1965

LA POLITICA

Il mio approccio con ambienti politici

Sembrerà strano ma è così. 

La prima volta che ho avuto rapporti con ambienti politici risale agli anni in cui frequentavo la scuola media. Il tempo libero, fuori dagli orari dedicati allo studio, lo trascorrevo a Gallico con i miei coetanei del rione. I giochi che andavano di moda allora erano tutti inventati. Ma la domenica ci veniva concesso dai genitori, che davano la paghetta settimanale, di trascorrere il pomeriggio con gli amici fuori casa. In quel periodo a Gallico Superiore vi era un grande immobile destinato ad attività ricreative con accanto un cinema dove sabato e domenica si proiettavano film dell’epoca. Vi era un bar e tanti tavoli destinati al gioco delle carte per gli avventori. Ad ogni tavolo due coppie di giocatori si sfidavano a briscola o tresette e chi perdeva doveva pagare la consumazione di tutti e quattro. La sala era inibita ai ragazzi nel periodo delle festività natalizie quando quegli spazi venivano utilizzati per i giochi d'azzardo -  del Poker o chemin de fer. 

Era una cerimonia piacevole quella di darsi appuntamento a casa di uno di noi e poi, elettrizzati, muoversi a piedi in un lungo tragitto per giungere sul luogo dei divertimenti in mezzo a gente adulta.

Per noi era un piacere fare le cose dei “grandi”. In quel periodo luoghi di ritrovo per il tempo libero erano anche i bar che avevano spazi attrezzati per il gioco delle carte e poi le sezioni dei partiti politici che avevano locali per lo svago. Un modo per attrarre persone e convincerle a frequentare la sede, indurlo a simpatizzare e poi militare di quelle organizzazioni. 

Sulla via Casa Savoia a pochi metri sotto il crocevia di Passo Caracciolo, era ubicata una sezione del PCI. Un palazzotto a due piani dove al piano terra si svolgevano gli incontri politici degli iscritti alla sezione: riunioni del direttivo, assemblee degli iscritti, incontri con dirigenti provinciali. Al primo piano delle stanzette con tavolini dove si giocava a carte.  Ricordo che il responsabile della sezione era tale Nino Giordano, persona affabile e sorridente quanto comunista sino al midollo, persona tutta di un pezzo. Lo conoscevo perché abitava assieme alla sua famiglia vicino casa mia. Non ricordo come e con chi cominciai a frequentare il primo piano di quella sezione con altri coetanei con cui giocavamo nel pomeriggio di domenica a carte. Pure là si perdeva o si vinceva una consumazione di solito in quella sede una gassosa. Anche alle pareti del primo piano campeggiano manifesti con la falce e martello e foto di personaggi nazionali e di governanti della Russia. La sensazione che provavo era di trovarmi in un luogo che era frequentato da persone amici dei russi che si contrapponevano agli altri politici filoamericani. La sensazione che emerge, anche oggi quando penso a quei giorni, e quella che si prova quando si va oltre confine. Questa esperienza durò un breve periodo perché dopo aprì la concorrenza. A pochi metri di stanza venne inaugurato il bar Rosso e Nero munito di ampi spazi con tavoli da gioco. Naturalmente la vasta gamma di prodotti potenziali oggetti di scommessa rendeva più interessante questo nuovo ritrovo domenicale. Aveva il pregio anche di essere meno “impegnativo”, un luogo più tranquillo, non “forestiero”. 

Tutto ricambia con la frequenza delle scuole superiori. Superata la licenza media mi iscrivo al primo anno del liceo scientifico presso l’istituto “Leonardo da Vinci”. 

Cambia la scuola, cambiano i professori, cambiano i compagni di classe. Frequento la sezione A, una classe mista, dove si studia il Francese. Nelle altre tre sezioni (B, C, D) si studia l’inglese, lo spagnolo ed il tedesco. Con mia cugina Teresa, con la quale avevamo condiviso la stessa classe e lo stesso istituto alle medie, si divideranno le strade perché si iscriverà al Liceo Classico.

Correva l’anno 1963. In tutta Italia vengono organizzate dalle organizzazioni giovanili del MSI scioperare a sostegno della Italianità di Trento e Trieste teatro ancora di attentati.

Anche a Reggio vengono organizzati nelle scuole cittadine lo sciopero degli studenti. La mattina sul cancello d'ingresso del nostro Liceo vi erano studenti della Giovane Italia con degli striscioni che ci sollecitano ad aderire allo sciopero in segno di protesta per gli attentati che si erano consumati in quelle terre lontane nel tentativo di strappare alla sovranità italiana. 

L'adesione fu quasi totale a prescindere dai motivi. Era comunque una occasione per non entrare a scuola e potere girovagare per la città alla sua scoperta. 

Poi vi erano quanti partecipavano al corteo confluendo da via Possidonia sul Corso Garibaldi dove cominciava a snodarsi un corteo di studenti che si era radunato in Piazza. Solitamente questi cortei si scioglievano in Piazza Italia dove una delegazione di manifestanti si faceva ricevere dal Prefetto a cui rappresentava le ragioni della protesta, e dopo, all’uscita della delegazione dalla Prefettura qualcuno di loro arringava la folla e dichiarava conclusa la manifestazione. 

Da quel momento ognuno in ordine sparso prendeva la sua strada. Ma quel giorno così non è stato per gli attivisti della Giovane Italia.  

Ero all’altezza del Tempio della Vittoria con un mio compagno di scuola quando vedo un gruppo di giovani che si avventano contro altri due giovani (apprenderò dopo che erano tale Bruno Galati e Cesare Pannuti a cui mancava un orecchio sin dalla nascita). 

Nasce una scaramuccia, una colluttazione dove nonostante la superiorità numerica i due si difendono come leoni pur se hanno la peggio. Noi assistiamo inermi, a distanza pur comprendendo che le ragioni dello scontro andavano ascritte alla manifestazione precedente. Non sapevo chi fossero i giovani di destra e quelli di sinistra ma istintivamente tifavo per i più deboli. Tifavo ma non mi sentivo parte in causa e quindi facevo da spettatore. Alla fine i contendenti si separano, cessa lo scontro e li in piazza restano i due giovani malconci ma in piedi. Nei mesi successivi vengo contattato in istituto dal responsabile della Giovane Italia del Liceo Scientifico che mi propone di iscrivermi all'organizzazione giovanile invitandomi a dargli una mano nell’attività di proselitismo nella scuola.  

Comincia così il mio approdo a quel mondo. Un giorno mi porteranno alla sede della Giovane Italia in via Simone Furnari angolo via Corso Garibaldi. L’ingresso da un portone accanto ad un negozio di occhiali e poi una scala che ti porta al primo piano dove ha sede la federazione del MSI, che va oltre in terrazza dove vi erano dei locali che ospitavano il Raggruppamento Giovanile del MSI e la Giovane Italia. Mi fanno compilare una scheda di adesione e dopo alcuni giorni mi consegnano la tessera che ancora conservo assieme a quelle degli anni successivi.

Anche in questa circostanza una emozione, questa volta galeotta, alla base di una storia.