1983

ASSESSORATO ALLE FINANZE

L’Assessorato alle finanze

La mia prima esperienza di assessore comincerà con l'elezione della giunta guidata dal Sindaco Palamara

Al PSDI verranno attribuiti due assessorati e due deleghe: all’avv. Romeo le finanze e l’economato ed all’ing. Canale, gli acquedotti e l’anagrafe.

La sede degli uffici e dell’assessorato alle finanze era sul Corso Garibaldi in due grandi appartamenti di palazzo Delfino.

Gli assessorati alle finanze ed all’urbanistica non erano assessorati di spesa come tutti gli altri che gestivano le somme previste in bilancio con apposite voci di spesa.

Avevano funzioni di programmazione e di controllo dell’attività amministrativa ed avevano pertanto un rilevante peso politico soprattutto quando erano in capo al rappresentante di un gruppo politico.

Cominciano in quegli anni le fibrillazioni interne al PSDI reggino ed i contrasti tra due principali componenti una facente capo al consigliere regionale Mallamaci Benedetto che aveva come area di riferimento nazionale la corrente dell’on. Nicolazzi e l’altra, che aveva come riferimento l’on. Romita,  della quale faceva parte il gruppo consiliare al comune, consiglieri provinciali ed il segretario del partito Chisari. 

Erano le fasi precedenti alla annessione di una parte del PSDI al PSI di Craxi. La contrapposizione interna portò addirittura alla celebrazione di due congressi provinciali di partito separati per la elezione dei rappresentanti al congresso nazionale e per la elezione degli organi provinciali. 

Fu in quel periodo che furono consumati atti di violenza e di intimidazione contro di me. 

Una mattina mi telefona il rag. Gangemi, direttore della ragioneria del comune e responsabile degli uffici dell’assessorato alle finanze per avvertirmi che all’orario di apertura degli uffici di palazzo Delfino hanno trovato il portone di ingresso incendiato e la testa di un serpente. Furono presentate le denunce dell’accaduto che non hanno mai portato all’accertamento dei responsabili di quel vile gesto.

Fu nello stesso periodo che una mattina mi chiamarono i Carabinieri della Stazione di Pellaro che mi informavano che la Volkswagen bianca di mia proprietà era stata ritrovata completamente bruciata in una fiumara vicino casa mia. 

Quella sera ero rientrato a casa con la mia auto a conclusione di una giornata frenetica densa di attività di partito per l'organizzazione del congresso provinciale in contrapposizione a quello dell’altra corrente.

Anche in quel caso non mi restava che formalizzare la denuncia contro ignoti. 

Non vi è traccia sui giornali dell’epoca dei due episodi pur in presenza delle regolari denunce presentate alle autorità competenti. 

Non ritenni all’epoca di dovere speculare sulle vicende per un tornaconto politico.  La posta in bilancio prevista per l’interramento dei rifiuti della discarica di Pietrastorta era di 50 milioni annui.

Un giorno del 1989, ricopro la carica di assessore alle finanze, gli uffici erano stati trasferiti in un appartamento di via Osanna dal Palazzo Delfino del Corso Garibaldi dove si trovavano nel 1983, quando mi vengono a trovare due fratelli, imprenditori che avevano vinto la gara per l’interramento dei rifiuti per l’anno corrente. 

Erano venuti a trovarmi perché il sindaco e l’assessore con delega alla nettezza urbana gli avevano riferito che era stata predisposta la delibera di liquidazione dei lavori eseguiti e che la stessa non era stata portata all’esame della giunta in quanto l’assessore alle finanze si era rifiutato di impegnare la spesa prevista.

Era accaduto infatti che l’ufficio e l’assessore avevano predisposto una delibera di liquidazione per un importo venti volte superiore a quelle preventivate.

Mi si chiedeva di impegnare quella somma sul bilancio corrente per la parte disponibile e sul bilancio del prossimo anno per la rimanente parte. 

Era un sistema che evidentemente altri assessori ed i dirigenti dell’ufficio praticavano ogni volta che la spesa di un’opera sforava la previsione di spesa. Si realizza così un debito fuori bilancio che era diventato la piaga delle amministrazioni costrette ad ogni bilancio di previsione a prevedere una voce per i debiti fuori bilancio. 

Mi rifiutai di aderire alle loro pressioni spiegando le ragioni della mia indisponibilità. 

Non gradirono la mia intransigenza. Sapevo perfettamente con chi parlavo.

Uno dei due fratelli sarà ucciso in quel periodo nell’ambito della guerra di mafia in corso.