1997

LETTERA AL GRANDE ORIENTE D'ITALIA

21 dicembre 1997. Lettera aperta al Gran Segretario del Grande Oriente d’Italia Avv. Malignano Stuart 


Leggo sul quotidiano locale di una visita di cortesia ai vertici istituzionali della città di Reggio Calabria promossa da una delegazione del Grande Oriente d’Italia ed alcune dichiarazioni da lei rese nella circostanza.

Devo premettere di non avere mai fatto parte di alcun tipo di organizzazione massonica circostanza questa che a Lei certamente risulterà. 

I rilievi che rivolgerò alle sue dichiarazioni vengono pertanto da un soggetto esterno alla massoneria, un laico da sempre impegnato nel pubblico, attraverso i partiti e le istituzioni. Sono interessato a farlo perché vi è chi erroneamente e pervicacemente si ostina a sostenere che lo scrivente abbia in qualche modo avuto ruolo in un presunto, organico intreccio tra massoneria - politica - mafia - affari - servizi deviati

La DDA di Reggio Calabria sostiene, nella richiesta di rinvio a giudizio in un procedimento che mi riguarda, l'esistenza di “un sistema di potere che gestiva tutto l’andamento della vita pubblica ed economica della Città,” l'esplorazione del quale si assumeva essere destinata ad “aprire varchi e brecce clamorose in ordine alla complessiva lettura dell’affaire Reggio Calabria e sugli orrendi, ventennali crimini patiti dalla società civile calabrese, pilotata e gestita con scellerata e crudele abiezione da un manipolo di uomini predisposto e votato ad ogni illecito compromesso” (pag.86260). 


Ed ancora si denunciava “la presenza in Reggio Calabria di una ulteriore, moderna, dirompente, illecita entità, definibile quale naturale risultanza dello storico accostamento tra i vertici del cosmo malavitoso e fratellanza massonica deviata” (pag.86252). 

Queste sono le sbandierate e mai concluse piste battute da alcune inchieste giudiziarie che, inspiegabilmente, si trascinano ormai da tanti anni. Da troppo tempo, in questo contesto, in spregio alle più elementari norme del riserbo e del segreto che deve presiedere a talune attività, professionisti, imprenditori, politici ovvero una certa classe dirigente della città viene indicata impunemente, con offesa al prestigio, alla reputazione ed al proprio onore, come massone intrigante e malfattore. 

Oggi Lei candidamente, incurante dell’annoso travaglio giudiziario sul tema, riconosce che “è stato un errore il non avere preso le distanze da personaggi che hanno gettato fango addosso alla massoneria e che la hanno screditata agli occhi della collettività con atteggiamenti ignominiosi. Afferma inoltre che “tali personaggi, in passato, hanno segnato una delle pagine più nere della storia della massoneria” e che “il loro comportamento nulla aveva a che vedere con i principi a cui essa si ispira”.


E’ vero che le predette affermazioni non sottintendono necessariamente la volontà di attribuire a taluno comportamenti di dubbia liceità, ma è pur vero che le irruzioni giudiziarie in alcune sedi massoniche reggine ed il sequestro di documenti operati dall’A.G. in quelle sedi, inducono a ritenere che Lei abbia voluto fare 

riferimento alle predette vicende giudiziarie o comunque a fatti interferenti con l’indagine in corso. 

In tale ipotesi sembra di capire che autorevolmente si afferma la accertata esistenza di comportamenti “ignominiosi” da parte di alcuni personaggi iscritti a logge massoniche; la conoscenza di fatti illeciti specifici ed i loro autori; un atteggiamento, nei loro confronti, acquiescente ovvero passivo certamente non una presa di distanza. 

Tali denunce riconoscono la fondatezza e la validità dell’azione giudiziaria in corso. 

Bene! 

Era ora che ciò avvenisse! 

Ma fate i nomi, collaborate, attivatevi con gli inquirenti, date tutto il contributo possibile all’esigenza di chiarezza e di celerità che tale stato di cose impone. La tardiva presa di distanza potrebbe indurre a pensare più ad un tentativo di demonizzare antagonisti in una logica di scontro interno alla struttura o anche al tentativo di offrire in pasto all'opinione pubblica ed all’A.G. capri espiatori pur di chiudere definitivamente una antipatica vicenda. 

Comunque stiano le cose un suggerimento che Le va dato è di promuovere subito un incontro con la DDA di Reggio Calabria e non aspettare di essere chiamato. Ove l’avesse già fatto in modo esaustivo, non si comprende quanto ancora si deve aspettare per conoscere gli esiti di tale indagine da parte della DDA atteso che i termini per le indagini preliminari sono ampiamente scaduti. 

Ciò che appare intollerabile in una società civile ed in uno Stato di diritto è che possano essere somministrate permanentemente all’opinione pubblica con interviste, con indiscrezioni, sospetti su fenomeni e persone senza promuovere la rapida celebrazione dei relativi processi. 

Per rimuovere il fango che ha imbrattato persone ed istituzioni non ci sono alternative ad una sentenza che accertati i fatti, stabilisca la verità delle cose e ponga fine ad una ignobile stagione di sospetti, di diffamazioni e di calunnie, ed inoltre persegua, in tutte le sedi disciplinari e giudiziarie, quanti colpevolmente vi hanno dato causa. 

L'inaugurazione di una stagione di rapporti ufficiali dell'associazione con gli enti di governo della cosa pubblica si presta a diverse interpretazioni, tutte positive, ma non può rappresentare un surrogato ad un impellente bisogno di giustizia e di chiarezza che la comunità cittadina reclama.


Reggio Calabria 21 dicembre 1997 

Avv. Paolo Romeo