamente definita dai colleghi di Catania con l’archiviazione, quindi, praticamente, era irrilevante. Sennonché a partire da una certa data e con un crescendo, prima appunto so, esosamente, poi in maniere sempre più roboante, il Dibattito tende  a coinvolgere in prima persona tutta la DDA reggina nella vicenda Catania- Sparacio,


32  -  1910 Procuratore : - M;a lei sa di magistrati che hanno sorta di rapporto così negativo da attaccare la distrettuale di Reggio Calabria, magistrati, ex magistrati?

Macrì : - Mah! , guardi, ex magistrati… guardi negli anni 90 per effetto o di dichiarazioni dei collaboratori o di altri accertamenti o di altri processi, c’è stata tutta una serie di attività di indagine da parte della Procura di Messina che riguardava magistrati reggini, questo è inutile  nascondercelo, insomma si sa, fa parte della storia. 

Questi processi tranne nel caso del dr Foti che hanno portato prima alla sua cattura e poi alla sua assoluzione, per il resto si sono sempre fermati a livello di indagini preliminari, non hanno mai prodotto conseguenze di altro tipo. 




Mollace – interrogatorio del  19.06.03 - stralci


4  -  1928 Il Colonna nel 1997 era espressione di un progetto che voleva alimentare le tensioni tra a Procura di Reggio e quella di Messina, soprattutto con la eliminazione dei magistrati che contrastavano i disegni dei gruppi del malaffare del reggino e del messinese. Devo a questo punto precisare che la mia attività nei confronti dei magistrati messinesi mi attirò l’odio oltre che dal Colonna anche di magistrati e per ragioni legate ad alcune vicende giudiziarie messinese del funzionario di polizia Montagnose Francesco. 


5  -  1928 Nel mentre avvenivano queste vicende apprendevo dal maresciallo Spanò Francesco, attualmente al Sisde di Reggio Calabria, che i suoi superiori, Musca Rosina ed il marito Grignani, esultavano ogni qual volta apparivano sulla stampa notizie che mi riguardavano per la vicenda Sparacio, ciò in quando su denuncia del dr Lembo avevo incriminato il questo re di Messina Musca ( padre di Musca Rosina e suocero di Grignani) e tale Lombardo Alfio vice questore ed amico fraterno e protettore di Montagnose Francesco. E’ in questo ambienti e tra questi soggetti che vanno cercati i collegamenti con il gruppo mafioso che dirige le operazioni del Dibattito”. Ciò affermo in quanto è palese che tutta la documentazione relativa al cosiddetto caso Sparacio passa dal Colonna e dai suoi correi al gruppo reggino.


6  -  1929 D : - Riesce ad essere più preciso in ordine alla identificazione di questo gruppo di persone che mirava alla eliminazione di magistrati, per come ora ha riferito ? 

R : - Sul versante messinese, indubbiamente, hanno tramato contro me ed i miei colleghi l’avvocato Colonna in prima persona. In buona sostanza sul versante messinese si intendeva distruggere fisicamente il dr Lembo perché lo si riteneva “sponda” dei magistrati reggini e soprattutto di quei magistrati che condividevano le scelte processuali del dr Vincenzo Macrì collega del dr Lembo. Io ed il dr Cisterna in quanto delegati alla trattazione dei fascicoli che riguardavano i magistrati messinesi dovevamo essere eliminati. Sul versante messinese per questa via si coalizzarono contro di me ed il dr Cisterna tutti i nemici del dr Lembo e tutti i soggetti che in qualche modo erano stati attinti dalle mie indagini. 


In sostanza il Colonna Ugo divenne l’ariete con le sue denunce; il dr Montagnose ha ripetutamente manifestato risentimento nei miei confronti per come mi confermarono il funzionario di polizia Patanè Salvatore ed il funzionario del Sisde Filippine Vincenzo; per quanto riguarda Musca e Lombardo la mia fonte è il maresciallo Spanò. 


Sul versante reggino sicuramente le istanze del Colonna vennero recepite dal gruppo Gangemi-Romeo se è vero, e dico ciò per averlo appreso in ufficio, che intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Reggio Calabria già due anni or sono facevano riferimento alle “carte di Sparacio” da utilizzare contro di me ed i miei colleghi. In sostanza l’indagine di Catania, pur se archiviata, è servita e serve tuttora strumentalmente ad alimentare una crescente campana nei miei confronti che è passato per una duplice via istituzionale : 1) Sono stato oggetto di attacchi ripetuti da parte dell’on. Angela Napoli, ormai da due anni paladina del Gangemi e dei suoi correi; 2) Sono stato oggetto di feroci attacchi da parte dell’on. Vendola Niki, prima seriamente schierato sulle posizione della Procura di Reggo Calabria e poi postasi a fianco del Colonna dal quale risulta difeso innanzi al Tribunale di Reggio Calabria. Ovviamente la vicenda Sparacio, che ripeto non doveva neanche sfiorarmi, è diventata un pretesto per attaccarmi, nella speranza di contenere l’attività mia e quella di pochi colleghi che lavorano presso la Procura di Reggio Calabria. Andate via per raguion9 di sicurezza i colleghi Pennini e Cisterna, sono rimasto l’unico  Bersaglio di questo gruppo di Malfattori che estendono la loro pericolo azione anche  contro il dr Vincenzo Macrì, il dr Alberto Cisterna e quei pochi giudici che hanno avuto il coraggio di condannare Gangemi Francesco , Romeo Paolo, Amedeo Matacena ovvero arrestare e sottoporre a processo come ho fatto anch’io i politici e gli imprenditori reggini espressione del malaffare cittadino.



7  -  1929 D : - Nel corso dei precedenti esami Lei ha fatto riferimento al coinvolgimento anche di magistrati e di ex magistrati in progetti di delegittimazione ed attacco alla DDA di Reggio Calabria. Vuole essere più preciso ed in particolare vuole riferire se le risultano eventuali collegamenti fra detti magistrati e le persone da lei ora indicati nel corso di questi esami ? 


R : - E ‘ evidente che quanto da me riferito richiede più di una puntualizzazione. Devo fare un passo indietro e riportarmi negli anni 90-95. Si sosteneva da più parti che sul finire degli anni 80 si era innestata una contesa tra i giudici e Montera da una parte ed i giudici Macrì e Mannino dall’altra. Mi risulta che un’affermazione più o meno simile venne fatta dal dr Boemi ad una commissione del CSM che si  era recata a Reggio Calabria. 

Io personalmente avevo rapporti di normale colleganza con il dr Viola e con il r Montera e rapporti di sintonia professionale con il dr Vincenzo Macrì e con il dr Mannino, due tra i pochi magistrati che avevano combattuto la ndrangheta sul campo. Questo ritenuto contrasto si acuì con la gestione della collaborazione del notaio Marrapodi, ( che fece plurime denunce anche contro magistrati) e con l’avvio del processo c.d. Olimpia. Io personalmente non ho mai redatto alcun atto processuale che avesse a che fare con il notaio Marrapodi che invece veniva escusso congiuntamente dal dr Lembo e dal dr Boemi. Addirittura, con mia grande sorpresa una volta constatai da un decreto di archiviazione che nei miei confronti si era proceduto a Messina in un procedimento che riguardava anche i giudici Neri, padre e figlio, Montera, Gaeta ed altri.



 Il PM di quel processo a Messina, guarda caso, era proprio il dr Lembo che mi aveva iscritto tra gli indagati per una ipotesi di reato di abuso di cui non ho mai trovato traccia in atti. Ebbene, il Gangemi, ed i suoi ispiratori, sostiene che io avrei “spalleggiato” il dr Macrì contro il dr Viola ed il dr Montera, sperando in un duplice effetto: accumunarmi al dr Lembo ed al dr Macrì ed attirarmi l’odio del dr Viola, del dr Montera e della famiglia Neri. Posso affermare che i miei rapporti ”normali” con il dr Montera d il dr Viola non sono mai mutati nel tempo. Mi è stato più volte detto, invece, che la famiglia Neri, non se il padre o il figlio o tutti e due, avrebbero d’accordo con l’avvocato Colonna prodotto esposti a Catania anche nei miei confronti. Ciò è stato riferito dall’avvocato Gatto Lorenzo il quale sosteneva di essere a conoscenza in quanto difensore della famiglia Neri. Dette circostanze, vennero riferite a me ed al dr Cisterna congiuntamente. Io non so ad oggi se i giudici Neri, Guido e Francesco, hanno mai presentato esposti nei miei confronti. Per altro verso il collega Cisterna mi confermava ripetutamente che il noto Gangemi Francesco era un frequentatore abituale degli uffici del dr Francesco Neri. Del resto le ripetute pubblicazioni di atti segreti circa l’indagine sulle scorie radioattive condotte prima dal dr Francesco Neri e poi dal dr Cisterna potrebbero fornire lumi in materia.


SCUDERI – INTERROGATORIO - 25.07.2003 - STRALCI


3 – 1859  -  Scuderi F .- No, abbiamo avuto … dunque, posso dire che adesso c’è, da un po’ di mesi a questa parte si è posto il problema. Si è posto il problema nel senso che personalmente e anche il Procuratore, abbiamo ritenuto che certe situazioni, vi fosse un pochino… debordasse ecco, avesse debordato o stessa debordare il Dott. Mollace da quelli che erano i suoi poteri, i suoi compiti in relazione alla circostanza che già dal Dicembre del 2002, lui non fa più parte della DDA, per cui può occuparsi soltanto di quei procedimenti che gli sono assegnati ex.art. 70/bis, delega ex art. 70/bis. Sennonché c’è stato… intanto c’è stato… i primi mesi c’è stato un ritardo nella consegna di questi procedimenti, dei fascicoli da parte del Dott. Mollace, per cui questo è stato oggetto, ovviamente, di valutazioni da parte mia e da parte del Dott. Catanese, poi ‘è stata anche una corrispondenza a riguardo; ecco, in questo si è parlato, io mi sono posto… ci  siamo posti il problema dell’esercizio dei poteri di P. M. Distrettuale da parte del Dott. Mollace. Ma al di fuori… 



I prodromi del conflitto potere politico e potere giudiziario


Da sindaco aveva aperto una serie di fronti perché era convinto che l’asse DC-PSI fosse in qualche modo blindato dall’impunità. Una sera lo invitarono come primo cittadino alla sede ella squadra di basket Pietro Viola il cui presidente era il giudice Giuseppe Viola, a quei tempi presidente di sezione era il giudice della Corte di Appello. Michele ringraziando per l’invito sferrò un attacco che mai nessuno aveva osato.


In un convegno organizzato dal PCI non esitò, intervenendo, “Non è quello comunale il palazzo più sporco della città”. Il riferimento al Tribunale e le accuse di collusione erano espliciti. Si avviò un processo che si svolse a Messina perché Viola aveva querelato.

Questa vicenda così raccontata nel libro “la città dolente” dal sindaco Licandro ci consegna due dati.


Il primo dato: l’impegno sociale di taluni magistrati è parte di un rapporto collusivo tra alcuni politici ed alcuni magistrati, ovvero tra il blocco di potere locale ruotante attraverso l’asse DC-PSI ed il potere giudiziario. I primi agevolavano gli interessi, pur leciti, coltivati dai magistrati impegnati nel sociale e nel pubblico e gli altri garantivano impunità agevolando di fatto un sistema corrotto. 


Il secondo dato: la denuncia è strumentale sostanzialmente è finalizzata a sollecitare l’intervento della magistratura allo scopo di rompere l’asse DC-PSI. 

Si auspica un’azione giudiziaria per correggere le storture del sistema politico. 


Certo vi è da chiedersi perché la denuncia viene proposta soltanto quando si vive un momento di difficoltà nei rapporti con un sistema, quello socialista reggino, nel quale si era convissuto per moltissimi anni, assumendo ruoli di assessore e di capogruppo consiliare. 

Perché individuare la forza politica dei propri avversari di partito come derivante dalle coperture giudiziarie, mai dimostrate, e non invece dalle logiche e dalle dinamiche del potere politico ed amministrativo locale che andavano denunciate e combattute.


Personalmente non credo, ne ho mai avuto elementi in tal senso, che i rapporti, a tutti noti, tra magistrati che pure avevano pubblicamente sensibilità politiche (Viola, Montera di area socialista, Puntorieri, Tuccio, Neri, di area DC, Macrì e Mannino di area comunista) ed esponenti politici ed istituzionali potessero dare luogo a patti criminali. Ognuno aveva il senso del dovere ed operava bene o male nella propria sfera di azione. 


E’ certo che la denuncia di Musolino crea scompiglio. Nascono querele ad iniziativa del magistrato contro il sindaco. Si creano due fronti sia sul campo politico che in quello giudiziario. Si apre una stagione politica nuova. 


In casa DC si registra, sul finire degli anni 80: la nomina di Ligato a presidente delle FS; la non candidatura di Franco Quattrone alle elezioni del 1987; l’elezione di Piero Battaglia, già consigliere ed assessore regionale, al Parlamento quale unico rappresentante dc di Reggio; Franco Quattrone assumerà il ruolo di segretario regionale della Dc ed escogita un nuovo sistema per ottenere un ritorno personale dall’impegno politico attraverso la costituzione di una società di servizi, l’AURION; Lillo Manti, Tramontana Sebastiano, Bruno Napoli  e Laganà Guido consiglieri regionali. Quattro leader di riferimento per Reggio: Quattrone, Battaglia,  Manti e Tramontana riferimento della componente dell’on. Misasi e dell’ex consigliere Nicolò. La forza politica di ciascuno di loro si fondava sulle tessere che deteneva e che ad ogni congresso traduceva in componenti il direttivo provinciale. 

In casa PSI i leader provinciali sono l’on. Saverio Zavettieri, il sen Sisinio Zito ed i consiglieri regionali Giovanni Palamara e Francesco Costantino. Tre componenti cui facevano riferimento i consiglieri comunali di Reggio Calabria. Sulle questioni reggine che aveva maggiore peso decisionale era Palamara che di volta in volta realizzava maggioranze interne ora con Zito ed ora con Zavettieri.


La dialettica interna a ciascuno dei partiti maggiori DC e PSI non garantiva la compattezza dei rispettivi gruppi in un accordo per la elezione del sindaco e della giunta. Vi erano sempre frange dei rispettivi gruppi non erano appagati dagli accordi raggiunti. Per neutralizzare il loro dissenso, richiamandoli alla disciplina di partito, i due partiti avevano necessità di accordarsi con i partiti minori (PSDI, PRI e PLI) per blindare numericamente l’intesa raggiunta. Un quadro politico che si estendeva, in linea di massima, in tutte le diverse realtà locali per avere margini per governare con maggioranze solide. 


Le fibrillazioni interne ai partiti, a partire dai primi anni 80 sino alla riforma elettorale che ha introdotto la elezione diretta del sindaco, non hanno prodotto amministrazioni stabili perchè le maggioranze che le sostenevano erano determinate dagli accordi di pezzi della DC e del Psi che in quel momento avevano la maggioranza nei rispettivi partiti. 

Un congresso, una elezione politica o regionale mutava i rapporti di forza e da qui la crisi dell’amministrazione. 

Scendi tu che salgo io era la logica delle dinamiche correntizie. 

Naturalmente nel governo della cosa pubblica, all’interno della maggioranza, vi era una dialettica, un confronto sui temi fuori dell’ordinaria amministrazione, sui metodi di gestione ed infine un confronto a tutto campo nelle commissioni ed in consiglio comunale con tutte i gruppi politici.

Ciò che Licandro chiama “il partito che non c’è” o che le opposizioni o gli insoddisfatti indicavano periodicamente come “super partito” è costituito dai leader dei partiti e delle correnti che raggiungono accordi per la soluzione di crisi amministrative fuori dalle istituzioni. Una struttura che può funzionare anche come comitato di affari. Ciò avviene quando si accetta di piegare le scelte politiche agli interessi di gruppi o di privati a danno della cosa pubblica.   


Volendo comprendere il complesso sistema di relazioni partitiche che ha espresso le amministrazioni comunali di Reggio Calabria è interessante compulsare la rassegna stampa che dava conto dell’esito degli incontri tra le forze politiche e delle soluzioni che di volta in volta venivano raggiunte per la elezione di sindaco e giunte. Ciò che potrà essere interessante è la valutazione degli accordi politici tra i leader della Dc e del Psi che hanno determinato la elezioni dei sindaci negli anni 80. Altro è se questi accordi che rispondevano ad una logica democratica e politica venissero raggiunti per avere l’agibilità dell’Ente per la gestione di flussi finanziari romani. 


Vediamo, intanto, le undici amministrazioni che si sono susseguite dal 1983 al 1992. 

Commissario                             Iannelli Vittorio dal 23 febbraio 1983 al 04 agosto 1983.


Musolino Michele viene eletto sindaco il 05-ago 1983 con una giunta minoritaria di sinistra sostenuta dal Psi, Pci, Psdi, Pri che porterà alla nomina di un commissario il 2 settembre dello stesso anno ed alle lezioni per il rinnovo del consiglio il 6 novembre.


Commissario  Diaz Armando dal 2 settembre al 12.02.1984.


Palamara Giovanni sindaco dal 13.02.1984 al 08.09.1985 viene eletto sulla base dell’intesa Ligato (dc) e Palamara (Psi). 

Elezioni regionali del 1985 determinano la crisi per via delle dimissioni di Palamara che viene eletto consigliere.


Mallamo Giuseppe sindaco dal 09.09.1985 al 15.09.1987 ripropone l’asse Palamara – Ligato.

La nomina di Ligato a presidente delle FS determina la sua fuoriuscita dai giochi politici locali e quindi la crisi della giunta Mallamo.


Musolino Michele dal 15.09.1987 al 14.07.1988 rompe l’asse DC – Psi con la elezione di una giunta minoritaria centrista che lascia fuori la DC.


 Aliquò Luigi, sindaco dal 14.07.1988 al 01.09.1989 espressione di una intesa della componente Quattrone per la DC e Zavettieri-Zito per il Psi. A maggio del 1989 si terranno le elezioni comunali.

Battaglia Pietro verrà eletto il 01.09.1989 e si dimetterà il 01.03.1990. Maggioranza Battaglia-Manti per la Dc Palamara per il Psi.


Licandro Agatino sindaco dal  01.03.1990 al 04.07.1992. Voluto dalla maggioranza DC Quattrone-Misasi e da quella Psi Palamara-Zavettieri.


Gangemi Francesco sindaco dal  04.07.1992 al 31.07.1992. Viene eletto nello stesso giorno in cui alla camera si discutevano le mozioni del Msi, del Pci e di Rc che richiedevano lo scioglimento del consiglio comunale. Un disperato tentativo di salvare il consiglio che non ha alla base un progetto DC.PSI.


Commissario Daloisio Giuseppe dal 19 agosto 1992 al 17.03.1993


Già il numero elevato di governi locali, in media uno per ogni anno, fa comprendere come, al di là della ordinaria amministrazione, non fosse possibile mettere in campo politiche di lungo respiro ed anche come il potere decisionale, sugli interventi straordinari ricadenti sul territorio, fosse ad altri livelli. 

Soltanto per avere una idea di che cosa si parla vediamo quali sono le opere pubbliche appaltate a Reggio Calabria in quegli anni:

1 - Centro direzionale pubblico di servizi del comune di Reggio Calabria

- importo di appalto lire 65.301.595.886

- ente committente “Comune di Reggio Calabria”

- Ditta concessionaria “ Bonifica spa” Roma

- ditte appaltatrici : - CE.DI.R

- COOPERATIVA MURATORI E CEMENTISTI C.M.C

- LODIGIANI SPA

- S.I.T.E.A. - CO.GE.D 

- SICLARI ANTONINO E FIGLI 

- IMPREDIT DI AGRUSTI DONATO


2 LAVORI DI ADEGUAMENTO DEL SEDIME AEROPORTUALE

- Importo di appalto l. 6.826.890

- ente committente : Comune di Reggio Calabria

- ditte appaltatrici : A.T.I. costituita da:

- PAVIMENTAL

- LODIGIANI SPA

- COZZUPOLI S.N.C.

- SICLARI ANTONINO E FIGLI SAS

- FOTI PAOLO


3 RADDOPPIO DEL BINARIO FF.SS. REGGIO-MELITO

- Importo appalto : 140 miliardi iniziali

- ente committente : Ministero Trasporti - Azienda Autonoma FF:SS

- imprese aggiudicatarie : A.T.I. composta da 

- LODIGIANI SPA

- CAMBOGI COSTRUZIONI SPA

- MELITO SCARL


4 REALIZZAZIONE SEDE CONSIGLIO REGIONALE CALABRIA

- IMPORTO D’APPALTO : 25 MILIARDI INIZIALI

- Ente committente : Regione Calabria

- Imprese aggiudicatarie : A.T.I. composta da 

- MAZZITELLI SPA

- ITALIMPIANTI SPA


5 COPERTURA DEL TORRENTE ANNUNZIATA

- IMPORTO D’APPALTO : L. 13.200.000.000

- Ente concessionario : Agenzia per la promozione del Mezzogiorno

- Impresa aggiudicataria : GAMBOGI COSTRUZIONI SPA


6 LAVORI COSTRUZIONE DIGA SUL MENTA

- IMPORTO D’APPALTO : 50 miliardi iniziali

- ente committente : Ex Cassa per il Mezzogiorno

- ente appaltante : Regione Calabria

- Imprese appaltatrici : A.T.I. composta da

- FERROCEMENTO 

- Italstrade con concessione alla SALCOS SPA di Roma


7 LAVORI DI COSTRUZIONE DIGA SUL METRAMO


- IMPORTO D’APPALTO : 68 MILIARDI INIZIALI

- Ente committente : Consorzio di bonifica Raggruppati di RC e Rosarno

- Imprese aggiudicatarie : Consorzio FE.LO.VI. ( FERROCEMENTI-LODIGIANI-VIVIANI)


8 LAVORI DI COSTRUZIONE FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

- IMPORTO D’APPALTO : 16.394.280.000

- Ente concessionario : Italposte di Roma

- Imprese aggiudicatrici : A.T.I. composta da

- BONIFATI SPA

- GRANDINETTI MICHELE

- IETTO SPA

- S.PRO.N.E. spa

- COGED srl e SO.CO.F.A.R. srl


9 AMPLIAMENTO E SOPRAELEVAZIONE ‘PALAZZO DI GIUSTIZIA

- Importo d’appalto :

- Ente committente :

- Impresa aggiudicataria : SO.MA.r: spa di Roma


10 VIADOTTO SANTA CATERINA

- IMPORTO D’APPALTO : 380.000.000 Iniziali

- Ente committente:

- Impresa aggiudicataria : GAMBOGI



11 COSTRUZIONE DEL CENTRO MOTORIZZAZIONE

- IMPORTO D’APPALTO : 

- Ente committente :

- Impresa aggiudicataria : ITALEDIL spa Roma


12 ALLOGGI DIPENDENTI POSTE GALLICO MARINA

- Imporo d’appalto :

- Ente committente : Ministero delle Poste

- Ente concessionario : ITALPOSTE spa 



Sul punto l’on Quattrone nel corso di un suo interrogatorio come teste, il giorno 08.07.1998 chiarirà che sulle scelte delle grandi opere interveniva il potere decisionale romano: “non si decide localmente, sull’investimento non era decisione reggina perche’ queste erano decisioni tutte romane a cui la classe politica locale, qualunque fosse il suo grado di  partecipazione, voglio dire dal deputato in poi, era diciamo, per presa conoscenza, poi, puoi fare le tue osservazioni, se ci convincono bene, ma se non ci convincono  ma le strategie di sviluppo, non di singoli fatti, ma complessive erano in mani a organi molto più  complessi, che erano gli organi nazionali dei partiti, e soprattutto gli organi tecnici di consulenza nazionale dei patiti.


Tutto questo avviene nello stesso periodo nel quale è prevalente l’indirizzo politico di centralizzare la gestione delle progettazioni e della esecuzione delle grandi opere attraverso la stipula di convenzioni con apposite società controllate dal potere romano. Tale realtà viene ampiamente descritta a proposito di Decreto Reggio e dei Signori delle convenzioni.


Quale ruolo ha avuto l’ex gruppo di missini in tale complessa ed articolata rete di centri decisionali.

Nessuno. 

Per dirla con una espressione dell’on. Mancini: “ - Guardi, non  vorrei offendere Romeo, però dico io, le volte che venivo a Reggio e insomma a.. siccome .. non era deputato, era soltanto Consigliere Comunale, io insomma qualche polemica la faceva con i personaggi della DC importanti, ma a Reggio sono .. sono avvenute cose incredibili durante dall'anno .. prima del '90, c'è stato l'omicidio Ligato, la fine del mondo c'è stata a Reggio Calabria, e dico Romeo in rapporto a questo, scusi era un pò un pigmeo  di fronte a questi giganti intoccabili o intoccati dalla vita di Reggio Calabria.  


Oppure con le parole dell’on. Saverio Zavettieri, sempre nel corso di un interrogatorio del 16.07.98, : “Mah, non è facile personalizzare, nel senso che il PSDI aveva un ruolo secondario, cioè il PSDI in Calabria aveva un ruolo secondario non per carenza di uomini o di capacità, ma perché i due partiti maggiori, cioè la Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista, erano largamente autosufficiente per le maggioranze negli enti locali. Quindi, il PSDI era comunque una forza aggiuntiva. 

Od ancora con la testimonianza sempre dell’08.07.98 dell’on. Francesco Quattrone: 

“Onorevole, i sindaci, e i Presidenti degli enti locali sono stati sempre espressi in quel periodo dalla D. C. e dal P.C.? – INTERROGATO (QUATTRONE FRANCESCO) - Sì. Eh! Ma Avvocato, mi sembra chiaro, la D. C. aveva il  40 per cento. Il  P.S.I. aveva non lo so il 15, il 16, il 14. L’altro minor partito aveva il 4, sarebbe stato strano che con il 4 venisse a dire... Devo dire, che normalmente, i partiti minori avevano più peso voglio dire di quanto non ne rappresentassero. Aveva più riconoscimento di quanto peso politico avessero. Perche’, nella di... la discussione non avveniva con il bilancino, dicendo alla D. C., i partiti di maggioranza,  assolutamente si piglia tutto. No, ma seguendo la linea presunta di De Gasperi si diceva: <<Bisogna mettere dentro tutti>>, questo chiunque voleva entrare nelle Giunte si faceva posto a spese della D. C. Ma questo serviva non tanto a coagulare un consenso maggiore, non era questo lo spirito, quanto a cercare di mantenere, voglio dire questo rapporto vivo dialettico tra forze  politiche, per cui una delle paure permanenti interne della D. C… -  Era che la D. C.  non si  auto - sentisse partito egemone. - Per cui, molti di Noi, venivano educati a non pensare ad Serraino partito egemone quando via via facciamo carriera politica, e arrivavamo a Roma, tra le prime lezione, non sei un partito egemone, devi fare i conti con gli altri. – 


La stagione del pentitismo a Reggio 


I collaboratori

Il 15 gennaio 1991 viene emanato il decreto legge n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991 n. 82, che normò per la prima volta figura del "collaboratore di giustizia" (nella norma chiamato semplicemente come collaboratore).


La Direzione investigativa antimafia

Il 29 ottobre del 1991 sarà la volta della isituzione della Direzione investigativa antimafia, più nota con la sigla Dia, con Decreto n. 345, poi convertito nella legge 410 del 30 dicembre 1991. 

Si tratta, per dirla con la definizione del Ministero dell’Interno di «un organismo investigativo con competenza monofunzionale, composta da personale specializzato a provenienza interforze (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e finché non è stato assorbito dai Carabinieri il Corpo forestale ndr.) con il compito esclusivo di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, e anche di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione mafiosa o comunque ricollegabili all’associazione medesima».


La Direzione Nazionale Antimafia

La Direzione Nazionale Antimafia è istituita con legge 20 gennaio 1992 n.8, nell'ambito della Procura generale presso la Corte di Cassazione con il compito di coordinare, in ambito nazionale, le indagini relative alla criminalità organizzata.

Alla Direzione è preposto il Procuratore nazionale antimafia nominato direttamente dal Consiglio Superiore della Magistratura e sono addetti, quali sostituti, magistrati esperti nella trattazione di procedimenti relativi alla criminalità organizzata.

Il Procuratore, si avvale per le indagini delle strutture della Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.). La D.I.A. è organismo istituito nell'ambito del Dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno con il compito di assicurare lo svolgimento coordinato delle attività di investigazione sulla criminalità organizzata, ed in particolare sui delitti di associazione di tipo mafioso.


I collaboratori reggini

Nell’anno 1992 sottoscriveranno il contratto di collaborazione due esponenti della ndrangheta reggina: Barreca Filippo e Lauro Giacomo.

Nello stesso anno collaborerà con la giustizia anche l’ex sindaco Agatino Licandro.

Una ingente mole di informazioni che si riversano nelle stanze della Procura della Repubblica di Reggio e della Direzione Investigativa Antimafia che erano alle prese con le indagini relative all’omicidio Ligato dell’agosto 1989 ed all’omicidio del giudice Scopelliti dell’agosto 1991. 


Le rivelazioni danno l’avvio a tutta una serie di procedimenti che offrono un nuovo racconto di fatti recenti e lontani. 

Vengono accesi i riflettori sui rapporti corruttivi tra politica ed imprenditori. 

Ha inizio la fine del sistema di potere della cd prima Repubblica ad opera dell’azione giudiziaria. 

Anche il potere locale avra la sua tangentopoli. 

Al Sud la classe dirigente politica di governo non potrà essere abbattuta solo attraverso tangentopoli vi è la necessità di esplorare anche i rapporti della politica con la mafia e con la massoneria. Si cercano condotte di politici e pezzi di società integrabili nelle fattispecie del concorso esterno ad associazione mafiosa (art. 110 – 416 bis) ed associazione segreta ( legge Anselmi).

Le indagini sorrette dalle dichiarazioni dei pimi collaboratori di giustizia e da quelli che li seguiranno daranno luogo al procedimento cd Olimpia che sfocerà in 502 inquisiti con gli ordini di custodia cautelari emessi nel luglio del 1995. Veranno confezionate in Olimpia una serie di imputazioni che andranno sotto il capitolo H denominato “la politica della Ndrangheta” che comprende il filone relativo alle dichiarazioni del notaio Marrapodi riguardane i rapporti tra massoneria, imprenditori, magistrati e politici. 

Sempre sul capitolo massoneria la procura di Palmi, guidata dal giudice Cordova, avvia il procedimento n. 

Ma procediamo con ordine 


In data 16.07.1992 viene emesso provvedimento custodiale per Procedimento penale n. 927/92 RGNT – 1326 R.GIP - “Fioriere” che coinvolge quasi tutta la giunta guidata dal sindaco Licandro.

In data 04 settembre 1992 viene richiesta l’applicazione delle misure cautelari, emessa il 05.09.1992 Il Procedimento penale n. 1092/92 RGNR – 1609.92 R.GIP –  “ CENTRO DIREZIONALE DEI SERVIZI che coinvolgerà amministratori, parlamentari ed imprenditori. Da qui le richieste di autorizzazione a procedere nei confronti dell’on Francesco Nucara e Lillo Manti  in data 02.09.1992, nei confronti del sen. Napoli Bruno, dell’on. Saverio Zavettieri il 01.03.1993, dell’on Riccardo Misasi in data 22.07.1993


La procura di Palmi azionerà procedimenti penali in cui sono coivolti il Se. Sisinio Zito e l’o Sandro Principe con l’imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa con richiesta di autorizzazione a procedere il 02.09.92 per il sen. Zito ed il 21.06.1993 per Principe.


Non verrà risparmiato l’on. Mancini Giacomo che verrà inseguito dal p.p. 867.97 rgnr e n. 843.98 rggip con la imputazione di concorso esterno in associazione esterna con tutta la criminalità calabrese. 



In data 01/12/1992 emessa dal  G.I.P. ordinanza di custodia cautelare PROC. N.7/91 RGNR DDA  - N. 14/94 R.G. ASSISE - OMICIDIO LIGATO con la quale vengono coinvolti l’on. Battaglia Pietro, l’on. Nicolò' Giuseppe, l’on. Palamara Giovanni e l’on. Francesco Quattrone per i quali verrà pronunciato il non luogo a procedere il 27.5.1994.


17.06.1993 - Sentenza e decreto di rinvio a giudizio del procedimento penale n. 17/92 R.G.N.R. – DDA - occ del 13 marzo 1993 - c.d. “COMITATOD’AFFARI”che vede coinvolti:

L’on. QUATTRONE FRANCESCO, l’on. BATTAGLIA PIETRO, l’on. NICOLO’ GIUSEPPE, l’on. ZAVETTIERI SAVERIO, l’on.  MUNDO ANTONINO, l’on. ZITO ANTONIO, il sen. ZITO SISINIO, l’on. PRINCIPE FRANCESCO, l’on. COSTANTINO FRANCESCO, i dirigenti socialisti  LOGOTETA VINCENZO e GERESIA GIOVANNI oltre agli imprenditori COZZUPOLI PIETRO, COZZUPOLI DOMENICO, GUARNACCIA GIOVANNI, GUARNACCIA ANTONIO, SICLARI PIETRO, FOTI PAOLO, NUCERA SEBASTIANO, PROCOPIO VITTORIO, LIBRI ROSA, MACRÌ GIUSEPPE.



Il 4 aprile 1992 vengono disposte perquisizioni da parte della procura di Palmi diretta da Cordova e di Locri guidata dal dr Gratteri nell’ambito di un procedimento 

Nello stesso periodo la DDA promuoverà nei confronti di soggetti politici locali i seguenti procedimenti:

C   Montagnese + Proc. n. 654/93

T   Ferrucci +15 Proc. n. 97/93 RGNR - 30/94 gip - p. 31/94

V   Ferrucci + 7               Proc. n. 654/93 RGNR  - 943/93 giP

A    Battaglia + 60 Proc. n.1229/92 RGNR 2045 gip

AF   Mancini Proc. n.90/93 dda Palmi   33/95 Trib. Palmi

AH  Battaglini + Proc. n. 1809/92 RGNR  Palmi

      AC   Marrapodi Proc. n.78/93 RGNR - 749P/94 RDL


Nel procedimento Olimpia il 2 luglio 1993 verrà richiesta l’utorizzazione a procedere per l’on. Paolo Romeo per il quale il 15 luglio 1995 verrà emesso procedimento custodiale annullato dal TDL e dalla Cassazione.

Seguiranno altri procedimenti Olimpia 1, Olimpia 2, Olimpia 3 dove sarà coinvolto l’on. Amodeo Matacena ed altri procedimenti che riguarderanno consiglieri regionali ed amministratori e politici locali.

Nei primi anni 90 a Reggio Calabria le basi principali delle fonti di prova per i prodecimenti che saranno avviati dalla Procura della Repubblica sono costituite dalle dichiarazioni di Lauro, Barreca, Licandro, Marrapodi nonche dalle attività di riscontro e dalle dichiarazioni dei numerosi altri collaboratori che seguiranno. 

Nascono così, per ragioni di economia processuale, i maxi processi che dovranno essere celebrati con le regole di un codice di procedura penale sula base dei principi del contraddittorio, della oralità, dell’immediatezza e concentrazione pensato per processi  si confronteranno due punti di vista diversi della stessa realtà. 

Da una parte vi è chi vede i fatti così come si presentano, ascrivibili ai diretti responsabili di condotte riprorevoli, chi invece li vuole valutare come risultante di un sistema organico tra diversi poteri deviati. 

Il contributo dei collaboratori varia in dipendenza di ciò che l’inquirente vuole sapere.  Un approccio con il collaboratore può essere mirato ad acquisire le sue conoscenze sui fatti oppure a ricercare elementi di prova a sostegno di ipotesi investigative. 


Questa seconda visione delle cose indica come complici e/o componenti più o meno consapevoli della entità superiore che governava il malaffare della città e della provincia di Reggio Calabria i vertici della magistratura reggina. 

Nella valutazione di questa impostazione è semplicistica la spiegazione che l’ispettore Nardi nella sua relazione sugli scontri interni alla magistratura reggina ricondotta alle esasperate contrapposte visioni culturali e correntizie. 

Riemerge invece l’impostazione della denuncia del 1987 del sindaco Musolino che indicava nel Palazzo di Piazza Castello il Palazzo più sporco della città denunciando patti collusivi tra politici e magistrati. 

L’esplosione del sistema di potere reggino  lascerà sul campo pochi morti e feriti. Gli anni passano ed i contusi riprenderanno ognuno un percorso all’interno del proprio campo di azione.   


I processi avviati 


Procedimento penale n. 927/92 RGNT – 1326 R.GIP - “Fioriere”

INDAGATI:

lbanese Rocco
Azzarà Francesco
Bagnato Carmelo
Biasi Antonio
Borrello Antonio
La Face Mario
Latella Antonio
Licandro Agatino
Logoteta Vincenzo
Marra Francesco
Richichi Domenico
Vilasi Giosuele

In data 16.07.1992 viene emesso provvedimento custodiale per:

Albanese Rocco arresti domiciliari
Azzarà Francesco archiviazione
Bagnato Carmelo, arresti domiciliari
Biasi Antonio arresti domiciliari
Borrello Antonio arresti domiciliari
La Face Mario, arresti domiciliari
Latella Antonio arresti domiciliari
Licandro Agatino arresti domiciliari
Logoteta Vincenzo cautelare in carcere
Marra Francesco arresti domiciliari
Richichi Domenico arresti domiciliari
Vilasi Giosuele arresti domiciliari


Il Procedimento penale n. 1092/92 RGNR – 1609.92 R.GIP – 

“ CENTRO DIREZIONALE DEI SERVIZI”


In data 04 settembre 1992 viene richiesta l’applicazione delle misure cautelari, emessa il

05.09.1992 nei confronti di:


Viene emesso provvedimento cautelare nei confronti di:




Le imputazioni formulate nella richiesta che precede concernono le seguenti vicende ed episodi:

– per l’esecuzione dell’opera sub 1) (capi di imputazione Z), da A1) a C!) nonché E1) e vicende connesse tra gennaio ’91 e aprile ’92;



OMICIDIO LIGATO – PROC. N.7/91 RGNR DDA  - N. 14/94 R.G. ASSISE


ordinanza di custodia cautelare emessa dal  G.I.P. in Sede in data 01/12/1992.


Il 28.11.1992, il P.M. proponeva quindi richiesta di custodia cautelare, in esito alla quale il G.1 .P. emetteva, l’1 dicembre successivo, apposito titolo custodiale nei confronti di :

1) BATTAGLIA Pietro

2) QUATTRONE Francesco

3) NICOLO' Giuseppe

4) PALAMARA Giovanni

5) CONDELLO Pasquale

6) ARANITI Santo

7) SERRAINO Domenico

8) SERRAINO Paolo

9) ROSMINI Diego

10) LOMBARDO Giuseppe

11) ROSMINI Natale

contestando loro quanto segue:


A) il reato previsto dagli artt. 110-112-61 n.  6, 575, 577 C.P.,per avere, agendo in concorso fra loro e, relativamente allafase esecutiva del delitto, con altre persone allo stato nonidentificate, i primi nove in qualità di mandanti. . . . . . cagionato la morte di Ligato Lodovico, al cui indirizzoLombardo Giuseppe e Rosmini Natale esplodevano numerosi colpi diarma da fuoco corta che attingevano la vittima in parti vitali.Con I 'aggravante di avere commesso il fatto con premeditazione eper motivi di mafia. Con l'ulteriore aggravante per CondelloPasqua1 e, Arani ti San tii , Serraino Paolo, Serraino Domenico eRosmini Diego, di avere diretto l'attività degli esecutori materiali . Con l aggravante per Arani ti Santo di avere commessoi1 fatto durante la latitanza.In Bocale di Reggio Calabria il 27.8.1989.


B) reato p.p. dagli artt. 110-112-61 n. 6 e 81 C.P., 10-14 L.497/74, per avere, in concorso fra loro nelle rispettive qualitàindicate al capo precedente, il1 egalmente detenuto una pistolaGlock 9x19, una pistola Browning cal. 7,65, un revolver 357Magnum e relativo munizionamento. Con 1 'aggravante, per Arani tiSanto, di avere commesso il fatto durante la latitanza e perCondello Pasquale, Araniti Santo, Serraino Domenico, SerrainoPaolo e Rosmini Diego di avere organizzato e diretto l 'attivitàdegli esecutori.


C) reato p. e p. dagli artt. 110,112,81,61 n. 2 e 6 C.P.,L.497/74, per avere, in concorso fra loro, nelle rispettive qualità di cui al capo precedente, al fine di commettere ilreato di cui al capo A) illegalmente portato le armi e le munizioni di cui al capo B). Con 1 'aggravante per Araniti Santodi avere commesso il fatto durante la latitanza e per Condello Pasquale, Araniti Santo, Serraino Domenico, Serraino Paolo, Rosmini Diego di avere organizzato e diretto l'attività degliesecutori.

Fatti accertati in Bocale di Reggio Calabria il 27.8.89

L'ordinanza di custodia cautelare veniva eseguita nei confronti di tutti gli imputati, ad eccezione di Condello Pasquale, Serraino Paolo, Serraino Domenico e Rosmini Natale cherisultavano latitanti ed erano notificati in mani dei rispettivi difensori.


Superato positivamente il vaglio del Tribunale della Libertà, il titolo custodiale in questione restava invece caducato nei confronti degli uomini politici in esito algiudizio della Corte di Cassazione, che, ravvisando vizi logici nella motivazione dei giudici del riesame, in ordine alla lettura degli indizi relativi agli stessi imputati, annullava senza rinvio la relativa ordinanza. Il Supremo Collegio annullava , inoltre , per motivi procedurali , la stessa ordinanza cautelare nei confront  di Rosmini Diego, disponendo il rinvioper il riesame della relativa posizione ( rispetto alla quale  è poi intervenuto nuovo provvedimento d i conferma) .


Il 27.5.1994 , il G. I. P. d i Reggio Calabria pronunciavasentenza d i non luogo a procedere nei c o n f r o n t i  di  Battaglia Pietro, Nicolò' Giuseppe e Palamara Giovanni - per il Quattrone lo stesso P . M . aveva già proposto autonoma istanza d iarchiviazione - con l a formula "per non aver commesso  il fatto.





l procedimento penale n. 17/92 R.G.N.R. – DDA - occ del 13 marzo 1993 - c.d. “COMITATO
D’AFFARI” vedeva imputati :


QUATTRONE FRANCESCO

BATTAGLIA PIETRO

LOGOTETA VINCENZO

NICOLO’ GIUSEPPE

COZZUPOLI PIETRO

COZZUPOLI DOMENICO

GUARNACCIA GIOVANNI

GUARNACCIA ANTONIO

SICLARI PIETRO

FOTI PAOLO

NUCERA SEBASTIANO

PROCOPIO VITTORIO

LIBRI ROSA

MACRÌ GIUSEPPE

ZAVETTIERI SAVERIO 

GERESIA GIOVANNI

COSTANTINO FRANCESCO 

PRINCIPE FRANCESCO

ZITO ANTONIO

ZITO SISINIO

MUNDO ANTONINO



QUATTRONE, PALAMARA, BATTAGLIA, LOGOTETA, NICOLÒ, COZZUPOLI P., COZZUPOLI D., GUARNACCIA G., GUARNACCCIA A., SICLARI P., FOTI., NOCERA, PROCOPIO

a – del reato p.p. dallart. 416 bis cp, perché, i primi cinque nella rispettiva qualità di esponenti di
spicco della classe politica dominante, capaci di influire e condizionare – sfruttando la posizione da
ciascuno ricoperta nell’ambito delle strutture istituzionali pubbliche o partitiche di appartenenza –
le scelte degli enti centrali e locali in ordine alla individuazione delle grandi opere pubbliche da
finanziarsi nella provincia di Reggio Calabria – nonché la scelta delle imprese nazionali “gradite”
cui appaltare i relativi lavori – gli altri quali imprenditori locali in simbiosi con le organizzazioni
criminose territoriali e, quindi, materiali esecutori dei lavori, si associavano tra loro costituendo
una struttura illecita, di tipo mafioso, denominata “Comitato d’affari”, cui confluiva la specifica
forza sopra descritta dei singoli accoliti viepiù potenziata dall’appoggio e dalla complicità delle
cosche locali interessate ai programmi economici del sodalizio, perciò assicurandosi il totale
controllo del territorio e generando forza intimidatrice, che sprigionava dal vincolo associativo e di
cui si avvalevano sfruttando la condizione di assoggettamento delle vittime delle azioni criminose
e di omertà dei terzi, ciò per acquisire in modo diretto la gestione e comunque il controllo delle
principali attività economiche, delle concessioni, degli appalti pubblici, per realizzare profitti o
vantaggi ingenti nella città di Reggio Calabria e territori viciniori e per compiere i delitti di cui ai
capi seguenti. In Reggio Calabria, a partire da epoca imprecisata sino alla data odierna.


MACRÌ, GUARNACCIA G., GUARNACCIA A., COZZUPOLI D., COZZUPOLI P., LIBRI D., LIBRI T.,

per reati p.p. dagli artt. 81,110, e 629, comma 2 c.p.,per fatti accertati tra il 1984 ed il 1992


QUATTRONE, BATTAGLIA E NICOLÒ

Del reato p.p. dagli art. 110, 323 co. 2 c.p. - Accertato in Reggio Calabria il 24.07.1992


PALAMARA, ZAVETTIERI, GERESIA, COSTANTINO, PRINCIPE, LOGOTETA, ZITO A, ZITO S., MUNDO

Del reato p.p. dagli artt. 110, 628,629 c.p. - In Roma e Reggio Calabria nel gennaio 1991 e maggio 1992


Sentenza e decreto di rinvio a giudizio del 17.06.1993

Secondo la tesi accusatoria, esiste un sistema perverso di rapporti trasversali tra gruppi di potere
ben individuati nel settore dell’imprenditoria, della politica e della mafia, formalmente autonomi
ma in realtà collegati tra loro al fine di lucrare illeciti profitti in un territorio controllato dalla
ndrangheta.
Gli elementi risultanti dalla pluralità delle fonti di prova, legittimano il rinvio a giudizio. Ed Invero:
a – le risultanze, acquisite agli atti, delle diverse inchieste e dei processi aventi ad oggetto la c.d.
“tangentopoli reggina”;

b – le acquisizioni – allegate agli atti - investigative e processuali delle indagini avviate sull’ASI e
sui vari fenomeni di corruttela;

 – la nota dimensione mafiosa della criminalità organizzata reggina, che ha il controllo dell’intero
territorio;
d – le emergenze investigative dell’odierna vicenda, in particolare, la pluralità delle dichiarazioni
accusatorie rese e agli informatori e dai collaboratori di giustizia e la sostanziale convergenza delle
accuse.
Basti ricordare che gli stessi imputati sono stati costretti (cfr, ad es.. interrogatori avv. Nicolò e avv.
Quattrone) ad ammettere l’esistenza di un sistema di elargizioni di tangenti.


A3.07.11.01 -  93.03.01 - Zavettieri Saverio -37103 - Centro direzionale

A3.07.11.02 -  92.10.09 -  Nucara e Manti 36952 – Centro Direzionale

A3.07.11.03 -  92.11.18 - Zito Sisinio - 59809_59809 – Centro direzionale

A3.07.11.04 -  92.09.02 - Zito Sisinio 59769_59769 - Rosarno

A3.07.11.05 -  93.02.23 - Napoli Bruno - 59787_59787 – Centro direzionale

A3.07.11.06 -  93.06.21 -  Principe Sandro - Richiesta autorizzazione a procedere  - Rosarno

A3.07.11.07 -  93.07.02 - Romeo paolo - 2 luglio 1993 – 38046

A3.07.11.08 -  93.07.22 - Misasi Riccardo – Centro direzionale – Comitato di affari

A3.07.06 -  Sentenza Mancini

92.11.23 – Zavettieri . Centro direzionale


Scontro magistratura politica (Il Palazzetto dello sport, le fioriere, la classe politica calabrese incriminata per concorso esterno  mafioso, gli omicidi eccellenti Ligato e Scopelliti)


)     POLITICO - IMPRENDITORIALE

C   Montagnese + n. 654/93

T   Ferrucci +15 n. 97/93 RGNR - 30/94 gip - p. 31/94

U   Licandro +27 n. 1099/92 RGNR - 1609/92 gip

V   Ferrucci + 7             n. 654/93 RGNR  - 943/93 giP


4)     POLITICO - LOBBISTICO

A    Battaglia + 60 n.1229/92 RGNR 2045 gip


5)     POLITICO - MAFIOSO

AF    Mancini n.90/93 dda Palmi   33/95 Trib. Palmi


 6)    POLITICO - MAFIOSO - IMPRENDITORIALE

B    Battaglia + 10 n. 7/91 RGNR 43/92 gip om. Ligato

E    Quattrone + 14 n. 17/92 dda - 14/93 gip  416 bis

AH  Battaglini + n. 1809/92 RGNR  Palmi

     

7)     POLITICO - GIUDIZIARIO - MASSONICO - IMPRENDITORIALE

AC   Marrapodi n.78/93 RGNR - 749P/94 RDL

La gestione del  decreto Reggio e le grandi opere pubbliche



Il potere imprenditoriale

Il potere massonico

Il potere politico ed amministrativo locale

La debolezza della classe politica reggina, il ruolo di subordinazione che aveva rispetto al potere regionale e nazionale, la poneva ai margini di quel sistema. Al più erano utili idioti che avallavano scelte ed interessi di altro livello in cambio di modesti riconoscimento di ruoli, esercitati e canalizzati attraverso le correnti interne ai partiti.

Dirà l’avv. Francesco Gangemi in una sua pubblicazione del 1993: “nel partito della DC, contano le tessere e, quindi, le mazzette per comprare le tessere: io, veramente, lo so sin dal 1956 quando Fanfani mandò Marino Maestri per comprare le tessere per fare vincere a Vincelli il congresso c.d. della speranza … tradita.”

Ed ancora … “Ciascuno dei “big” o dei “boss” – da Vincelli in avanti, acquistavano tessere in proprio che, poi intestavano a nomi alcuni veri (i vecchi e tradizionali democristiani) e tutti gli altri di fantasia, compresi morti, emigrati, iscritti ad altri partiti.

In occasione del congresso provinciale ciascuno si presentava con il proprio pacchetto come se si trattasse di una società per azioni e sulla base delle quote (numero di tessere) venivano effettuate le ripartizioni in seggi dei componenti del Comitato Provinciale mediando, poi, pacificamente qualche volta e burrascosamente quasi sempre, il nome del Segretario Provinciale che diventava una sorta di notaio o di gigante per le designazioni negli enti da effettuarsi secondo la stessa logica spartitoria.

Così gli ignari cittadini si ritrovano un Sindaco, un Presidente della Amministrazione Provinciale, gli Assessori Presidenti dei diversi enti pubblici locali o i componenti degli organi collegiali preconfezionati senza alcun riferimento alle doti ma piuttosto alla “dote” che, ciascuno, direttamente o per interposta persona, poteva fare valere al tavolo della conferenza.

Nella sostanza. Quindi, fare il Sindaco o il deputato o il consigliere regionale non solo dipendeva dalla forza-tessere ma diventava funzionale esclusivamente a racimolare altre tessere (e, cioè, altri soldi per comprarle) in vista del prossimo Congresso Provinciale: così che la vera lotta politica non era dominata, e nemmeno sfiorata, dall’idea di dover fare qualcosa per  la città o per la Provincia ma dalla ossessione di acquistare in borsa le tessere per le quali si facevano le assunzioni, si davano i lavori, si prendevano le mazzette e via di seguito.”

Questo spaccato descritto dall’avv. Gangemi ci rappresenta le dinamiche di potere interne al sistema dei partiti ma ciò non esclude che accanto a quella realtà non vi fosse una base di partito sana e classe dirigente capace ed estranea a quei meccanismi. Era come se alla normale struttura di partito, la cui vita era scandita dallo Statuto e dal regolamento, si sovrapponesse una infrastruttura che governava e regolava i rapporti di forza. 


Quelle dinamiche erano più presenti in quei partiti dove convivevano più gruppi organizzati in correnti e dove, quindi, vi era la esigenza di misurarsi ad ogni appuntamento congressuale. 

Nei partiti minori tutto era limitato ad uno scontro tra leader dove le unità di misura erano i voti riportati e il seggio conquistato. Lo scontro in questi partiti minori, che esprimevano saltuariamente un parlamentare e uno o due consiglieri regionali di due diverse province, solitamente non si consumava misurando la forza delle tessere nei congressi, poiché il partito, nella provincia, veniva costruito a misura del leader di turno e degli interessi che governava. Non aveva necessità di infrastrutture.

Nei partiti minori lo scontro vitale tra leader era permanente. Nei partiti maggiori vi erano regole che garantivano la convivenza.

Il gruppo degli ex missini, approdati al PSDI, rompono questa logica imperante nei partiti minori perché si muovono per linee politiche ed inesorabilmente entrano in rotta di collisione con la logica del partito degli assessori.

Così come nelle istituzioni, quando il rappresentante del gruppo occuperà ruoli di governo, avrà sempre assegnate deleghe di programmazione e non di gestione proprio perché non deve dare conto ad alcuna infrastruttura.


Repubblica 9 settembre 1992

Un anno da giudice sul vulcano di Reggio – Parla Pennisi, il “Di Pietro” calabrese.

Il panico si diffonde a Reggio in una calda mattinata di Luglio. Il sindaco Agatino Licandro si è pentito. E’ il 27, lunedì. Il vulcano esplode. L’ex sindaco Piero Battaglia già di prima mattina è al telefono. La città della politica e degli affari da dieci giorni è rinchiusa nel bunker. Se qualcuno parla … E spunta il pentito. Pentito vero, dice il sostituto procuratore Roberto Pennisi

C’è il sindaco Agatino Licandro, pentito nel senso classico della parola, superprotetto e impaurito. C’è la confessione telefonica dell’’ex deputato Piero Battaglia che, in preda al panico, dice al segretario provinciale dc che se Licandro canta scoppia il vulcano delle tangenti. E c’è infine la testimonianza-conferma dell’ex senatore dc Nello Vincelli: “so chi prende le tangenti e dove.” Lo scenario è chiaro. Il terremoto ovvio. E mentre si aprono nuovi fronti di indagini che coinvolgono la Cogefar-Impresit che ha l’appalto della diga sul Menta, la Extramed e la Pavimental che hanno lavori all’aeroporto, alla Cmc di Ravenna, manager e politici di ogni livello, ammanettati, incominciano in diversi carceri a sfilare davanti al sostituto procuratore Roberto Pennisi, per dare chiarimenti, spiegare fatti e situazioni sui due episodi di corruttela che hanno azzerato il vertici politico-amministrativi  della città e della provincia di Reggio Calabria.