1967

LA GOLIARDIA

La nascita del S.O.G. Giovanni delle Bande Nere Impero Calabro

Sul finire degli anni 60 la quasi totalità degli studenti universitari della città di Reggio Calabria e gran parte di quelli della sua provincia frequentavano le facoltà dell’Università di Messina così come molti altri studenti delle altre province calabresi.   

Gradualmente gli studenti universitari calabresi finirono per costituire la maggioranza degli iscritti di quella Università . Le facoltà che richiedevano la frequenza e il disagio di dover viaggiare quotidianamente determinarono, ben presto, l’insediamento di una comunità di studenti calabresi nella città di Messina.

L’organismo goliardico dell’Università di Messina era il Sacer Ordo Zammarae retto dal Gripho e da un nutrito gruppo di senatori, studenti, tra i più anziani e rappresentativi anche, delle varie aree di provenienza. Tradizionalmente il Gripho era espresso dagli studenti di Messina ed anche il senato era prevalentemente composto da universitari messinesi. Continua a leggere...



Erano gli anni precedenti la contestazione del ’68 ed esisteva anche l’ORUM, un organismo rappresentativo degli studenti dell’Università Messina,  composto da trenta studenti, che venivano annualmente eletti con il sistema elettorale proporzionale attraverso la partecipazione di associazioni studentesche ispirate e sostenute dai partiti della prima Repubblica. 

Ordine goliardico, ORUM e le diverse associazioni universitarie rappresentavano la classe dirigente universitaria che si interfacciava con il sistema di governo universitario e con gli interessi che attorno ad esso ruotano.

L’organo goliardico era apartitico e, ad esso, aderirono universitari di ogni colore politico pur se, per formazione culturale ed ideologica, erano pochi gli universitari comunisti che prendevano parte attiva.

Il Sacer Ordo Zammarae aveva una propria sede che fungeva da punto d’incontro degli studenti e dove venivano pensate ed organizzate tutte le attività goliardiche che annualmente culminarono con le “Feriae Matricularum”: tre giornate ricche di manifestazioni di ogni genere che venivano organizzate da un apposito comitato e finanziate con i contributi delle istituzioni e con la “questua” esercitata per le strade e presso gli esercizi commerciali della città dai goliardi paludati di mantello e feluca.

E’ in questo contesto e per ragioni radicate in vicende ed interessi legati a quel sistema relazionale che matura l’idea di far nascere il Nuovo Ordine Goliardico rappresentativo degli universitari calabresi.

Sicuramente ha inciso nella decisione una conduzione delle attività goliardiche stanca ed interessata da parte dei rappresentanti dell’epoca del Sacer Ordo Zammarae, la scarsa capacità del Senato goliardico di essere rappresentativo delle forze emergenti e provenienti da altri ambiti territoriali, le lotte interne per la successione al Gripho Calogero 1°, che faranno registrare l’avvento di un calabrese, ma hanno inciso certamente la voglia di fare rivivere lo spirito goliardico attraverso una costante attività e l’orgoglio di imprimere una identità calabrese alla goliardia in vigenza di una forte aspirazione e rivendicazione di una Università della Calabria. E’ in quegli anni che sorgerà, infatti, a Reggio l’Istituto universitario di Architettura e venne costituita, anche, la Libera Università degli Studi di Reggio Calabria con l’avvio degli studi di tre Facoltà.

In questo quadro di riferimento, in una tarda mattinata del 1967, tre studenti universitari dell’epoca stendono un comunicato stampa con il quale informano il mondo universitario della volontà di costituire il Sovrano Ordine Goliardico Giovanni delle Bande Nere Impero Calabro.

L’iniziativa doveva fare i conti con due realtà che la contrastavano: il Sacer Ordo Zammarae che perdeva l’assoluta ed esclusiva influenza sul mondo goliardico e con il vecchio Prefetto del glorioso Principe Anassila 1° , Barba 1°, al secolo Totò Cuzzocrea, che si limitava a coordinare annualmente un comitato organizzatore della festa della matricola reggina. 

Il Principato reggino pur essendo una  promanazione del Sacer Ordo Zammarae con il prestigioso ed austero Anassila 1° godeva di piena autonomia ed era riconosciuto punto di riferimento di tutto il mondo goliardico reggino. Era Sovrano sul territorio reggino e non incideva sugli altri territori calabresi né tanto meno sull’Università di Messina.   I propri sudditi  a tutti gli effetti aderenti all’ordine goliardico messinese obbedivano alle sue regole; le matricole fruivano dei "lasciapassare" del Sacer Ordo Zammarae, riconoscevano l’autorità del Gripho e dei senatori.

Il nuovo Ordine Goliardico era Sovrano e si poneva alla pari con il Sacer Ordo Zammarae.

La struttura dell’Ordine riproduceva la gerarchia monarchica: al vertice l’Imperatore e , poi, Rex, Principi, Granduca, Duca, Marchese e così via. Batteva cassa mettendo in vendita i propri “lascia passare” che venivano acquistati dalle matricole per guadagnare l’impunità dentro l’Università da parte degli anziani. Questi, infatti, fermavano gli studenti all’interno delle mura di cinta dell’Università e richiedevano il tesserino universitario. Le matricole che non esibivano il “lasciapassare” pagavano il pedaggio: spesso finivano al bar fuori dell’Università dove offrivano una ricca consumazione agli anziani ed altre volte erano vittime di pesanti scherzi.

Si trattava, quindi, per il nuovo Ordine Goliardico di fare riconoscere e rispettare agli anziani del Sacer Ordo  i nuovi “lasciapassare”. Per fare ciò quotidianamente veniva presidiato l’ateneo da numerose schiere di seguaci dell’Ordine di Giovanni delle Bande Nere che, con la loro presenza e con buone maniere, scoraggiano eventuali insidie alle matricole protette.

Con il passare del tempo, grazie anche ad una assidua attività diplomatica, il Sacer Ordo Zammarae accettava la nuova realtà.

La festa della matricola a Messina la organizzava il Sacer Ordo mentre sorgeva un conflitto a Reggio dove la consuetudine assegnava questo ruolo a Barba 1°.

L’attività.

Quale attività veniva posta in essere dalla organizzazione studentesca e per quali obiettivi. Le finalità principali dell’associazione erano rappresentate dalla difesa del diritto allo studio, un'attività che richiede una presenza di tipo sindacale all’interno di tutte le scuole per denunciare carenze di ogni genere che non assicuravano il corretto svolgimento delle attività scolastiche. Una tale struttura organizzativa portava a ricercare in ciascuno istituto dei riferimenti attraverso i quali conoscere le problematiche, dibattere, confrontarsi e rivendicare soluzioni. Tale attività produce un sistema di relazioni terreno fertile per una azione di proselitismo che si traduce in nuovi giovani tesserati sui quali potevi lavorare per un confronto culturale e politico. 


“Azione” è il titolo dell’opuscolo ciclostilato a cura dell’A.S.A.N. del 13.10.1965 nel quale la pubblicazione di un articolo “Caos nelle scuole”, rende bene l’idea del ruolo della Giovane Italia nelle scuole.  Continua a leggere...

“I primi giorni di scuola hanno messo in evidenza le manchevolezze e le colpe del governo di centrosinistra nei confronti della scuola italiana, travagliata da una crisi di difficile soluzione. Il Governo, infatti, non è riuscito a risolvere alcun problema nel mondo della scuola. Mancano aule, insufficienti gli insegnanti specie nel ramo tecnico  e commerciale o in quello industriale, troppo i turni di frequenza, latitanti le attrezzature sportive, eccessivamente costosi i libri di testo, pochi i gabinetti scientifici.

Uno dei lati più sconcertanti della nuova scuola “democratica”, sociale e gratuita, è quello dei libri. Per acquistarli, uno studente della Media obbligatoria, deve in genere spendere ventimila lire. Quindi per borsa, quaderni, matite, penne e grembiule lo studente sborsa altri 15 mila lire, quindi bisogna pagare il contributo alle pulizie.

Per ricapitolare, i poveri genitori dello studente che le medie obbligatorie e gratuite, spendono circa sessantamila lire. Solo all’inizio dell’anno. 

Compito della Giovane Italia deve essere quello di denunciare pubblicamente queste gravi carenze, cercando ove ve ne fosse bisogno di richiamare l’attenzione delle autorità scolastiche e governative per ovviare agli inconvenienti che rendono disagevoli le condizioni di studio per i discenti.

La Direzione Nazionale dell’ASAN “Giovane Italia”, invita quindi tutte le Associazioni Provinciali a perfezionare in questi giorni la struttura organizzativa. Ciò permetterà alle Associazioni di promuovere dibattiti pubblici o Convegni di Istituto, sui maggiori problemi che interessano da vicino tutti gli studenti (edilizia scolastica, sport nelle scuole, libri di testo, riforme del Ministro Guy, ecc.).

E’ anche necessario che vengano stampati e diffusi volantini, giornalini d'istituto ed altro per permettere una vasta e capillare azione di proselitismo e di propaganda. Si raccomanda che, almeno all’inizio dell’anno scolastico, la stampa periodica di Istituto tratti esclusivamente problemi scolastici."


Dal 1965 al 1969 non vi è stato istituto della città di Reggio Calabria che non avesse iscritti alla Giovane Italia e quindi sensori attivi per agitare e trovare soluzioni. Una attività che consentiva la mobilitazione di migliaia di studenti il più delle volte orientata alla soluzione di problematiche di natura logistica di ciascun istituto ma utile anche allorquando si trattava di agitare questioni di natura politica e di avanzare richieste di carattere generali, come la istituzione della Università a Reggio Calabria, o per la istituzione della Corte di Appello  Autonoma ed ancora per questioni squisitamente politiche, Scioperi per Trento e Trieste, contro l'occupazione della Cecoslovacchia e così via.

La Giovane Italia come tutte le associazioni aveva un proprio statuto e gli organi gestionali: il Presidente il direttivo provinciale con le deleghe, i segretari delle singole sezioni della provincia, e poi per ogni istituto il Responsabile di Istituto e di classe. 

Così come il Raggruppamento Giovanile aveva il suo Segretario Provinciale, il direttivo provinciale, del quale facevano parte il Presidente della Giovane Italia e del Fuan, oltre ai segretari di sezione.

Nel 1964 era Segretario Provinciale Guglielmo Rositani, Vice segretario Carlo Colella, Addetto Organizzazione Ettore Pannuti, Addetto Stampa e propaganda Toni Zuccarini, Addetto Preparazione politica Giovanni Parisi, Addetto Volontari Nino Colella, Addetto Giovani Lavoratori Gaetano Foti, Addetto Settore femminile, Mena Cuzzocrea, Presidente Giovane Italia Carlo Felice Rafanelli, Addetto FUAN Fortunato Aloi.

Nel 1967 il segretario provinciale era Paolo Romeo, il vice segretario – Enzo Scordo, l’addetto stampa e propaganda Vito Perrelli, l’addetto ai volontari Rino Romano, addetto alla cultura Tonino Menichini, addetto organizzazione Mario Genua, Franco Palmisano, Angelo Fazio, Giovane Italia Callea Pasquale, Fuan Aloi Fortunato. Poi vi erano gli ispettori di Zona, per la Tirrenica: Mario Genua, Franco Palmisano, Penna Giovanni, Leuzzi Domenico per la fascia Jonica: Serranò Domenico, Pezzano Pier Luigi, Chimenti Gianfranco, Mazzaferro Ettore.


Il 17 luglio del 1965 Paolo Romeo viene nominato Presidente della Giovane Italia da parte del Segretario Provinciale del Raggruppamento Giovanile del MSI Guglielmo Rositani.  

La nomina verrà ratificata il successivo 15 settembre dello stesso anno dal Presidente Nazionale Arturo Bellissimo.

Faranno parte del direttivo provinciale : Franco Perrelli, Domenico Zoccali, Pino Caprì, Pasquale Callea, Scordo Vincenzo, Dino Fallara.

Sulla base delle indicazioni della Direzione Nazionale della Giovane Italia una serie di articoli di giornali dell’epoca danno conto di quanto intensa sia stata l’attività della Giovane Italia nelle scuole. Tale impegno la porterà a diventare l’associazione più forte, della provincia di Reggio Calabria, per numero di iscritti e per la mole di attività svolta.


Accanto alla presenza attiva nelle scuole della città, vi era poi una intensa attività organizzativa protesa a costituire in tutti i comuni della provincia sezioni del MSI un nucleo di giovani del paese che operavano soprattutto nei comuni dove avevano sede le scuole che frequentavano. 

Parallelamente venivano organizzati nei vari comprensori della provincia incontri, convegni e dibattiti pubblici. Venivano organizzate e tenute nei saloni della federazione veri e propri corsi di formazione politica. 

Saltuariamente venivano organizzati a livello locale e nazionale dei Campi Scuola. 

L’intellighenzia escludeva dal circuito della distribuzione di libri quelli che non si conformano al pensiero dominante sicché era compito anche dei notiziari interni segnalare e consigliare la lettura di alcuni libri e/o riviste. 

Per tale ragione a Reggio promuoviamo l’apertura di una libreria in via Osanna, denominata A7, dove si esponevano e vendevano libri delle case editrici vicini alla destra, con la disponibilità di una adiacente sala lettura per la consultazione dei testi.

Le vicende goliardiche reggine sul finire del 1967


Siamo alla vigilia delle fasi organizzative delle “feriae matricularum” e l’ambiente goliardico è in fibrillazione per determinare come e chi deve gestire l’evento curato, negli anni precedenti, da Barba 1° e dalla sua corte.

I primi giorni di novembre i quotidiani locali danno notizia della detronizzazione di Barba Primo ad opera di un nuovo tiranno, tale Nerone Primo che ha deciso “di risollevare le sorti di Santa Madre Goliardia che in questi anni è stata degradata da alcuni famelici e panciuti individui venduti e ridicolizzati dalla Zammara, cui erano sottomessi tradendo le tradizioni della goliardia reggina.”.  Gravi le accuse che venivano mosse a Barba Primo ed ai suoi panciuti scagnozzi: l’oltraggio subito in quel di Messina durante la celebrazione dei locali ludi facendosi rubare delle insegne imperiali.  Continua a leggere...

Barba Primo nega la circostanza e dà dell’impostore a Nerone Primo che invece “ordina la cattura dei traditori promettendo ai goliardi reggini esemplare punizione degli stessi che saranno esposti al ludibrio ed allo schermo in pubblica piazza” e dà “disposizione ai suoi amministratori di elargire ai goliardi un forziere di sonanti monete”.  Nerone Primo, mantiene segreta la sua identità, ma ha subito nominato la sua corte che risulta così composta: Vicario Generale: Carmelo Marino; Gran Giustiziere: Totò Cutrupi; Gran Ciambellano: Francesco Caravelli; Granduchi: Aldo Agati, Lillo Piscopo e Lillo Cordova; Duchi: Carlo Cordova, Mimmo Caraffa, Aldo Gerardi, Antonio Romeo e Ernesto Cimino; Marchesi: Luigi Landi, Nino Colosi, Alfonso Barbieri, Lillo Delfino, Franco Codito, Nino Picara; Conti: Giorgio Crucitti, Totò Morabito, Gianni Barbaro, Mimmo Pendino, Gianni Romeo, Paolo Frasca, Paolo Giro; Baroni: Luigi Bianco, Dario Vitellaro, Aldo Pellegrino, Gianni Brancati, Totòn Pizzi, Mimmo Calabrò, Angelo Sangiovanni, Mario Mellina, Sandro Manganaro, Pino Caravelli, Piero Laganà; Cavalieri: Peppe Nucara, Serafino Lombardo, Pierino Barbetta,; Ministro Guardasigilli: Achille Bagalà; Buffone di Corte: Fernando Petrocchino; Addetto alla mannaia: Adolfo Robespierre. 

Barba primo non si arrende. Il tiranno già in carica al contrattacco dopo il colpo di mano di Nerone. Attraverso un suo portavoce annuncia che presto fisserà i programmi e la data della prossima festa della matricola non prima di avere rinnovato la corte goliardica. Vero è che gran parte della corte di Nerone erano nobili del suo principato che di fatto erano insoddisfatti della conduzione della deviata goliardica reggina.

Intanto i giornali si interrogano su “chi è il capo della goliardia” registrando “Bordate di carta tra Barba e Nerone”. La lotta per la conquista dell’egemonia dell’ambiente goliardico reggino assume ogni giorno di più aspetti drammatici. Un commando dei neroniani sarebbe giunto fino a Barba primo, riuscendo anche ad acciuffare la barbetta e a trascinarlo per un paio di metri. Intanto Nerone Primo (a proposito perché non esce dall’ombra e si fa conoscere?) ha promesso una grossa taglia a chiunque catturerà i panciuti scagnozzi di Barba Primo ed annuncia la formazione del comitato organizzatore delle feriae matricularum nominando Aldo Agati presidente, Mimmo Cordova tesoriere, Luigi Landi addetto all’organizzazione, Carlo Cordova amministratore, Totò Pizzi, Mimmo Caraffa e Achille Bagalà revisori dei conti e nominando ancora Granduca Pino Caruso e baroni Gianni Aricò Gianrico Valentino. Barba Primo definisce pubblicamente i componenti del comitato “abusivi della ricerca dei fondi” precedentemente “espulsi dalla nobile Corte de lo princeps Barba Primo per indegnità goliardica” e polemizzando con il suo rivale dice: “Il signore, che si definisce tale, non sa e forse non ha mai saputo, che per essere principe bisogna, sì, essere tiranni, ma è anche necessario essere benvoluti da tutti i goliardi e non da una fazione di essi, che non comprende poi i migliori. Le presunte tirannie che si illudono di reggersi su queste basi, non hanno la fortuna di vedere spuntare l’alba” e continuando aggiunge: “ Ad ogni modo, la nobile Corte di Baraba Primo è pronta: se è necessario, affronterà la battaglia goliardica e dimostrerà che questo signor Nerone ed i suoi seguaci vogliono mandare in frantumi la Goliardia reggina che fino ad oggi ha avuto nobili ed alte tradizioni e riconoscimenti in tutta Italia, certo non per merito di questo signor Nerone bensì per merito di Barba Primo e della sua Corte.

Ma dopo qualche giorno un'agenzia di stampa informa che “Barba primo si trova rinchiuso nel suo castello". E che i rapace e felloni suoi consiglieri sono in fuga, braccati dalla milizia imperiale… mentre in una piazza cittadina si sta erigendo un palco di esecuzione, mentre il boia affila la mannaia.” Ed ancora: “ i peggiori elementi della Corte di Barba Primo sono stati catturati, a Pentimele, mentre si vestivano da bifolchi nella speranza di passare inosservati. Non si sa nulla del loro destino, anche se quella notizia secondo la quale il boia sta affilando la mannaia induce a formulare ipotesi piuttosto pessimistiche”.  In una nota di risposta alle dichiarazioni di Barba Primo il nuovo tiranno dice:” Incredibile! Barba Primo ha ancora il coraggio di rischiare. Dopo avere aggiunto all’offesa subita in quel di Messina, dove fu lasciato affamato e deriso, un’altra onta subita sul Corso Garibaldi, dove è stato preso e trascinato dalla barbetta ad opera di un nobile della Corte di Nerone Primo, all’ex tiranno doveva venir meno la primitiva baldanza. In altri tempi, i tiranni, che avessero subito umiliazioni minori avrebbero preso immediatamente la via dell’esilio.” La nota prosegue: “ Non tutti i tiranni sono eguali ed ogni corte ha i tiranni che si merita. .. Tutti i dignitari raccolti nel tempio di Venere pregano la Dea  affinché plachi la furia divina del grazioso Tiranno e nel contempo punisca i subdoli e squallidi consiglieri du Barba Primo che ha venduto la goliardia reggina per un volgare piatto di lenticchie, tradendo le sue gloriose tradizioni ed offendendo la bontà della cittadinanza con una vergognosissima festa della matricola. Sicuri, pertanto, che dal seno della goliardia reggina bisogna estirpare questi malefici bubboni. L’Ufficio del Guardasigilli ha, intanto, preparato le liste di prescrizione nelle quali figurano, ai primi posti, gli avidi farisei che si sono ingrassati durante le ultime Feriae Matricularum.”

“Tutti i goliardi reggini si chiedono chi sia mai questo Nerone Primo che rivendica la tirannia; la polizia segreta di Barba Primo sta facendo addirittura concorrenza all'americana CIA per riuscire a conoscere il volto del rivale del loro signore, ma finora con scarsa fortuna. Abbiamo condotto ricerche per conto nostro e siamo giunti a Alfredo Mancini e Franco Cleopadre. Può darsi che ci siamo sbagliati.” Così recita una nota del giornalista del quotidiano locale. 

Irrompe sulla scena Giovanni delle Bande Nere che contesta tanto a Nerone Primo che a Barba Primo il diritto di tiranneggiare la goliardia reggina. “Li suddetti noti et ignoti approfittando dello stato di debilitazione di Barba Primo et de la sua combriccola habent facto rivolta di putia detronizzando lo suddetto barbuto. Habent, postea, dato vita ad altro ordine di cui lo capo, certo Nerone Primo chi non rinesci mancu a dar focu a li cendiri di la suddetta putia.”. .. “Sic stantibus rebus, nos Giovanni delle Bande Nere, decisi a spazzar via tutto lo marciume che habet sporcato onni purtusu de la città … decretamus fondate ne la nostra civitatem, provincia ed circondari, lu vastu impero delle Bande Nere.”. Anche questo personaggio come Nerone Primo è rimasto nell’ombra ed ancora una volta le indiscrezioni giornalistiche ipotizzano possa essere Natino Aloi. Lo stesso il giorno successivo smentisce di essere il fantomatico pretendente della tirannia della goliardia reggina.

Preoccupati forse della presenza di Giovanni Delle Bande Nere hanno fatto pace Barba Primo e Nerone Primo. Così titola un articolo de la Tribuna del mezzogiorno dell’11 novembre 1967 che riporta poi un comunicato diramato da Nerone Primo: “Dopo estenuanti battaglie goliardiche Barba Primo e Nerone Primo si sono riuniti nei pressi del lago di Saline e dopo avere temprato le stanche membra con un bagno purificatore e, dopo massaggi con aromi di bergamotto e di gelsomino, brindando in onore di santa madre Goliardia, hanno preso in esame i travagliati problemi goliardici reggini e a lungo discusso per tre giorni  e tre notti. Hanno deciso di porre fine alle lotte intestine e deleterie ed hanno inoltre ordinato una esemplare punizione dei responsabili della decadenza della goliardia reggina in questi ultimi anni mediante fustigazione ed espulsione dai ranghi goliardici. Concordando con ciò Nerone Primo ha annunciato di ritirarsi presso la Corte del Pontefice massimo dopo avere risanata la situazione critica e difficile della goliardia reggina. Fatto ciò ha dato incarico a Barba Primo di riunire sotto le sue insegne tutti i suoi sudditi e nello stesso tempo ha tranquillizzato i goliardi che sarà sempre pronto ad intervenire in loro favore e di Barba Primo qualora dovessero sorgere nuovi contrasti. Barba Primo, preso atto dell’aiuto di Nerone Primo, nell'opera di rilancio della goliardia reggina, lo ha ringraziato ed ha stabilito di convocare immediatamente i suoi consiglieri e di rinnovare la Corte per il nuovo anno goliardico. Stabiliti gli accordi Barba Primo e Nerone Périmno  hanno invitato i goliardi a brindare alla nuova e maggiore gloria di santa madre goliardia.” 

L’accordo raggiunto riappacifica soltanto i vertici dei due gruppi universitari lasciando un diffuso malcontento tra i componenti dei due schieramenti che si erano fronteggiati cruentemente senza risparmiarsi accuse pesanti che lasciano il segno.

Da quel momento, per i due anni successivi, regnerà una situazione conflittuale tra i gruppi rivali che farà registrare un graduale dileguarsi dei fedeli di Barba Primo ed un progressivo rafforzamento del gruppo avversario.

La presenza nelle schiere di Giovanni delle Bande Nere di nuovi goliardi pieni di entusiasmo e di sana voglia di vivere la Goliardia determina un attivismo che non si limita alla organizzazione della annuale festa della matricola ma promuove nel corso dell’anno iniziative di natura goliardica e di presenza sui temi di interesse universitario. Un'occupazione di spazi lasciati vuoti dalla soppressione degli organismi rappresentativi universitari ed anche dal nuovo clima contestatario del 68 che nasce nell’Università ed ha come protagonisti gli studenti. 

Cominciano così le azioni goliardiche delle schiere di Giovanni delle Bande Nere. “I seguaci dell’imperatore fanno irruzione nell’accampamento reggino portando fuori legati ad una corda i giocatori amaranto Toschi, Vallongo, Ferrario, Jacoboni ed altri . Volevano chiedere un lauto riscatto a Granillo e Maestrelli. … Il tentativo fallisce grazie all’intervento dello stopper Bello che è riuscito a liberare i compagni col lancio di bombe d’acqua”.

Non tarda, però, a giungere la reazione di Barba Primo e di quanti gli erano rimasti fedeli dopo la riappacificazione con Nerone Primo. Con un’azione a sorpresa, in pieno centro cittadino, il sindaco Battaglia “viene catturato e condotto al quartier generale del tiranno, per motivi strategici questa volta fissato in un’accogliente sala del ristorante “Mimmo” a Gallico”. L’iniziativa tendeva a dare scacco matto a Giovanni delle Bande Nere dimostrando la vitalità del gruppo ed in particolare tendeva a far naufragare il tentativo di costituzione del nuovo ordine di Nerone Primo atteso che all’operazione di sequestro del sindaco partecipavano alcuni goliardi che figurano nella corte di Nerone Primo. Al ristorante “Mimmo”, attorno alla tavola bandita, erano presenti, infatti, oltre a Totò Cuzzocrea, Mario Lombardo, Mimmo Nucara, Carlo Cordova, Aldo Agati, Mimmo Cordova, Franco Gervasi e Pasquale Zucchi.

Nello stesso mese di novembre del 1967 alcuni nobili abbandonano la corte di Barba Primo compiendo atto di sottomissione al nuovo imperatore Giovanni delle Bande Nere. Così viene raccontato l’accaduto dai quotidiani locali: “Con atteggiamento umile e sottomesso alcuni nobili profughi della pseudo corte barbina, hanno chiesto asilo alle nobili invitte bande di Giovanni. Quanto prima lo Gran Consiglio della Corte si riunirà per purgare, esaminare ed eventualmente accettare fra le file dell’impero codesti nobili: Lillo Delfino (conte), Barletta (Cavaliere), Pino Lo Torto (cavaliere), Gianni Romeo(conte) ed altri.”

Il 18 novembre del 1967 l’Imperatore Giovanni delle Bande Nere rende nota la sua Corte che risulta così composta: Granduchi: Roberto Smorto, Franco Cleopadre, Francesco Anghelone, Tonino Foti, Raffaele Bova, Pepè Moscato, Carmelo Latella, e Filippo Foti; Duchi: Pietro Cristiano, Giuseppe Caprì, Pasquale Falcone, Giuseppe Caridi, Giovanni Trebisonda, Nino Cogliandro, Cesare Romano, Ninetto Alampi, Ezio Lopez, Mimmi Brancatisano, Ninotto Colella; Duchessa: Olga Toscano; Marchesi: Totò Malara, Placido Sciarrone, Aldo Aricò, Franco Gangemi, Roberto Catalano, Michele Anghelone, Demetrio Franco; Conti: Pepè Morabito, Leo Romeo, Nino Fragomeni, Carmelo Mafrici, Franco Borrato, Tonino Meneghini, Pino Calabrese, Gegi Barbera, Stelvio Ciliegi; Baroni: Antonio Papalia,Franco Gervasio, Aldo Pardo, Gigi Speranza, Antonio Toscano, Bruno Gaglioti, Vincenzo Tramontana, Nino Caminiti, Mario Dito; Baronesse: Rita Spadaro, Marisa D’Amato,Ornella De Masi; Cavalieri: Rodolfo Dattola, Mimmo Zoccali, Enzo Scordo, Franco Perrelli, Peppe Schirinzi, Leonardo Labadessa e Domenico Malara.

Inoltre pervengono telegrammi di adesione alla sua azione da ogni angolo della provincia. Il principe dei goliardi cittanovesi “In coro nostri esultano per tua magna impresa, disposti debellare cum nostri secchi ed boi tuoi ignavi nemici”. Ed il Principe de li feudi bovisciani gli ha cos’ telegrafato: “ Giungerò cum miei nobili et giannizzeri et damigelle perorare nobile causa goliardica da te rivendicata”. 

Giovanni delle Bande Nere indice le Feriae Matricularum per il mese di Dicembre.

Barba Primo, logorato dalle lotte intestine, indebolito e ridimensionato dai suoi stessi seguaci che avevano organizzato la rivolta con Nerone Primo, poi rientrata, accoglie ben volentieri la proposta di Giovanni delle Bande Nere di  partecipare alla cerimonia di apertura delle feste. La disputa goliardica registra una tregua in nome di Santa Madre Goliardia. Alla festa organizzata dai seguaci dell’imperatore parteciperà anche Barba  Primo che assieme ad un esponente dell’imperatore si consegnerà , a Palazzo San Giorgio, le chiavi della città e, assieme, dal balcone del palazzo comunale, impartiranno la benedizione urbi et orbi. Il nuovo Ordine Goliardico aveva, di fatto, raggiunto il suo scopo: organizzava la festa della matricola, isolava ulteriormente Barba Primo dai suoi pochi seguaci e rinvia lo scontro finale ad una fase successiva.

Correva l’anno 1968

L’anno 1968 registrerà, dopo il periodo estivo, una serie di iniziative goliardiche ad opera delle schiere di Giovanni delle Bande Nere, la presentazione ufficiale di Giovanni delle Bande Nere, e la festa della matricola organizzata sempre dai seguaci dell’impero con la partecipazione alla classica cerimonia della consegna delle chiavi della città di Barba Primo e di Giovanni delle Bande Nere.

Il  19 settembre un gruppo di goliardi rapisce il giornalista Antonio Ghirelli, direttore del Corriere dello Sport.  All’iniziativa  Barba Primo risponde sconfessando Giovanni delle Bande Nere ed assume che il Sacer Ordo Zammarae Principatus Rheginus è il solo riconosciuto dal potentissimo Grifone di Messina. Non era ancora chiaro a Barba Primo che il disegno dell’Impero Calabro era quello di affiancarsi, con pari dignità, al Sacer Ordo Zammarae che doveva soltanto prendere atto della nuova realtà. Le cose verranno ben comprese di lì a qualche giorno quando verranno messe in vendita presso il bar Siracusa di Reggio Calabria, al modico prezzo di lire quattrocento, i “lascia passare” coniati dall’impero di Giovanni delle Bande Nere e sostenuti “dalle nobilissime firme dei siderei antiani dell’impero calabro“Continua a leggere...

L’anno 1968 registrerà, dopo il periodo estivo, una serie di iniziative goliardiche ad opera delle schiere di Giovanni delle Bande Nere, la presentazione ufficiale di Giovanni delle Bande Nere, e la festa della matricola organizzata sempre dai seguaci dell’impero con la partecipazione alla classica cerimonia della consegna delle chiavi della città di Barba Primo e di Giovanni delle Bande Nere.

Il  19 settembre un gruppo di goliardi rapisce il giornalista Antonio Ghirelli, direttore del Corriere dello Sport.  All’iniziativa  Barba Primo risponde sconfessando Giovanni delle Bande Nere ed assume che il Sacer Ordo Zammarae Principatus Rheginus è il solo riconosciuto dal potentissimo Grifone di Messina. Non era ancora chiaro a Barba Primo che il disegno dell’Impero Calabro era quello di affiancarsi, con pari dignità, al Sacer Ordo Zammarae che doveva soltanto prendere atto della nuova realtà. Le cose verranno ben comprese di lì a qualche giorno quando verranno messe in vendita presso il bar Siracusa di Reggio Calabria, al modico prezzo di lire quattrocento, i “lascia passare” coniati dall’impero di Giovanni delle Bande Nere e sostenuti “dalle nobilissime firme dei siderei antiani dell’impero calabro“ .  In un comunicato, Barba Primo ci tiene a “ribadire un punto che è stato oggetto di discussione all’ultimo congresso Internazionale di Goliardia tenutosi a Ginevra: il principe non può essere un nome soltanto ma deve identificarsi in una persona fisicamente esistente e riconoscibile”.  Il senato di Giovanni delle Bande Nere risponde che il personaggio uscirà dall’anonimato in occasione della festa della matricola.

Intanto anche quest’anno vengono indette due “feriae matricularum" ad iniziative del Principato e dell’Impero Calabro. Quest’ultimo comunica anche il comitato organizzatore: Paolo Romeo amministratore; Enzo Jacopino, Gianni Trebisonda, Giuseppe Barletta e Giuseppe Moscato revisori dei conti; Gigi Barbera, Leonardo Labadessa, Franco Borrato e Piero Greco organizzatori carri allegorici; Pino Caprì, Vito Perrelli, Mimmo Marra, Pino Barletta, addetti stampa; Franco Perrelli, Pino Russo, Ninetto Alampi, Peppe Moscato, organizzazione serata danzante; Franco Borrato, Leo Romeo, Gigi Speranza, Stelvio Ciliegi, Gianno Trebisonda e Pippo Foti fiaccolata e relazioni con gli altri ordini goliardici; Gianni Trebisonda, Pippo Foti, Nuccio Falcione, Nino Romeo organizzazione Gimkana; Pepè Morabito, Pietro Quattrone, Claudio Iero, Pietro Cotronei, organizzazione caccia al tesoro; Paolo Romeo, Enzo Jacopino, Pepè Moscato e Gianni Trebisonda, organizzazione partita di pallone; Carmelo Latella, organizzazione corsa con i sacchi; Aldo Pardo, Lello Albanese, Antonio Toscano, organizzazione tiro alla pignataccia; Olga Toscano, Franco Gangemi e Pietro Costantino, organizzazione spettacolo di varietà; Pietro Gangemi e Pasquale Falcone processo alla matricola. Il Principato annuncia, invece, feste rivoluzionarie. Un comunicato dell’ufficio stampa del <barbuto> fa sapere: “Due, ha annunciato il despota, saranno le riforme più importanti: La prima di queste riguarda le feriae matricularum. Quest’anno, infatti, la festa della matricola uscirà dai vecchi ed ormai superati schemi tradizionali per entrare in una moderna concezione che sia al passo con i tempi e possa corrispondere alle nuove esigenze dei goliardi. Queste riforme saranno rese note non appena illustri saggi della goliardia reggina, ai quali è stato demandato il compito di studiare profondamente gli atti del congresso di Ginevra, avranno finito il loro ritiro spirituale sui monti dell’Aspromonte. Un’altra importante riforma riguarda la composizione del comitato organizzatore della XXI Feriae Matricularum. Quest’anno, infatti, al fine di permettere che la festa della matricola, che è patrimonio di tutti i goliardi, sia organizzata da tutti gli universitari e non da una piccola fazione. Il principe e tiranno Barba Primo ha deciso di affidare a tutte le associazioni universitarie reggine, che hanno fatto a lui atto di sottomissione, il compito di formare il comitato organizzatore delle XXI feraie. Il comitato pertanto sarà composto dai rappresentati delle seguenti associazioni: ASGO, CDS, Salvemini, GUS, AUI, AUR, Luigi Einaudi, Benedetto Croce, Oberdan, AGIM.”

Intanto all’annuncio che le feriae di Barba Primo saranno organizzate da tutte le associazioni universitarie, eccettuato il FUAN, il direttivo di quest’ultima associazione si è riunito, convocato d’urgenza dal suo presidente Pepè Moscato, … rende noto: “a) le associazioni studentesche che hanno la pretesa di rappresentare la totalità degli studenti universitari, sono in realtà rappresentative di una sparuta minoranza; b) il FUAN, avente la maggioranza relativa nello Ateneo Messinese, non è stato invitato a prendere parte al comitato organizzatore; c) invitiamo i maggiorenti del suddetto comitato a voler rivedere le loro attestazioni licenziose.”

A Barba Primo fallisce il tentativo di organizzare la festa con i rappresentanti delle associazioni universitarie che hanno logiche e tempi diversi da quelle della goliardia e, con un colpo di mano, annuncia unilateralmente che era stato raggiunto un accordo con Giovanni delle Bande Nere per organizzare assieme le ferie.

La mancata risposta da parte di Giovanni delle Bande Nere all’invito a riproporre lo schema operativo del precedente anno porta Barba Primo che dirama una nota nella quale si legge: “ Dopo le vacanze estive il principe Barba Primo ha dato udienza, ha ricevuto doni ed omaggi ed ha sconfessato ufficialmente Giovanni delle Bande Nere Infine Barba Primo ha ricevuto, ne lo salone ad eis riservato, li rappresentanti de la stampa locale, italica tota ed estera; li quali dopo avergli reso doveroso omaggio et osannato Eum – secondo le antiqui canoni di Nostra Sana Madre Goliardia – habet ricevuto la seguente dichiarazione: Lo pseudo Giovanni delle Bande Nere (così come vuole il suo nome – essere condottiero assoldato da questo o quello, che morì giovanissimo, ad appena 28 anni per le numerose ferite riportate, senza mai essere riuscito a governare non un feuso, ma addirittura nemmeno un metro quadrato di terra) non sa et forse non ha mai saputo che – per essere Principe -  bisogna sì essere tiranni, ma anche est necessario essere ben voluti da toti li Goliardi reggini, appartenenti o non a le varie associazioni universitarie -  e non da una fazione di essi, che non comprende poi i migliori. … Lo celeberrimus aggiunge ancora che solo lo suo Principato, et cioè Sacer Ordo Zammarae Principatus Rheginus est riconosciuto da lo potentissimus Grifone di Messina, a lo quale, coglie l’occasione per inviare un deferente saluto etr sempre ad malora.”

Tempestiva è la risposta del Sovrano Ordine Calabrese: “Non possiamo né vogliamo far pensare ai nostri seguaci che ci sia mai stata da parte nostra la volontà di stipulare accordi con entità inconsistenti. Ribadiamo una incontestabile realtà che pone il Sovrano Ordine Goliardico di Giovanni delle Bande Nere al comando della goliardia calabrese, realtà recepita altresì dal Supremo Senato Goliardico Italiano di Padova e dal Grifone VII di Messina. Ammoniamo ancora il vetusto Barba Primo a non perseverare in un atteggiamento che vorrebbe esser protestatario e che già gli costò un rapimento in seguito al quale diede scarsa dimostrazione del suo spirito goliardico nell’istante in cui intese denunciare alle autorità giudiziarie alcuni goliardi e che, perdurando, indurrebbero noi a muovergli pubbliche accuse che da sole basterebbero ad umiliarlo sì da precludergli la possibilità di blaterare ancora di goliardia.”

In quei giorni, infatti, la stampa locale fa trapelare la notizia secondo cui “sembra che Cuzzocrea, Barba Primo, sia rimasto vittima di un tentativo, non riuscito, di ratto da parte dei contestatori”.

Era infatti accaduto che le schiere di Giovanni delle Bande Nere, per porre fine alle schizofreniche iniziative del principe indomito, avevano organizzato la cattura dello sventurato ed un pubblico processo goliardico. Era stato predisposto un vecchio carro trascinato da due buoi sul quale era stata costruita una gabbia di legno che avrebbe dovuto ospitare il catturando e la stessa veniva posizionata nei pressi del lido comunale ove era stato convocato Barba Primo. Sulla piazza centrale della città era stato collocato anche un palco dove si sarebbe celebrato il processo a Barba Primo dopo averlo mostrato in gabbia ed in ceppi lungo tutto il Corso Garibaldi. E’ accaduto, invece, che all’incontro, dopo uno scambio di vedute sulle cose da fare, mentre un gruppo di goliardi tentava di bloccare il principe per trascinarlo sul carro, questi fu colto da malore e, dimenandosi, cadde in terra e pertanto piuttosto che il Piazza Italia fu portato in Ospedale per le cure del caso.

L’episodio invece di inasprire gli animi produsse una distensione dei rapporti tra le parti. 

Intanto il due novembre le associazioni universitarie, orfane del Principe Barba Primo che li aveva sollecitate ad collaborare con Lui nella organizzazione della festa,  emanavano un comunicato nel quale: "rilevano come ormai l’ordine goliardico di Giovanni delle Bande Nere non rappresenta altro che una determinata fazione di goliardi, certamente Barba Primo non rappresenta più che sé stesso e qualcun altro suo cattivo consigliere. Ogni tiranno del resto ha la corte che si merita, avocando a sé il compito di organizzare le XXI feriae matricularum .A tale scopo è stato formato un comitato interassociativo di cui fanno parte i rappresentanti delle associazioni.”

Si registra anche una uscita di tale Alarico del Busento che, nel suo editto, usa accenti canzonatori e di disprezzo nei confronti di “Barba Primo che più universitario non è da diversi lustri, e di un sedicente imperatore, tale Giovanni delle Bande Nere  che, avendo bollini appena, goliardicamente parlando ha solo l’età per andare a prendere il latte”.  Sembrerebbe che “Alarico sia appoggiato da quattro Ras della goliardia reggina: Lui sarebbe in sostanza, la punta più alta di una pentarchia instaurata dopo il colpo di di mano con il quale sarebbe stata rovesciata la monarchia di Barba Primo e di Giovanni delle Bande Nere. Alarico fa sapere anche che “due fedelissimi nobili di Barba Primo, tali Carlus et Mimmus, sono stati catturati mentre, travestiti da bifolchi, tentavano di uscire dalla città. Per quanto riguarda Giovanni delle Bande Nere, invece, avrebbe chiesto asilo politico su una nave straniera alla fonda nel porto cittadino, portandosi dietro due opulente capre per rifornirsi di latte fresco.”  

Vero è che il tre novembre i quotidiani locali danno notizia che Barba Primo e Giovanni delle Bande Nere non più rivali in nomine di santa Madre Goliardia hanno indetto le XXI feriae per i giorni 8, 9 e 10 novembre prossimi. “I contestatori del momento non preoccupano affatto i due simpatici rappresentanti della goliardia calabrese. Sono politici, studenti contestatori per vocazione, e, quindi, non goliardi. Politica e goliardia sono due cose distinte - sostengono Giovanni delle Bande Nere e Barba Primo - e noi siamo per i veri seguaci dei clerici vagantes. Barba Primo e Giovanni delle Bande Nere hanno decretato in nomine Bacco, Tabacco Venerisque di svegliare le feriae matricularum 1968 a li dì 8,9,10 de lo mese corrente con incominciamento alle ore 8 del venerdì e con finimento a le ore 24 della domenica. Rebus sic stantibus castella, vias, stratunas, piazzalia, localia illuminata pubblica, tabernacoli, bettolas, monumenta, vespasiani et robbas circulantes de lo comune toto sub controllo absoluto, incondizionato et severo e de li sempiterni goliardi dilecti cum coppulas, quibus est data ampia licentia et facultate di bivaccare, baccanalare, bisbocciare, ingaglioffarsi, sollazzarsi, pomiciare et sonare cum organi naturali et acquisiti; maledicimus noti fetentissimi spilorci, qui patroni racina aut partualli aut bergamotti, non verseranno pecunia sonante ne li nostri forzieri.” La stessa nota stampa rende noto che le XXI feriae matricularum sono state indette dall'imperatore Giovanni delle Bande Nere in onore del Principe e tiranno Barba Primo che è stato chiamato dal supremo senato internazionale a far parte dei più alti ranghi della goliardia.  

La festa della matricola assorbe tutte le polemiche e definisce la posizione del Principe Barba Primo che accetta di uscire dalla scena goliardica lasciando il dominio incontrastato al Sovrano Ordine di Giovanni delle Bande Nere. I giornali registrano le manifestazioni della festa ed in particolare “della gara calcistica svoltasi allo stadio comunale tra una rappresentativa di studenti iscritti alla facoltà di medicina ed una squadra di studenti della facoltà di giurisprudenza. L’incontro è stato anche seguito dagli studenti delle scuole medie e superiori della città che hanno disertato le lezioni per unirsi alla goliardia nei festeggiamenti. La Corte goliardica ha inviato un saluto agli studenti dal balcone di Palazzo San Giorgio dove si era recata per avere dal sindaco le chiavi della città. La colorita cerimonia e il passaggio degli studenti per le vie principali della città è stato seguito con simpatia da tutta la colazione.”

Nei giorni precedenti la festa i goliardi di Giovanni delle Bande Nere sono stati a bordo delle due fregate inglesi all’ancora nel porto di Reggio. I goliardi sono giunti al porto a bordo di antiche carrozze trascinate da cavalli bianchi e neri, paludati di mantello e feluca, hanno portato in dono al capitano Hutton un buon quantitativo di buon vino di Pellaro ed un papiro con la nomina di Gran Maestro dell’Impero per capitano che ha ricambiato consegnando all’imperatore un quadro ed altri doni. L’incontro con alcuni ufficiali della Marina Militare britannica è stato caratterizzato da brindisi con bicchieri colmi di buon whisky scozzese. Un incontro cordiale all’insegna dell’allegria.

Dopo alcuni giorni su un quotidiano a tiratura nazionale un articolo: Appello di Hutton  ai reggini: ridatemi il berretto smarrito. Un messaggio è giunto in questi giorni a Reggio: il Comandante della fregata Leopard, capitano Hutton chiede ai reggini di aiutarlo nella ricerca del suo berretto di ufficiale della Marina da guerra di Sua Maestà britannica, andato smarrito durante la sosta a Reggio dell’unità inglese. Quel berretto ha per il comandante un grande valore affettivo. Il comandante Hutton è stato per alcuni anni al servizio della Regina. Il copricapo ora smarrito costituisce in un certo senso una testimonianza, certamente un cimelio. Egli si è rivolto particolarmente, per il tramite dei signori Mills, alla corte goliardica reggina, ospite della fregata inglese durante la sosta nel porto di Reggio. Hutton si è rivolto con tutto rispetto ai suoi interlocutori della corte goliardica reggina, non senza ricordare il suo grado di Gran Maestro di Giovanni delle Bande Nere  ( dignità conferitagli dagli universitari proprio nella funesta giornata del due novembre).  

Chiesto da Giovanni delle Bande Nere un riscatto per la restituzione del berretto al capitano Hutton. In una lettera indirizzata alla regina Elisabetta d’Inghilterra, l’imperatore della goliardia reggina si dichiara disposto a restituire il "trofeo" nella capitale inglese. Così titola il quotidiano locale e prosegue: La goliardia reggina è salita agli onori della cronaca internazionale. Il comandante Hutton tiene moltissimo al cappello che gli era stato consegnato personalmente dalla Regina Elisabetta d’Inghilterra. Le Bande dell’Imperatore Giovanni, al secolo Paolo Romeo, sono disposte a trattare chiedendo un congruo riscatto per la riconsegna del cappello al comandante Hutton. Giovanni delle Bande Nere ha avuto un colloquio con mister Mills, rappresentante del governo inglese a Reggio al quale ha consegnato due lettere indirizzate alla regina Elisabetta e al comandante Hutton. In occasione della visita al nostro porto  - dice la lettera indirizzata alla regina Elisabetta – delle vostre fregate per servizio generale Leopard e Mohawk, abbiamo sequestrato, comune è secolare tradizione goliardica, il cappello del comandante Hutton, cui egli annette grandissimo valore affettivo in quanto gli venne consegnato dalla vostra graziosa Maestà. Dopo le innumerevoli richieste di riconsegna del cappello, abbiamo deciso di venire incontro al vostro nobile ufficiale e pertanto, come vuole la nostra legge goliardica, vogliamo restituirlo dietro pagamento di un riscatto adeguato al valore simbolico ed affettivo del medesimo. Come riscatto chiediamo a Voi, Maestà, nella Vostra qualità di comandante delle Forze Armate britanniche, un viaggio e soggiorno in Inghilterra per cinque nostri notabili. Scopo del viaggio è quello di consentirci, oltre alla visita alla Vostra  augusta persona, la possibilità di constatare gli usi e le tradizioni delle vostre migliori università, affinché si possa aprire un costruttivo dialogo con i nostri colleghi inglesi per uno scambio reciproco di cultura e di idee. L’Imperatore Giovanni delle Bande Nere conclude la missiva offrendo ospitalità nei nostri feudi imperiali a colleghi ed a colleghe delle università di Cambridge e Oxford.”

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