1980

L'INFERNO

1 - LE PORTE DELL’INFERNO


1980 - Arrestato l’8 gennaio e scarcerato il 20 aprile (Catanzaro, Reggio Calabria);

1995 - Arrestato a luglio e scarcerato ottobre (Reggio Calabria);

2004 - Arrestato a febbraio e scarcerato a maggio 2006 (Vibo Valentia, Livorno)

2016 - Arrestato maggio e scarcerato l’8 marzo 2019 (Reggio Calabria, Tolmezzo,  Reggio Calabria)

La pena viene intesa come la sanzione irrogata dall’autorità giudiziaria a seguito di un processo penale. Questa pena dovrebbe avere inizio a seguito di una sentenza definitiva. Quali sono invece le pene patite da chi si imbatte in una vicenda giudiziaria penale. Quando si apre la porta dell’inferno?


2 - L’INIZIO DELLA PENA

Oggi la pena intesa come limitazione di diritti personali portatrice di lesioni e danni irreversibili al patrimonio individuale inteso come insieme di beni e risorse materiali (lavorative, finanziare, sanitarie, etc.) ed immateriali (immagine, sistema relazionale etc,.) comincia con l’avvio di due operazioni parallele  le iscrizioni nel registro degli indagati e la relativa notizia data dai mass-media. Due eventi che inaugurano l’avvio di due processi paralleli uno che si svolge nelle aule giudiziarie l’altro nella piazza mediatica.

L’esecuzione della pena comincia da questo momento e si protrae per tempi lunghissimi. A prescindere dall’esito del verdetto emesso in sede giudiziaria chi rimane impigliato nelle maglie dell’apparato giudiziario paga un prezzo troppo alto che non può trovare riparo né attraverso il risarcimento del danno per ingiusta detenzione o per le lungaggine procedurali.


3 - L’ESECUZIONE DELLA PENA NEL CORSO DEL 700

In questa ottica e in questa dimensione l’esecuzione della pena odierna non ha nulla da invidiare ai supplizi che caratterizzavano l’esecuzione della pena nel corso del 700. Il primo capitolo del testo di Michel Foucault “ Sorvegliare e punire”  comincia con la descrizione della pena inflitta a tale Damiens il 2 marzo 1757: Damiens era stato condannato, era il 2 marzo 1757, a fare confessione pubblica davanti alla porta principale della Chiesa di Parigi », dove doveva essere «condotto e posto dentro una carretta a due ruote, nudo, in camicia tenendo una torcia di cera ardente del peso di due libre»  poi «nella detta carretta, alla di Grève, e su un patibolo che ivi sarà innalzato tanagliato alle mammelle, braccia,  cosce e grasso delle gambe, la mano destra tenente in essa il coltello con mi ha commesso il detto parricidio bruciata con fuoco di zolfo e sui posti dove sarà tanagliato, sarà gettato piombo fuso, olio bollente, pece bollente, cera e zolfo fusi insieme ed in seguito il suo corpo tirato e smembrato da quattro cavalli e le sue membra ed il suo corpo consumati nel fuoco, ridotti in ceneri e le sue al vento». 

Alla fine venne squartato, racconta fa Gazzetta di Amsterdam quest’ultima operazione fu molto lunga, perché i cavalli di cui ci si serviva non erano abituati a tirare  di modo che al posto di quattro, bisognò di metterne sei  e ciò non bastando ancora, obbligati, per smembrare le cosce del disgraziato a tagliargli i nervi e a troncargli le giunture con la scure... 

Si assicura che, benché fosse stato sempre un grande bestemmiatore, non gli sfuggì alcuna bestemmia; solamente i dolori eccessivi gli facevano lanciare grida orribili, e spesso egli ripetè: «mio Dio, abbi pietà di me Gesù soccorrimi. Gli spettatori furono tutti edificati dalla sollecitudine del curato di San Paolo che malgrado la sua tarda età non lasciava un momento di consolare il paziente. 

E il sottufficiale di cavalleria Bouton. Venne acceso lo zolfò, ma il fuoco era così debole, che la pelle, del disopra delle mani solamente, non fu che assai poco danneggiata. Poi, un aiutante del boia, le maniche rimboccate sino al disopra del gomito, prese delle tenaglie di acciaio fatte apposta, di circa un piede e mezzo  di lunghezza, lo tanagliò prima al grasso della gamba destra, poi alla coscia, poi alle due parti del grasso del braccio destro  in seguito alle mammelle. Questo aiutante, benché forte e robusto, fece molta fatica a strappare i pezzi di carne, e prendeva con le sue tenaglie due o tre volte dello stesso posto torcendo, e quello che gli tagliava formava ogni volta una piaga della grandezza di uno scudo da sei lire. 

Dopo questi tanagliamenti, Damiens che urlava forte senza tuttavia bestemmiare, alzava la testa e si guardava  lo stesso tanagliatore prese poi con un cucchiaio di ferro, dalla marmitta, un po’  di quella droga bollentissima e la gettò a profusione su ciascuna piaga. Poi vennero annodate con delle corde sottili le corde destinate ad attaccare i cavalli, poi i cavalli furono attaccati ad ognuno delle membra, lungo le cosce gambe e braccia.

Il sieur Le Breton, cancelliere, si avvicinò parecchie volte al paziente per chiedergli se avesse qualcosa da dire. Disse di no; egli gridava come si dispongono i dannati, manco a dirlo, ad ogni tormento: “Perdono, mio Dio! Perdono Signore. Malgrado tutte le sofferenze sopradette egli alzava di tanto in tanto la testa e si guardava coraggiosamente. Le corde strette tanto forte dagli uomini che gli tiravano i capi gli facevano soffrire mali inesprimibili.  Il seiur si avvicinò di nuovo a Lui e gli chiese se non volesse dire qualcosa  disse di no. I confessori si avvicinarono più volte e gli parlarono a lungo; egli baciava di buon grado il crocefisso che essi gli presentavano  allungava le labbra e diceva sempre: “Perdono, Signore.”

I cavalli diedero uno strappo, tirando ciascuno uno delle membra per diritto, ogni cavallo tenuto da un aiutante. Dopo un quarto d’ ora stessa cerimonia ed infine dopo numerosi tentativi si fu obbligati a far tirare i cavalli: ossia quelli del braccio destro verso la testa, quelli delle cosce girando indietro dalla parte delle braccia, il che gli ruppe !e braccia alle giunture. Questi tiramenti furono ripetute diverse senza riuscita. Egli alzava la testa e si guardava. Si fu obbligati a mettere altri due cavalli davanti a quelli attaccati alle cosce, il che faceva sei cavalli. Nessuna riuscita.

Alla fine il boia Samson andò a dire al sieur Le Bredon che non c’era mezzo ne speranza di venire a capo  egli disse di chiedere ai signori se volevano che lo facesse tagliare a pezzi. Il sieur Le Bredon, tornato dalla città, diede ordine di fare nuovi sforzi, il che fu fatto; ma i cavalli scartarono ed uno di quelli attaccati alle cosce cadde ml selciato. I confessori ritornati, gli parlarono ancora.

Egli diceva loro (L’ ho sentito io): baciatemi, signori. Il signor curato di San Paolo non avendo osato, il sieur di Marcilly passò sotto la corda del braccio sinistro e andò a baciarlo sulla fronte. Gli aiutanti si riunirono tra loro e Damiens diceva loro di non bestemmiare, dì.fare il loro mestiere, che egli non ne voleva loro  li pregava di pregare Dio per lui e raccomandava al curato dì San Paolo di Pregare per lui alla prima messa.

Dopo due o tre tentativi il boia Samson e quello che lo aveva tanagliato tirarono ciascuno un coltello dalla tasca e tagliarono le cosce dal tronco del corpo;  i quattro cavalli essendo al tiro, portano via le due cosce, ossia: quella del lato destro per la prima, poi l’ altra  in seguito lo stesso alle braccia e alle spalle e ascelle e alle quattro parti  bisognò tagliare le carni fin quasi all’ osso  i cavalli tirando a tutta forza staccarono il braccio destro per primo e poi l’ altro. Staccate queste quattro parti, i confessori scesero per parlargli, ma l’aiutante del boia disse che era morto, ma la verità è che io vedevo l’uomo agitarsi e la mascella anteriore andare aventi indietro come se parlasse. Uno degli aiutanti disse persino poco dopo che, quando avevano preso il corpo per gettarlo nel rogo, era ancora vivo. Le quattro membra staccate dai cordami dei cavalli sono state gettate sul rogo preparato dentro la cinta in linea diritta con il patibolo, poi il tronco e, il tutto sono stati ricoperti di ceppi e di.fascine e il fuoco messo alla paglia mescolata a questo legno.

... In esecuzione del decreto il tutto è stato ridotto in cenere. L’ ultimo pezzo trovato nella brace non finì di essere consumato che alle dieci e mezzo e più della sera i pezzi di carne ed il tronco hanno messo circa quattro ore a bruciare. Gli ufficiali, nel numero dei quali ero io, insieme a mio figlio, con arcieri in forma di distaccamento, siamo rimasti sin quasi alle undici. 


4 - LA SOFFERENZA FISICA, IL DOLORE DEL CORPO, NON SONO PIÙ ELEMENTI COSTITUITI DALLA PENA.


Se non è più al corpo che si rivolge la pena nelle sue forme più severe, su che cosa stabilisce allora la sua presa? La risposta dei teorici quelli che aprono, verso il 1760, un periodo non ancora chiuso - è semplice, quasi evidente sembra scritta nella domanda stessa Non è più il corpo è l’anima. Alla espiazione che strazia il corpo, deve succedere un castigo che agisca in profondità sul cuore, il pensiero, la volontà la disponibilità una volta per tutte. Alla morte fisica si è sostituita la morte civile.

Damiens in un giorno ha scontato la sua pena, i supplizi li ha patiti in meno di 10 ore.

Il Damiens dei giorni nostri viene suppliziato per lunghissimi, interminabili anni prima di fare spegnere la sua anima e decretare la sua morte civile.

La liturgia è rimasta la stessa. Soltanto i tempi sono dilatati. Ieri la carretta a due ruote, oggi la televisione e i giornali;  ieri trasportato, nudo, in camicia oggi la sua immagine su foto e filmati, con lui impotente, gira e penetra nella mente e nella considerazione di una moltitudine di persone.

Inizialmente attraverso fughe di notizie degli uffici giudiziari, per i quali vi è l’obbligo del segreto, sanzionato ed impunito poi ancora attraverso la somministrazione in piccole dosi ma costanti e durature, di propalazioni rese da collaboratori di giustizia un abile processo fuori dalle aule giudiziarie che ingenera nella pubblica opinione fatti e condotte che vengono ritenute verità: creano mostri, capri espiatori.

In novello Damiens comincia così un lungo calvario – ferite laceramenti, sofferenze strazianti nel proprio animo. Alcuni non riescono a tollerarli, non riescono ad essere testimoni dello scempio che viene fatto di sé da una mostruosa, potente, invisibile macchina da guerra e si arrendono. Ricorrono al suicidio ponendo fine alla vita del proprio corpo.

Altri fanno vivere il corpo ed amputano la propria anima.

Continueranno a vivere, ma sono altri rispetto a prima.

Come vive questa fase del processo parallelo l’interessato? Sul piano morale e sociale, quali riflessi, tutto questo, produce? La sua esistenza è come se fosse giunta ad una stazione e fosse stata dirottata su un binario morto. Vive la perdita della reputazione, lo smarrimento della sua immagine, della sua capacità di comunicare ed interagire con gli altri all’ interno del sistema di interessi. Cambia tutto.

Come Damiens viene fatto camminare tenendo una torcia di cera ardente del peso di due libre. L’ unica ingannevole prospettiva diventa la vicenda giudiziaria e la speranza di una corretta, serena, interpretazione e valutazione dei fatti da parte di un giudice a Berlino.

Diventa un guerriero, acquisisce la sua logica, vuole vincere per dare un senso alla sua esistenza.

Distillare tali torture nella sfera psichica dell’individuo procura più dolore morale di quanto ne provasse Damiens dentro la carretta a due ruote. Poi per il novello Damiens cominciano i tanagliamenti. 

Il primo è al cuore quando vengono la mattina alle quattro, a strapparti violentemente dalla tua casa, alla presenza di tua moglie e dei tuoi bambini, che assistono traumatizzati al tuo ammanettamento, alla perquisizione anche nei loro letti. Una irruzione che raffredda per sempre il calore di un nido violentato.

Segue il tenagliamento alla tua dignità.

Persone con grosse, ruvide e malfunzionamenti tenaglie, ti spingono, ti trattano già da delinquente, diventano i padroni dei tuoi movimenti, ti guardano con finta commiserazione sino a quando non ti consegnano a chi è il guardiano di corpi umani perché lo fa per professione. La tua dignità viene messa a dura prova quando ti fanno spogliare, nudo, questa volta senza camicia, e ti obbligano ad effettuare flessioni sotto i loro occhi vigili. Finisci in isolamento in una cella di dieci metri quadrati in attesa che entro cinque giorni venga un giudice ad interrogarti- è come se fossi al fondo di un pozzo dove non vedi nulla, respiri male. Sei passato in un altro mondo.

La perdita del lavoro, del ruolo che si aveva nella struttura sociale consegue, il più delle volte autonomamente, all’emissione di un provvedimento custodiale e comunque si subiscono modificazioni e conseguenze negative con la pubblica assunzione della posizione di avvisato e quindi indagato.

Le misure di prevenzione accompagnate spesso da limitazioni personali come il ritiro della patente ed altri obblighi, l’alberazione di sé e del sistema relazionale bruciano ancor più del piombo fuso, dell’olio bollente, della pece bollente con cera e zolfo fusi insieme gettati sui posti del tenagliamento.

I provvedimenti che segnano il procedimento custodiale e le sentenze del giudizio di merito, le lunghe ed interminabili udienze, le distanze che intercorrono tra loro che coprono spesso un decennio della vita di un individuo, pari ad un terzo della sua vita lavorativa, cosa hanno da invidiare a quei cavalli che non riescono a squartare il corpo di Damiens.

Le sue membra ed il suo corpo consumati nel fuoco ridotti in cenere, così come avviene per l’anima dilaniata del condanna to, dopo tanti anni dall’inizio del processo e dopo tantissimi anni dalla commissione del fatto reato, viene tradotta e trattata in carcere per il tempo stabilito dalla pena inflitta.

E qui nelle moderne segrete, sarà consumata l’ultima fase della liturgia della pretesa punitiva dello Stato.

(ogni società ha il carcere che si merita pagg. 284-289)


5 - LA PENA NON È MAI LA STESSA

La pena non è mai la stessa, è sempre diversa. Sia quella che si patisce in attesa di una sentenza sia quella che si sconta con la privazione della libertà.

Molti fattori contribuiscono a differenziarla: alcuni personali (l’età, la posizione sociale), altri oggettivi (la causale, la tipologia, la durata), altri ancora ambientali (la comunità, la struttura, il circuito ed il regime).

Non si vive alla stessa maniera la detenzione all’età di trenta anni o a sessanta anni, ne tanto meno se nasce da una custodia cautelare e se invece è una espiazione di pena, se il fatto reato che la ha determinata è inquadrabile in un contesto politico o se invece sono reati infamanti, se la patisci vicino o lontano da casa, se sei parlamentare uscente e avvocato esercente la professione o se non rappresenti più nulla.

E’ un atto di violenza inaccettabile subire la privazione della libertà, vivendola come ingiusta, così come vogliono gli esiti dei pronunciamenti della Suprema Corte che ha sempre annullato i provvedimenti custodiali.

Cosa puoi e cosa devi fare per fronteggiare il precipizio in una discarica sociale, nelle viscere della terra, la forzata collocazione in una comunità, in un sub-sistema con il suo potere la sua culturale. 

In linea di principio non bisogna scomodare Thomas Mathiesen, Michel Faucault, Melossi o Pavarini  per comprendere la funzione di controllo sociale che il carcere ha da parte del potere dominante o per rispondere alle domande perché il carcere? A chi a cosa serve?. E’ sufficiente prendere atto che così come funziona è criminogeno per comprendere quanto necessario sia pensare ad una riforma radicale del sistema sanzionatorio penale.


6 - L’OTTO GENNAIO 1980

Quando quel pomeriggio dell’otto gennaio 1980 il commissario della Questura di Reggio Calabria, dr. Ennio Gaudio, chiama allo studio di via XXI Agosto per dirmi se potevo raggiungerlo e che a tal fine aveva mandato due agenti per accompagnarmi, capisco che qualcosa era scattato alla Procura di Catanzaro dopo i miei interrogatori dei giorni precedenti.

Quella stessa serata verrò tradotto a Catanzaro presso una cella di un vecchio convento adattato a carcere al centro della città. In una stanza spoglia, con un solo lettino, con le pareti verdi lucide verniciate in quella stessa giornata che emanavano una puzza insopportabile trascorrerò la notte prima di essere tradotto in Tribunale per essere interrogato dai PM che avevano emesso il mandato di cattura per il reato di favoreggiamento ritenendo, erroneamente ad avviso della difesa, che potesse ritenersi integrato il secondo comma piuttosto che il primo camma del 378 del cp, e quindi essendo possibile emettere il provvedimento restrittivo. La forzatura del mandato di cattura nasceva dal clamore che la vicenda della fuga di Franco Freda da Catanzaro, città dove aveva l’obbligo di dimora, aveva determinato un terremoto tra le forze dell’ordine.

Dopo poco più di sette giorni vengo trasferito alla Casa Circondariale di Reggio Calabria. Vi giungerò sulla tarda mattinata e dopo le formalità presso l’ufficio matricola verrò assegnato alla sezione camerotti stanza n.11. Un grande salone che ospitava undici brande cinque a castello su un lato, altrettante sul lato opposto ed una branda al centro, doveva essere collocata la dodicesima che viene posta sotto una finestra in prosecuzione del castello di brande. In quel periodo erano stati emessi centinaia di provvedimenti custodiali a carico dei vertici delle cosche della provincia. Nella stanza 11 era detenuto Paolo De Stefano, alcuni giovani di Archi e poi Cataldo Nicola, Totò Iemma, Ierinò ed altri della fascia jonica. Nella stessa sezione, in altre celle vi erano anche alcuni miei assistiti.

Nei circa 100 giorni di carcerazione preventiva vi sono sofferenze interiori, familiari, contenute, represse. La sofferenza della piccola figlia che piangeva disperatamente la perdita del padre che non vedendolo riteneva fosse morto. 

Poi la maschera per interpretare il ruolo che le circostanze ti avevano assegnato. Per essere all’altezza delle attese ed delle aspettative degli osservatori  che ti scrutavano.

Continuerò a fare il consulente legale anche dentro le mura di San Pietro, ed anche l’operatore sociale promuovendo l’iniziativa del giornaletto interno. Resto me stesso in quella comunità, dove vengo collocato per forza, dove stabilisco relazioni, senza confusione di ruoli rigorosamente rispettati dalle parti. Dopo pochi giorni Paolo De Stefano sarà scarcerato. Prenderà il suo letto Tegano Domenico che, latitante, verrà arrestato in quel periodo.

Il 21 aprile 1980 riprenderò il mio percorso professionale e politico mentre la vicenda giudiziaria si concluderà dopo dieci anni con una sentenza che dichiarava la prescrizione.

Ho incontrato e conosciuto in quei cento giorni gli esponenti del potere criminale, in un ambiente dove emergevano più gli aspetti umani, i sentimenti, le emozioni, le ansie, le paure che probabilmente nell’esercizio delle loro funzioni, nel mondo esterno, nel loro mondo, erano segni di debolezza che devono essere celati. Loro hanno conosciuto me. Dopo i cento giorni non ci siamo più frequentati ognuno ha imboccato e proseguito la sua strada.   

Sono esperienze che lasciano il segno dentro, temprano il carattere, come tutti i traumi modificano l’angolo visuale.

7 - LA SOLIDARIETÀ DELLA COMUNITÀ DELLA DESTRA REGGINA

Come ho vissuto quella esperienza. Come è stata vissuta dalla opinione pubblica, dalla comunità della destra reggina, dalla comunità carceraria. 

Veniva unanimemente considerata una vicenda di natura politica

Nel 1980, dopo il suo arresto per favoreggiamento nell'ambito della vicenda relativa alla fuga di Franco FREDA, per le vie di Reggio Calabria veniva affisso un manifesto di solidarietà nei suo confronti del seguente tenore:

- SOLIDARIETA' -
L'avvocato Paolo ROMEO, per presunto favoreggiamento, avvenuto nell'espletamento della propria attività professionale, ha subito un mandato di cattura.

Nella speranza che si faccia piena luce nel più breve tempo possibile e nella certezza che questo significherà il suo ritorno al proprio lavoro e alla libertà, gli amici GLI rinnovano pubblicamente la stima di
sempre." Il manifesto porta la firma di 38 persone tra cui impiegati, medici, esponenti politici e culturali, industriali e sindacalisti reggini. 

8 - GIORNALE DEI DETENUTI << IL GABBIANO>>

Il 9 maggio 1980 la Gazzetta del Sud – Nel carcere di via S. Pietro Un giornale dei detenuti. << Il gabbiano>> è il titolo di un giornale (per ora uscito come numero zero in ciclostile) realizzato da un gruppo di detenuti nella Casa Circondariale di via S. Pietro. L’iniziativa, che ha avuto l’appoggio del direttore dell’istituto, dottor Raffaele Barcella e del sacerdote don Ercole Lacava, che è il direttore responsabile del ciclostilato, si prefigge il compito di dibattere i problemi della comunità carceraria – come scrive Domenico Tegano in una lettera di presentazione – non soltanto nell’ambito degli operatori bensì assieme a tutte le forze politiche e sociali dalle quali possono e devono venire le auspicate soluzioni a tanti annosi problemi del settore. Interessanti gli articoli contenuti nel giornale: don Ercole LaCAva scrive che il gabbiano rappresenta un momento di crescita, un voce, una presenza di gente che qualche volta, forse spesso, la società emargina perché ha sbagliato  Domenico Tegano affronta il tema della riforma del codice di procedura penale  Giuseppe Aricò si interessa dell’ordinamento penitenziario  la figura dell’educatore in carcere viene trattata dagli insegnati Stefano Falzello, Loretta Barillaro ed Emilio Campolo  il problema del caro telefono viene sottolineato da Jonni Belcuore mentre Mario Vernaci e Pietro Labate si soffermano sull’attività sportiva, Paolo Leonardo e Mario Vernaci affrontano il tema pena e misure alternative alla detenzione  Paola Besucchio si chiede : perché il carcere?: Un mondo migliore è il titolo della nota redatta da G. Rogolino, G. Violante e G. Bova. Numerosi detenuti partecipano alla compilazione del “Il Gabbiano” con lettere: Pietro Bartolo in “Mafia o fallimento politico? si definisce un sequestrato per ragioni giuridiche in quanto indiziato di fare a parte dell’associazione dei 132 della riviera jonica  altri detenuti (Domenico D’Agostino, Pino Vernaci, Filippo Romeo, Luciano Caridi, Eugenio Sirianni, Orazio Nicolosi) in spazio libero pongono quesiti ed evidenziano problemi della comunità carceraria.

Nell’angolo riservato alla poesia vengono presentate alcune liriche di Sante Pisani, Franco De Marzio, Riccardo Loi e Jhonni Belcuore. A questo primo numero ha collaborato l’avv. Paolo Romeo, in carcere per la fuga di Freda e che di recente ha ottenuto il beneficio della libertà provvisoria, il quale unitamente a Belcuore, Tegano, Vernaci, Pisani, Leonardo, Labate, ha avuto il merito – grazie alla sensibilità e alle capacità professionali del direttore Barcella – di dar vita a “Il Gabbiano” che rappresenta un momento di riflessione.

9 - LE CONSULTAZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 1980

Dopo qualche mese della scarcerazione affronterò le consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio comunale e l’elettorato di destra mi tributerà un ampio consenso con 2.156 preferenze.

10 - Il 17 LUGLIO DEL 1995 - LA SECONDA PORTA DELL’INFERNO

Era un pomeriggio del luglio del 1995. Sistemavo gli ultimi fascicoli allo studio di via Demetrio Tripepi a cagione di una obbligata assenza per un periodo indeterminato. Mi raggiunge un mio amico al quale confido ciò che sapevo dovesse accadere quella sera. Ci affacciamo al balcone e notiamo presenze strane sul marciapiede. Telefono a casa e invito un mio familiare a portarmi una valigia con indumenti personali che avevo già preparato. Diligentemente nei giorni precedenti, in compagnia di un altro mio amico, avevo acquistato in un negozio sul corso Garibaldi, asciugamani, accappatoi e quant’altro necessario per una breve villeggiatura.  Tra le persone strane su quel marciapiede di via Demetrio Tripepi anche un appartenente della DIA, mio conoscente. E’ così che viene fuori il vecchio spirito goliardico ed organizzo uno scherzo. Il mio amico mi aveva raggiunto con uno scooter e gli propongo di spostarci dallo studio a bordo del motociclo per andare a consumare un gelato. Sapevo che i guardiani erano a piedi o con la macchina e che in non sarebbero riusciti a seguirci. Così è stato, mi riferirà la sera, che erano impazziti perché eravamo sfuggiti al loro controllo. Saliranno allo studio verso le 22 per chiedermi di seguirli. Vi era mio fratello che mi aveva portato la valigia e chiuderà lo studio. Sarò trasportato agli uffici della DIA dove erano stati condotti altri tra i 502 provvedimenti richiesti in quell’operazione e soltanto nella mattinata saremo condotti alla casa Circondariale di via S. Pietro. Staremo in una lunga fila che giungeva sino al cortile esterno prima di raggiungere l’ufficio matricola. Ammazzavamo il tempo chiacchierando con l’avv. Pino Fino anch’egli malcapitato. Verremo assegnati in sezioni diversi ed io finisco alla sezione cellulari.

11 - LA SOLIDARIETÀ DELLA DIREZIONE PROVINCIALE DEL PSDI

Anche questa volta i fatti addebitatemi da alcuni collaboratori hanno natura politica. Un documento della direzione provinciale del PSDI riportato dalla Gazzetta del Sud il 30.08.1995:

Fiducia nei magistrati ma anche riserve sulla fondatezza di alcune accuse. “La federazione provinciale dedica un suo documento di riflessione” sulle vicende giudiziarie che in questi mesi hanno interessato esponenti del PSDI, con particolare riferimento all’ex deputato Paolo Romeo (attualmente ristretto con l’accusa di associazione mafiosa ed all’operazione Olimpia.

                … Ma meglio non va a chi si muove nel modo degli affari, del commercio, o sbarca il suo lunario in uffici pubblici. Additato, per lui è la gogna. E bisogna ammettere che questo, alle soglie del duemila, in un paese democratico, è un po' troppo. ED anche se nessuno ha in mente di mettere in discussione l’obbligo della magistratura inquirente di compiere tutti gli accertamenti necessari ad esercitare l’azione penale, ciò non toglie che resta il problem di un’eccessiva spettacolarizzazione che ogni volta viene daya a fasi giudiziarie tutt’altre che definitive. 

Cosa che toglie l naturale serenità con cui, in un clima diverso, andrebbe stteso ed affrontato un processo penale, inteso come il più naturale viatico verso la verità e la dimostrazione della propria innocenza.

Succede, invece che la pubblicità negativa data dai mezzi di comunicazione sia la sola vera pena senza giudizio. 

La vicenda, comunque, riveste un aspetto politico di interesse generale che non riguarda soloil  Psdi, ma tutte quelle forze politiche decise a ricostruire un tessuto culturale e democratico nella nostra città, e che si rendono conto che questo non può avvenire finchè ermangono certe ombre ed alcuni inquietanti dubbi non vengono chiariti.

Alla luce di questo, è necessario, pertanto, fare il punto della situazione politica del momento, andando a riesaminare il ruolo svolto dal PSDI negli ultimi anni e tenendo sempre ben presente che, nelle dichiarazioni dei pentiti, sino al 1993, l’on. Romeo, figurava solo per riferimenti, dal punto di vista giudiziario, irrilevanti. 

Il 1991 è l’anno in cui esce dal partito Benedetto Mallamaci che rappresenta la versione “assessorile” di un partito ormai reso impermeabile alla cultura ed alle idee.

Sempre lo stesso anno arrivano le elezioni comunali, consultazioni dove il PSDI conquista sei seggi, divenendo il primo partito della sinistra al comune di Reggio Calabria.

Da questo momento, scatta il tentativo di giudicare il successo socialdemocratico non come una lenta affermazione politica, come una conquista di consensi nei collegi elettorali dove il partito è presente con le sue sezioni, con le sue rappresentanze nei consigli di Circoscrizione, ma cercando, e non trovando, motivazioni diverse, meglio se inquietanti. 

Eppure sarebbe stato sufficiente esaminare la distruzione del voto, per rendersi conto di quanto appena asserito. Un’operazione semplice che avrebbe permesso, oltre tutto, di verificare e riconoscere che nessuna eclatante messe di voti è stata raccolta in quartieri ritenuti inquinati Da una notevole presenza delle organizzazioni criminali.

Nel 1992 ,  socialdemocratici ottengono un parlamentare eletto con i resti, l’onorevole Romeo per l’appunto, che è il leader di quel rinnovamento politico che, assecondato da tutta la classe dirigente, dà uno scossone al ruolo subalterno ricoperto sino al 1989 dal partito. 

Il PSDI va all’opposizione, rompendo con gli alleati di sempre.

E proprio quel PSDI, sino al allora, veniva definito partito degli assessori e riciclatore di potere assessorile, privo di idee ed obiettivi, rinuncia, sulla base di precise indicazioni ideali e programmatiche, al governo del Comune di Reggio Calabria, per partecipare con il PCI e Insieme per la città, ad una stagione di proficua opposizione. Una scelta coraggiosa quanto inattesa, aggravata agli occhi dei nostri avversari dalla sopraggiunta “questione morale” che non sfiora il Psdi ed i suoi dirigenti, tutti estranei alla commistione tra politica ed affari.

Cosa poco gradita ai denigratori ma non sfuggita agli elettori che premiano, in termini di consenso, oltre più rosea previsione. Anche perché, la sua estraneità non fu casuale, ma il risultato di un’azione politica che aveva già contraddistinto il Psdi come l’unico partito della prima repubblica ad aver, negli enti calabresi, proposto e suggerito norme e regolamenti sugli appalti, sui controlli amministrativi, e sul funzionamento trasparente delle istituzioni.

Inizia, da allora, la scomposta reazione di altre componenti politiche di destra e di sinistra che, colte di sorpresa, non sanno far altro che attaccare denigrando, anche per dare una, per quanto vuota, giustificazione al loro insuccesso o al loro parziale successo.

Dal 1993, tutto cambia, i pentiti cominciano a “ricordare” e l’onorevole Romeo diventa il “capo dei capi” di organizzazioni mafiose, massoniche, e politiche secondo un teorema che porta ad una frettolosa richiesta di autorizzazione a procedere al Parlamento.

Non condividiamo il luogo comune sulla politicizzazione della magistratura, così come non crediamo vi sia la concreta possibilità di magistrati disposti, per faziosità politica, a “tradire” il giuramento di indipendenza ed equilibrio che li pone al servizio del popolo italiano.

Come socialdemocratici riteniamo di avere contribuito da sempre alla costruzione di uno Stato democratico dove i magistrato, anche se politicamente contro, sente l’obbligo moral di spogliarsi di una simile veste prima di indossare quella di giudicante o dell’accusatore. Sarebbe gravissimo ed il segno di un grave degrado civile, se le cose dovessero prendere una piega diversa, rafforzando il convincimento dell’esistenza di una via giudiziaria al potere. Per il nostro Paese sarebbe la fine.

Così come duri colpi alla credibilità del nostro attuale sistema giudiziario, anche per colpa delle tante emergenze notoriamente allo sfascio, viene da uno scadimento di capacità investigativa che si nasconde dietro l’uso anomalo dei pentiti.

Pentiti, le cui accuse non sempre sono considerate confessioni su fatti delittuosi da provare, per trasformarsi in prove esse stesse.

Grave è poi che a muovere certi rilievi ad alcune procure della Repubblica si rischia di venire bollati come autori di pericolosi tentativi di delegittimazione del lavoro svolto da magistrati a rischio, pur sapendo che le cose non stanno così. 

Il problema non è di essere pro o contro il fenomeno del pentitismo, il problema riguarda l’uso che di questi pentiti, in alcuni casi, viene fatto.

In gioco, c’è il sistema di garanzie costituzionali che dovrebbe garantire il cittadino di fronte ad abusi magari non voluti, ma sempre possibili.

Ecco, allora, la necessità di sentirsi garantiti da riscontri effettuati con puntiglio o senza alcuna prevenzione. Riscontri in grado di confermare o smentire accuse e teoremi vari.

Dire certe cose non è attaccare i giudici, ma premere perché ritrovino la strada della vera indipendenza anche da quella emergenza permanente in base alla quale i diritti individuali divengono marginali rispetto alla tutela degli interessi collettivi.

In uno stato di diritto è vero, purtroppo, l’esatto contrario: invalicabili sono i diritti elementari ed inalienabili della persona.

12 – COME FRONTEGGIARE LA ESPULSIONE DALLA SOCIETÀ CIVILE

Gli ottanta giorni di detenzione saranno dedicati principalmente allo studio dell’imponente incartamento processuale, per comprendere quale percorso logico aveva indotto accusa e GIP a ritenere sussistenti gravi indizi di colpevolezza e predisporre una corposa memoria difensiva con la quale faranno emergere elementi fattuali falsi, e la concertazione tra i due collaboratori che alimentavano l’accusa.

Finirò anche in questa occasione ad esercitare il ruolo di consulente legale attraverso la lettura delle singole posizioni attorno alle quali, durante le ore d’aria, vertevano le conversazioni. 

A quell’epoca la struttura carceraria di via S. Pietro era fatiscente, le celle alla sezione cellulare era piccole. Il pavimento di cemento dissestato, logorato dal tempo. Per le pulizie quotidiane era necessaria notevole quantità di acqua prima per pulire con i detersivi e poi spazzare via l’acqua e la schiuma dei detersivi che confluiva in un angolo dove era collocato un bagno turco che funzionava da scarico. Le docce erano collocate in un vano della sezione dove, a turno, si poteva avere accesso secondo modalità che venivano gestite dai “superiori”.

Affronterò questa nuova esperienza con rigorosa dignità senza mai fare trasparire il travaglio interiore perché avevo ben presente come la gravità delle accuse per reati infamanti, a prescindere dall’esito della sentenza definitiva, avevano posto fine alla mia carriera politica.

Lo avevo già verificato nell’esercizio delle mie funzioni di parlamentare. Le calunniose accuse dei collaboratori pur se non venivano ritenute infondate dai colleghi parlamentari incidevano sulle relazioni personali e di lavoro. Cambia tutto nella vita familiare, di gruppo, nel lavoro professionale ed in quello politico e istituzionale. 

Improvvisamente non eri più tu. Pensavi e ti relazionavi immaginando che gli altri si domandassero chi tu fossi “veramente”. Sino a quando sei deputato, in una stagione in cui molti parlamentari erano destinatari di richieste di autorizzazione a procedere, anche se in condizioni menomate, devi reagire per difendere la tua immagine e gli elettori che ti avevano sostenuto. 

Altro è quando devi da solo, in proprio, fronteggiare la espulsione dalla società civile con il ricovero in carcere, subendola come ingiusta violenza, come dirà il TDL prima e la Cassazione dopo. 

Cercherai di capire innanzi tutto cosa ha potuto produrre questo processo di demonizzazione di una persona. Molti mi hanno chiesto ma cosa hai fatto a questo o a quell’inquirente o a quel politico potente da scatenare tutto questo esasperato interesse investigativo. Non ho trovato alcuna risposta plausibile, nessun fatto personale. Ed allora l’analisi doveva necessariamente essere rivolta al mal funzionamento dei sistemi: la prima fase della gestione dei collaboratori, la introduzione di corpi speciali di contrasto alla criminalità organizzata (DIA e DNA), le fibrillazioni del sistema di potere politico locale, l’utilizzo dei servizi segreti nelle indagini delle Procure, le guerre intestine nella giurisdizione di Reggio (vedi relazione ispettore Nardi).


13 - L’ANNULLAMENTO DELL’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE DEL 1995

Il 2 ottobre 1995, dopo quasi ottanta giorni di detenzione, il Tribunale della Libertà annullerà il provvedimento custodiale decisione confermata dalla Suprema Cassazione.

La mia libertà era stata già fortemente limitata il 20 giugno 1993 con la richiesta di autorizzazione a procedere al Parlamento. 

Il mio impegno politico in prima persona, come da sempre ero stato abituato a fare, finirà nel 1994 con la fine della XI legislatura che concludo con una orgogliosa candidatura in uno schieramento “Fai da te”. Volevo verificare quanto la mia comunità credesse alla bontà dell’accusa. Ho riportato più voti di quanto non ne avessi riportati nella precedente consultazioni del 1992.

Apprenderò della decisione favorevole del TDL sul tardo pomeriggio quando seduto al tavolo con il concellante per la cena, il mio amico giornalista, apre il telegiornale con la notizia della mia scarcerazione. Non mi scomporrò più di tanto mentre il mio amico esulta e rimango seduto sino alla fine della cena. Ero il più anziano spettava a me “liberare la tavola” e consentire di correre e raccogliere tutti gli indumenti. La superstizione imponeva di rastrellare tutto perché se dimenticavi qualcosa era indicativo di un tuo probabile rientro. Dimenticherò un accappatoio a cui ci tenevo molto.


14 - IL 12 FEBBRAIO 2004 - La terza porta dell’inferno

Quella mattina dell’11 febbraio 2004 il mio amico Nino che avevo sollecitato, trovandosi a Roma, di seguire la udienza nella quale si discuteva il mio ricorso per Cassazione e di informarmi sull’andamento e comunicarmi l’esito, mi chiama per riferirmi di avere incontrato nei corridoi del Palazzo un inquirente della Procura di Reggio. Non sono scaramantico ma mi assale il dubbio che quel segnale non era positivo, lasciava presagire brutte notizie.

Alle 17 di quel pomeriggio per attendere la telefonata del mio amico Nino mi portai dietro il molo del porto per seguire le tante barche che pescavano a traina. Era la condizione di spirito ideale per pensare al modo con cui avrei dovuto affrontare la comunicazione dell’esito negativo.

Invero nei giorni precedenti avevo sistemato le pendenze di studio concordando con i collaboratori il da farsi per il caso di una mia prolungata assenza. Avevo anche assunto informazioni su quale struttura carceraria avrei dovuto chiedere ospitalità. Mi era capitato di avere avuto un cliente che andavo a trovare a Vibo Valentia, una nuova struttura aperta pochi anni prima, ed avevo così deciso per quell’Istituto. Tutto sommato in meno di una ora di viaggio i miei familiari potevano venire a trovarmi.

Saranno state le ore 18 circa che squilla il telefono proprio mentre quelle barche andavano avanti ed indietro aspettando l’attimo in cui sentivano lo strappo al braccio e l’adrenalina in corpo per il tempo necessario a portare a bordo il malcapitato pesce. Era Nino che con un filo di voce mi comunicava che il ricorso era stato respinto. Non mi scompongo anzi provo un senso di sollievo da quel momento avevo delle certezze. Sapevo che per circa tre anni mi sarei allontanato dal mio mondo. Dovevo attrezzarmi mentalmente per sopportare il distacco ed affrontare il nuovo. 

Ritorno allo studio di via Diana dove vi erano amici ad aspettarmi ansiosi di conoscere l’esito. Leggo nei loro occhi il dolore, lo smarrimento, un senso di impotenza. Passerà oltre un’ora per trovare parole di sollievo per sdrammatizzare quel momento. Dovevo essere ed apparire indifferente dinanzi all’evento. Mi congederò da loro per raggiungere la mia abitazione dove vivevo da solo ma dove quella sera vi erano ad attendermi i miei familiari a cui avevo già dato la notizia. Tra tutti mia madre che mi aiuterà a preparare la valigia. Poi ognuno tornerà con un nodo in gola alla propria casa. Abbraccerò forte mia madre per provare una emozione, da conservare. Poteva essere l’ultima volta.

Vado a letto sapendo di dovermi svegliare alle sei perché avevo preso l’appuntamento con l’avv. Emidio Tommasini, con mio fratello e con il mio amico Natale ai quali avevo chiesto di accompagnarmi al carcere di Vibo Valentia.

Alle otto circa siamo già al cancello dell’istituto di Vibo. A fatica mi guadagno l’ingresso. Non era possibile ricevermi poiché non era stato ancora emesso il provvedimento custodiale da parte della Corte di Appello di Reggio Calabria. Soltanto sulla tarda mattinata dopo avere sollecitato la cancelleria della Corte verrò accettato ed assegnato alla sezione. Verrò rimesso in libertà, per fine espiazione di pena, nel 2006 mentre ero detenuto presso la Casa di reclusione di Livorno.

Si concludeva quel 12 febbraio del 2004 una dura, lunga battaglia giudiziaria che aveva avuto inizio con la richiesta di autorizzazione a procedere del 21 giugno 1993 che era culminata nel provvedimento custodiale del luglio 1995, annullato dal TDL e dalla Cassazione, proseguita con la sentenza di condanna di primo grado del 2000 e con quella di appello del 2002. 

Ho vissuto dieci anni della mia vita per dimostrare la infondatezza delle accuse, che nell’arco del lungo periodo hanno trovato modifiche, necessità di sempre nuove fonti di prova, diverse qualificazioni giuridiche.

E come se non bastasse, il 9 novembre 2004, quando sono in espiazione di pena, nuove accuse in un nuovo processo che si concluderà a Catanzaro il 27 maggio 2009 con una sentenza di assoluzione, e con la archiviazione di una posizione stralciata il 15 gennaio 2010.


15 - IL DETENUTO CONDANNATO

Quale funzione aveva, nel 2004, la pena a tre anni di reclusione per fatti risalenti al 1980 per imputazioni le cui condotte venivano ritenute chiuse nel 1994. 

Preliminarmente va ricordato quanto diceva Cesare Beccaria nel 1764 in “Dei delitti e delle pene”

“...Quanto la pena sarà più pronta e più vicina al delitto commesso, ella sarà tanto più giusta e tanto più utile. Dico più giusta, perché risparmia al reo gli inutili e fieri tormenti dell’incertezza, che crescono col vigore dell’immaginazione e col sentimento della propria debolezza; più giusta, perché la privazione della libertà essendo una pena, essa non può precedere la sentenza se non quando la necessità lo chiede.” 

La condanna la ho vissuta come ingiusta perchè le argomentazioni contenute nella motivazione erano destituite di fondamento, lavorerò infatti a lungo per la revisione della stessa. 

La sofferenza patita per la privazione della libertà era ancora più intensa perché non veniva riconosciuta l’esistenza del presunto “male” commesso.

Non ha avuto alcuna funzione preventiva, etica, perché non ha potuto funzionare come deterrente alla commissione di altri reati da parte del presunto reo che la riteneva ingiusta al pari della stragrande maggioranza delle persone che lo avevano conosciuto ed apprezzato.

Non ha avuto alcuna funzione propositiva, ovvero non ha avuto l’effetto di stimolare i cittadini a tenere determinati comportamenti anziché altri sia per la incomprensione degli addebiti contestati sia per la distanza temporale degli stessi dalla sentenza.

Non ha assolto la funzione di emenda, di riparazione di una colpa, cioè di riabilitazione del condannato per cercare di reinserirlo nella vita sociale, semplicemente perché non sussisteva il presupposto. 


Il procedimento al Tribunale di Sorveglianza per le misure alternative


A4.10.01 - 04.01.28 - Decreto Tribunale M.P. - 28.01.04

A4.10.02 - 04.02.11 - 11.02.04 - Sentenza Cassazione.

A4.10.03. - 04.05.00 - Istanza Tribunale Sorveglianza Catanzaro

A4.10.04 - 04.05.03 - Fissazione udienza Tribunale Sorveglianza Catanzaro

A4.10.05 - 04.10.14 - Verbale udienza camerale

A4.10.06 - 05.04.29 - Tribunale di Sorveglianza Catanzato - ud. 29.04.2005 rigetto istanza


Il provvedimento custodiale del 9 novembre 2004 – Caso Reggio


L’aggressione mediatica


04.10.28 Gazzetta del Sud Reggio – la vicenda” coinvolti il nuovo procedimento disciplinare adottato dal guardasigilli Castelli. MOLLACI E V. MACRI: FARNETICAZIONI. Il due giudici rompono il silenzio: propalazione menzognere e gravi aggressioni.


04. 11. 10 La Stampa FINI: UN INCREDIBILE MONTATURA


04. 11. 10 La Stampa Avrebbero cercato di influenzare le inchieste. MAFIA E POLITICA, SEI ARRESTI IN CALABRIA. In carcere anche due ex parlamentari, indagato un sottosegretario. 


04. 11. 10 La Stampa Giuseppe Valentino. È UN VOLGARE COMPLOTTO. L’esponente di AN: non so che c’è dentro. Continuerò ad andare al ministero.


04. 11. 10 La Stampa I POLITICI COINVOLTI


04. 11. 10 Libero COLONNA SE LO ASPETTAVA: VOGLIONO FARMI TACERE.


04. 11. 10 libero Coinvolti un prefetto, assessori, avvocati, giornalisti, 007. DI NUOVO: AN ED FI ACCUSATO DI MAFIA. Arrestato a Reggio Calabria l’azzurro ma taceva. Inquisiti il sottosegretario Valentino E il vice presidente Napoli dell’antimafia, entrambi del partito di fini.


04. 11. 10 Libero Bobbio: un modo per influenzare le prossime elezioni. FINI CONTRO I PM: È UNA CONGIURA. Difende i due deputati di AN indagati e chiede l’intervento di Castelli.


04. 11. 10 libero. DIECI ANNI DI FURORE. LA LUNGA LOTTA TOGATA FRASEGGIO DI MESSINA.


04. 11. 10 gazzetta del sud ARRESTATI. AVVISI DI GARANZIA.


04. 11. 10 gazzetta del sud ordine di custodia del gip di Catanzaro per due ex deputati, Matacena e Paolo Romeo, il direttore de il dibattito, un suo cugino, l’avvocato dei pentiti il messinese Ugo colonna e un insegnante. CICLONE POLITICO GIUDIZIARIO TRA REGGIO E MESSINA. Insieme con altre 34 persone, sono indagate, gli arrestati avrebbero messo su una campagna denigratoria contro i magistrati reggini Enzo Macri, boemi, mollarci, Cisterna, vero azzera e Pennesi ovviamente impegnati nella lotta alla’ndrangheta. Inviati avvisi anche all’Onorevole Angela Napoli, E alzò così proprietario della giustizia Giuseppe Valentino, entrambi di AN.


04. 11. 10 gazzetta del sud Parlano i giudici Enzo Macri, Salvatore Boemi, Francesco Mollace e Giuseppe Verzera parti lese della vicenda. OCCORRE SMASCHERARE TUTTE LE CONNIVENZE PER RISTABILIRE LA LEGALITÀ.


04. 11. 10 gazzetta del sud il sottosegretario alla giustizia e la parlamentare avvisati insieme con altre 32 persone. GIUSEPPE VALENTINO E L’ONOREVOLE NAPOLI NELLA BUFERA.


04. 11. 10 gazzetta del sud Solidarietà e attestati di stima nei confronti dell’onorevole Napoli e del soprattutto segretario Valentino. AN INSORGE E GRIDA AL COMPLOTTO. Fini: È tutta una montatura. Lumia: scenario inquietante.


04. 11. 10 gazzetta del sud Sin dall’aprile del 1997 denunciò alla procura di Messina, al CSM e all’antimafia il trattamento di favore al bossolo Sparacio. SOLLEVÒ IL COPERCHIO SULLA GESTIONE DEI PENTITI.


04. 11. 10 gazzetta del sud Amedeo Matacena, Forza Italia. NEL 1998 RIMASE COINVOLTO NELL’INCHIESTA OLIMPIA TRE. Francesco Gangemi: attraverso le colonne de il dibattito. IL FUSTIGATORE DI COSTUMI. Avvocato Francesco Gangemi: DIFENSORE E AMICO DI RAFFAELE CUTOLO.


04. 11. 10 gazzetta del sud LA CITTÀ ORA CHIEDERE VERITÀ E CHIAREZZA.


04. 11. 10 gazzetta del sud Paolo Romeo, in carcere dall’11 febbraio per associazione mafiosa. ASCESA E CADUTA DEL LIMA REGGINO.


04. 11. 10 la Repubblica Reggio Calabria, sei in cella. Coinvolti magistrati, politici e agenti dei servizi segreti. La cupola minacciava i magistrati dell’antimafia e interferiva nelle inchieste. ’NDRANGHETA, ARRESTI ECCELLENTI. FINI: È TUTTA UNA MONTATURA. Tra gli indagati il sottosegretario alla giustizia di AN.


04. 11. 10 corriere della Sera secondo il pm coinvolti il sottosegretario Valentino è l’onorevole Napoli. CALABRIA, DEPUTATI INDAGATI. FINI: MONTATURA CONTRO AN. ’ndrangheta, sei arresti. L’accusa: cupola per delegittimare magistrati.


04. 11. 10 Il Giornale MAFIA E POLITICA, ARRESTATI A REGGIO CALABRIA. In carcere due ex onorevole, giornalisti e penalisti. Indagati due parlamentari di AN. L’accusa: pressioni sul lettore.


04. 11. 10 il domani la procura antimafia di Catanzaro indaga sulle presunte pressioni subite da magistrati impegnati a svelare gli intrecci tra’ndrangheta e politica. MAXI INCHIESTA, LA CALABRIA TREMA.


04. 11. 10 il domani inchiesta della procura antimafia di Catanzaro per presunte pressioni sulla magistratura. MAFIA E POLITICA. ARRESTI ECCELLENTI.


04. 11. 10 il quotidiano operazione antimafia della DDR di Catanzaro e della mobile di Reggio. In manette due ex parlamentari, avvocati e un giornalista: 34 indagati. INTRIGHI REGGINI. Sigilli alla redazione del dibattito.


04. 11. 11 la Repubblica così sceglievano questori e prefetti. LE INTERCETTAZIONI TRA I DEPUTATI DI AN E LA CUPOLA DI REGGIO CALABRIA. Le 60.000 intercettazioni che fanno tremare i vertici di AN. Cosche e politica, il giallo del Sisde.


04. 11. 11 corriere della Sera il Sisde non va il via libera alla perquisizione dell’ufficio della gente sotto accusa. Controlli nella casa di un magistrato della cassazione. CALABRIA, GLI 007 FERMANO I PM: SEGRETO DI STATO. ’ndrangheta, inchiesta bis sulle pressioni contro i giudici. I deputati di AN indagato: accuse false.


04. 11. 11 gazzetta del sud smentita la voce dell’apposizione del segreto di Stato alla richiesta di perquisizioni della sede dei servizi. IL SISDE PRONTO A COLLABORARE. Una gente che faceva la scorta a Mollace passava informazioni al comitato di affari.


04. 11. 11 gazzetta del sud la fabbrica degli insulti.


04. 11. 11 gazzetta del sud avevano presieduto i collegi del processo scaturito dall’operazione Olimpia. ANCHE I GIUDICI GRECO È GRASSO NEL MIRINO


04. 11. 11 gazzetta del sud OGGI E DOMANI GLI INTERROGATORI.


04. 11. 11 Gazzetta del sud ieri il presidente della camera casini ha ricevuto l’Onorevole Angela Napoli a cui ha manifestato la sua stima. COSSIGA BACCHETTA FINI: NON GRIDARE AL COMPLOTTO.


04. 11. 11 il quotidiano l’inchiesta su 20 righi per pilotare l’indagine di mafia. CONFLITTO SISDE GIUDICI. Il servizio può ancora il segreto di Stato alle perquisizioni. Oggi i primi interrogatori. Bruno: contro di me assurdità. E casini riceve angela Napoli.


04. 11. 11 il quotidiano impedito ai poliziotti di perquisire l’ufficio reggino su mandato del pm. IL SISDE OPPONE IL SEGRETO DI STATO.


04. 11. 11 il quotidiano il gruppo di potere operava secondo le strategie dell’ex parlamentare Paolo Romeo. Questa mattina davanti al gip di Catanzaro si svolgeranno i primi interrogatori. I MAGISTRATI NEL MIRINO. Inchiesta bis dopo le testimonianze dei pm Regini?

04. 11. 11 il quotidiano la stampa nazionale si è concentrata sulla bufera giudiziaria che ha sconvolto Reggio. UN’INCHIESTA CHE FA SCALPORE. Le testate schierate e le interpretazioni dei commentatori.


04. 11. 11 il domani emergono altri particolari sull’operazione di polizia disposta dalla di via di Catanzaro.. SPUNTA UN NUOVO FILONE D’INCHIESTA. Il Sisde: non è stato posto il segreto di Stato.


04. 11. 11 il domani emergono altri particolari nell’indagine della DVD a di Catanzaro su presunte pressioni subite da magistrati reggini. Oggi gli interrogatori dei sei arrestati. MAFIA E POLITICA, L’INCHIESTA SI ALLARGA. Il Sisde ha manifestato la magistratura la disponibilità alla più ampia collaborazione


04. 11. 11 il domani il commento del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. NON È BELLO CHE FINI DENUNCE UN COMPLOTTO. Minniti: non siamo di fronte a una montatura.


04. 11. 11 il domani l’inchiesta avviata dalla procura di Catanzaro che ha scosso Reggio Calabria continua a suscitare numerose reazioni da parte di politici, rappresentanti istituzionali e società civile. GRANDE MORALITÀ DELLA NAPOLI. Nichi Vendola: sento l’obbligo di coscienza di non tacere.


04. 11. 12 il giornale MAFIA, RIFONDAZIONE DIFENDE AN.


04. 11. 12 gazzetta del sud grazie alla circostanziata ordinanza della magistratura di Catanzaro. ROMA SCOPRE CHE A REGGIO SI PUBBLICAVA IL DIBATTITO. È probabile che il capo dello Stato chieda al CSM perché come sia stato consentito il linciaggio di tanti giudici della DDA.


04. 11. 12 gazzetta del sud la barbarica delegittimazione dei magistrati da parte del periodico. AL CSM APPROVA IL DIBATTITO. Già interrogati a Catanzaro l’avvocato colonna e Partinico. Oggi tocca a crociera e Romeo.


04. 11. 12 il quotidiano servizi segreti pronti a collaborare all’inchiesta. IL CASO REGGIO AL CSM. Vertice degli uffici della divina di Catanzaro.


04. 11. 12 il quotidiano vertice degli uffici della DDA di Catanzaro sugli sviluppi dell’inchiesta sul caso Reggio. GLI INTRIGHI REGGINI DAVANTI AL CSM. Interrogato colonna: oggi tocca a Romeo, mangimi e mezza cena.


04.11.12 il domani l’indagine della DDR Catanzaro finisce all’attenzione del consiglio superiore della magistratura che ne discuterà lunedì. MAXI INCHIESTA, CSM ANTIMAFIA IN CAMPO. Il capo dell’ufficio gip del tribunale di Catanzaro, Baudi, ha ascoltato ieri Ugo Colonna e Riccardo Partinico. INIZIATI GLI INTERROGATORI. Respinto ogni addebito. Oggi toccherà anche a Gangemi e Matacena.


04. 11. 13 la Repubblica J’accuse del sostituto procuratore antimafia Vincenzo Macri: Ecco come delegittimano la magistratura. A REGGIO TI AMMAZZANO DAL VIVO POI TI FANNO PURE CHIEDERE SCUSA.


04. 11. 13 la Repubblica Giuseppe Aquila, ex consigliere di Forza Italia, luogo confessato ai giudici. ACCOMPAGNAVO MA TACEVA NEGLI INCONTRI CON I BOSS.


04. 11. 13 il giornale SILURO SICILIANO ALL’INCHIESTA CALABRESE


04. 11. 13 gazzetta del sud il ciclone politico giudiziario a Reggio. Presidente dell’antimafia Centaro contro deduce. NESSUN INCARICO NELLA DI DIA AI GIUDICI PARTE LESA.


04. 11. 13 gazzetta del sud interrogatori a Reggio e Catanzaro. Biondi scagiona amata cena. POTREBBE VINCERE IL DIBATTITO. Centaro a Vigna: non conferire incarichi DDA a chi è parte lesa.


04. 11. 13 gazzetta del sud DA CIAMPI PRESIDENTE DEL CSM PROBABILMENTE UNA ESORTAZIONE


04. 11. 13 gazzetta del sud il presidente dell’antimafia Centaro controdeduce. NESSUN INCARICO NELLA DDA AI GIUDICI PARTE LESA.


04. 11. 14 il giornale DOPO MANCINI, TORNA IL TEOREMA CALABRESE. L’inchiesta di Reggio Calabria è solo l’ultimo atto di una strategia giudiziaria inaugurata 10 anni fa.


04. 11. 14 gazzetta del sud centaro: spesso c’è un po’ di ad i comitati d’affari e scarsa propensione alla legalità. LE IMPRESE COSTRETTE A COSTI AGGIUNTIVI.


04. 11. 14 gazzetta del sud si registrano ancora numerose reazioni sul ciclone politico giudiziario. CHIAREZZA CAUTELA SUL CASO REGGIO.


04. 11. 14 il quotidiano GARANTISTI, MA SI LASCINO LAVORO LAVORARE GIUDICI.


04. 11. 14 il quotidiano IL RITORNO DEI PENTITI.


04. 11. 14 il domani si è concluso al Centro Agro alimentare di una pizza in forno di due giorni sulla legalità e sicurezza. CRIMINALITÀ, ALLARME DI ZAVETTIERI.


04. 11. 16 gazzetta del sud L’ONOREVOLE NAPOLI: VAI RICEVUTO ALCUN AVVISO DI GARANZIA.


04. 11. 16 gazzetta del sud ALL’ONOREVOLE NAPOLI NESSUN AVVISO. Il Pg Marletta sarà sentito al CSM.


04. 11. 16 gazzetta del sud convegno con La Russa di Alemanno per solidarizzare con gli esponenti del partito sfiorati dall’inchiesta. AN ALZA LA VOCE CONTRO IL CICLONE. In prima linea e contro le prevaricazioni.


04. 11. 16 gazzetta del sud PIRILLI: UNA DERIVA PERICOLOSA.


04. 11. 16 il quotidiano confluiscono a palazzo dei marescialli due inchieste. IL CSM CHIEDE LE CARTE. Oggi lo stato maggiore di render parla alla città.


04. 11. 16 il domani il procuratore/convocato per discutere di eventuali problemi interni. IL CSM CHIEDE UNA COPIA DEGLI ATTI. PIRILLI: SULL’ICHIESTA DI REGGIO SILENZIO TOMBALE DELLA SINISTRA.


04. 11. 17 gazzetta del sud la Russa, Alemanno e Rositani rivendicano al partito le lunghe battaglie per la difesa della legalità. ALLEANZA NAZIONALE UNITA NELL’ORGOGLIO. È strano che le iniziative giudiziarie abbiano seguito due interrogazioni parlamentari.


04. 11. 17 il quotidiano I vertici di AN difendono gli indagati. FANGO E ORGOGLIO. Rositani sbeffeggia duramente imballaggi.


04. 11. 17 il domani Ignazio La Russa e Gianni Alemanno ieri a Reggio Calabria per esprimere solidarietà ad Angela Napoli Giuseppe Valentino chiamati in causa dalla magistratura catanzarese. AN SERRA LE FILE. Quando calerà il polverone emergerà la verità.


04. 11. 18 il quotidiano l’inchiesta di un componente del consiglio superiore della magistratura potrebbe essere assolto lombardi. NOMINA DI SPAGNOLO AL VAGLIO DEL CSM. A settembre era stato presentato ricorso del pm Facciolla.

04. 11. 18 il domani all’attenzione del consiglio la nomina a coordinatore della di diario del procuratore aggiunto spagnolo. AL CSM SI APRE UN NUOVO CAPITOLO. Possibile audizione a palazzo dei marescialli del procuratore mariano lombardi.


04. 11. 19 il giornale il gip ci ripensa. RETATA DI REGGIO CALABRIA, DUE SCARCERATI. Tornano liberi colonna e Partinico, agresti domiciliari il penalista del genere. Fragola: il teorema crolla.


04. 11. 19 gazzetta del sud l’indagine sulla delegittimazione dei giudici reggini. SCARCERATI COLONNA PARTINICO E  GANGEMI. Infatti sono venute meno le esigenze cautelari. VALENTINO: CONSAPEVOLI DI ESSERE DALLA PARTE GIUSTA. Per loro sono venute meno le esigenze cautelari. Restano detenuti gli ex deputati ma taceva e Romeo il direttore del dibattito LASCIANO IL CARCERE TRE DEI SEI ARRESTATI. Liberi l’avvocato Colonna ed il professore Partinico. Domiciliari all’avvocato Gangemi.


04. 11. 19 il quotidiano ai domiciliari l’avvocato Gangemi. Restano in carcere Romeo è patogena. PRIME SCARCERAZIONI. Caso Reggio: il ddl libera Colonna e Partinico. I primi verdetti su caso regio emessi dal gip Antonio Baudi. COLONNA E PARTINICO LIBERI. Da definire la posizione limatacene Romeo.


04. 11. 19 il domani revoca le misure cautelari per Colonna e Partinico. Manca ancora la pronuncia su Matacena. INCHIESTA DI REGGIO, LE DECISIONI DEL GIP.


04. 11. 20 gazzetta del sud il gip Baudi ha rigettato la richiesta avanzata dagli avvocati biondi e Verderame. L’ONOREVOLE AMEDEO MATACENA RESTA IN CARCERE.


04. 11. 20 il quotidiano CHI TOCCA QUEI FILI MUORE. NAPOLI: HO LA COSCIENZA A POSTO. MATACENA RESTA IN CARCERE.


04. 11. 21 corriere della Sera GIUSTIZIA, IL NODI DELLA DOPPIA PROTESTA.


04. 11. 21 il giornale GASPARRI: LA GENTE E DALLA PARTE DI AN. CASTELLI: POLITICI INDIFESI DAVANTI AI GIUDICI. INTERCETTAZIONI A PESO D’ORO IL RECORD ITALIANO E DELLA PROCURA DI SANREMO. Il ministro Scajola: il pm di questa città spendono 10 volte di più della media nazionale. E una vergogna.

 

04. 11. 21 gazzetta del sud PARTINICO ERA STATO ASSUNTO. LEUZZI: NON SONO INDAGATO.


04. 11. 21 il quotidiano NON SI GIUDICA CIÒ CHE NON SI CONOSCE.


04. 11. 21 il domani legalità, sicurezza sviluppo: parla il segretario organizzativo regionale dei democratici di sinistra. RIVOLTA MORALE CONTRO LA’NDRANGHETA.


04. 11. 23 il quotidiano il tribunale si riunirà giovedì per pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione. MA CHE POLITICA AL RIESAME. Istanze chieste anche da chi ha già avuto la revoca.

04. 11. 23 il quotidiano dopo il ricorso al gip Antonio Baudi, nuovamente al bagno la posizione degli indagati. CASO REGGIO ALL’ESAME DEL TDL. Giovedì I primi interrogatori davanti a giudici di Catanzaro.


04. 11. 25 l’espresso AVVOCATO SI DIFENDA. SI SCRIVE REGGIO E SI LEGGE MALAFFARE.


04. 11. 30 il quotidiano la decisione del riesame di Catanzaro. Il difensore: Colonna l’accusa del piano di delegittimazione magistrati reggini. CASO REGGIO: AI DOMICILIARI GIORNALISTA GANGEMI.


04. 11. 30 il domani il riesame concede a Gangem i domiciliari. REGGE L’ASSOCIAZIONE MAFIOSA. Nella ricostruzione dell’inchiesta della procura catanzarese è necessario partire dal tessuto in cui si innesta la vicenda.LE RADICI DELLA NUOVA’NDRANGHETA. Le più attuali strategie mafiose. Entrare nel sistema statuale, comprometterlo, scardinarlo.


04. 12. 02 gazzetta del sud il tribunale del riesame ha accettato il corso dei difensori dei tre indagati. IN LIBERTÀ COLONNA, GANGEMI E MATACENA. Coinvolti nella porzione del 9 novembre scorso. Resta in carcere solo Onorevole Paolo Romeo. In sussistenti gravi indizi di colpevolezza che le giustificavano. Colonna, Gangeni e Matacena. Annullate le ordinanze cautelari. Dal tribunale del riesame di Catanzaro. L’ex deputato in carcere per 23 giorni.


04. 12. 02 il quotidiano la decisione del tribunale del riesame. MATACENA TORNA IN LIBERTÀ.


04. 12. 03 la Repubblica le affermazioni di Giuseppe Valentino compaiono nelle intercettazioni dell’inchiesta di Reggio. E IL SOTTOSEGRETARIO SPIEGO AL MAFIOSO. E VERO, SERVE UNA RIFORMA DELLE TOGHE.


04. 12. 03 il quotidiano VIGNA AI CALABRESI: LORO GIORNATE PIÙ IN TERMINI DI FAVORE.


04. 12. 03 il quotidiano dibattito a Cosenza tra il procuratore della DNA Vigna, magistrati e forze dell’ordine. GIUSTIZIA, TRE INCHIESTE RIFORME. Angela Napoli: il caso Reggio disorienta i cittadini onesti.


04. 12. 05 il giornale LA MORDACCHIA DEI GIUDICI DAI GIORNALISTI AI POLITICI


04. 12. 19 gazzetta del sud I difensori di Paolo Romeo dopo la decisione del Pdl. UN PASSO VERSO LA VERITÀ. 


04. 12. 19 il domani dopo la pronuncia del riesame il commento di difensori dell’arrestato. PARLANO GLI AVVOCATI DI ROMEO


04. 12. 29 il quotidiano L’INCHIESTA SUL CASO REGGIO. TUTTI I RETROSCENA. NEL SALOTTO DI ROMEO.


04. 12. 29 il domani le motivazioni del tribunale del riesame che ha confermato la custodia in carcere per Paolo Romeo. IDEATORE DELLA CAMPAGNA DI AGGRESSIONE. La prima ipotesi riqualificata in concorso in associazione mafiosa. Misura revocata per la seconda accusa.

04. 12. 30 il quotidiano GLI ACCORDI IN VISTA DELLE REGIONALI. Caso Reggio il retroscena politici delle intercettazioni. Chizzoniti verso la presidenza del consiglio comunale. SCOPELLITI CONTEREBBE COME IL DUE DI COPPE. La frattura interna al patto segni E gli accordi in vista delle regionali 2005. PROVINCIA: RUGOLINO E SARRA METTONO IN MINORANZA FRANCESCO CANANZII. Per Romeo esisteva un’agenzia che voleva buttare giù la giunta comunale. Un eventuale scioglimento avrebbe danneggiato l’intera casa della libertà. SALVATE PALAZZO SAN GIORGIO. Preoccupavano le visite in prefettura di Minniti e Meduri.


04. 12. 30 il domani  la ricostruzione della vicenda giudiziaria dopo la conclusione dei giudizi davanti al tribunale del riesame  nei confronti delle sei persone arrestate il 9 novembre scorso. I RISVOLTI DELL’INCHIESTA. Le tappe di un’indagine salita agli onori delle cronache nazionali.


04. 12. 31 il quotidiano TRE PUNTUALIZZAZIONI DA CHIZZONITI.


05. 01. 04 il domani l’iter giudiziario di quattro dei sei indagati dal giorno della preistoria provvedimento del riesame. DOBBIAMO DISTRUGGERE QUESTI MAGISTRATI. Nel mirino dell’accusa la presunta aggressione per migliorare l’efficienza della giustizia.


05. 01. 05 il domani le vicende giudiziarie di Paolo Romeo, l’ultimo dei sei indagati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare. UNA FIGURA DI PESO NELLA VITA DELLA CITTÀ. Evidenziato il ruolo politico istituzionale dell’ex parlamentare ritenuto legato ai De Stefano.


05. 01. 06 il domani nella ricostruzione dell’inchiesta della procura catanzarese e utile partire dal del tessuto in cui si marina si innesta la vicenda L’ORIGINE DEL PIANO DI AGGRESSIONE. La più  attuale strategia mafiosa: entrare nel sistema statuale, comprometterlo, scardinarlo.


05. 01 10 il quotidiano un giudice catanese scrive all’ANM a difesa degli indagati. CASO FREGGIO, L’INCHIESTA TURBA I NOSTRI PROCESSI.


05. 02. 02 il quotidiano la procura catanzarese ricorre contro la revoca delle misure cautelari da parte del riesame. CASO REGGIO IN CASSAZIONE. Inquietanti scenari destinati a sfociare i nuovi eclatanti sviluppi. E SI SCOPRE CHE ANCHE L’ARCIVESCOVO NUNNARI VENIVA INTERCETTATO.


05.02.03 il quotidiano il capitolo dell’informativa dedicata all’aggiustamento di processi. ALLA SENTENZA CI PENSA LUI. Qualcuno prometteva interventi presso la cassazione.


05. 03. 23 il quotidiano un libro scritto è finanziato dagli ospiti della sezione alta sicurezza di bimbo. IL CARCERE RACCONTATO DEI DETENUTI. Una raccolta di testimonianze disillusi, alcuni dei quali reggini.


05. 03. 00 MicroMega IL PONTE SULLO STRETTO. Mafia, malaffare, Messina. L’avvocato colonna, definito dal Ciampi Lambro soli del sud, E la Onorevole Napoli di AN, difesa la comunista Vendola: due buoni antichi combattenti dell’antimafia, finiti nell’elenco dei cattivi in una storia italiana. Ecco com’è andata.


05. 04. 24 gazzetta del sud I detenuti della sezione alta sicurezza autori di un libro con il quale chiedono una riflessione sul sistema penitenziario. IL CARCERE, NON SONO NUOVO DI ESPIAZIONE MA DI COSTRUZIONE.

05. 04. 30 il quotidiano accolta la richiesta di astensione del presidente Baudi, gli subentra la collega Marchianò. IL CASO REGIO PASSA AD UN ALTRO GIP. Decisione assunta durante l’interrogatorio di garanzia dell’avvocato Romeo.


05. 06. 06 il giornale QUELLE INDAGINI POLITICHE CONTRO LA’NDRANGHETA. Il teorema: da anni la procura di Catanzaro accuse di complotto esponenti della seconda Repubblica. Ballerine vere inchieste sono ferme. La denuncia: imprenditore scrive a Ciampi e chiede l’intervento dell’esercito. Ma un pm dell’antimafia lo critica: riprendiamo i processi.


05. 10. 13 il giornale CATANZARO, ASSOLTO IL PM LINCIATO DEI COLLEGHI.


05. 10. 13 il giornale MAFIA E POLITICA IN CALABRIA: GLI ISPETTORI ACCUSANO LA PROCURA.


05. 10. 13 il giornale IO, FINITA SOTTO INCHIESTA SENZA UNA IMPUTAZIONE.


05. 10. 14 il giornale la relazione degli ispettori del ministro castelli mette in luce gestione disinvolta dell’assegnazione dei fascicoli processuali E ripetute violazioni del regolamento. PENTITI, LE MANOVRE DELLA PROCURA DI CATANZARO.


05. 10. 17 corriere della Sera QUI COMANDANO I MAFIOSI, LO STATO HA PERSO LA SOVRANITÀ.










INDICE

1 - LE PORTE DELL’INFERNO

2 - L’INIZIO DELLA PENA

3 - L’ESECUZIONE DELLA PENA NEL CORSO DEL 700

4 - LA SOFFERENZA FISICA, IL DOLORE DEI CORPO, NON SONO PIÙ ELEMENTI COSTITUITI DALLA PENA.

5 - LA PENA NON È MAI LA STESSA

6 - L’OTTO GENNAIO 1980 – la prima porta dell’inferno

7 - LA SOLIDARIETÀ DELLA COMUNITÀ DELLA DESTRA REGGINA

8 - GIORNALE DEI DETENUTI << IL GABBIANO>>

9 - LE CONSULTAZIONI PER IL RINNOVO DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 1980

10 - Il 17 LUGLIO DEL 1995 – la seconda porta dell’inferno

11 - LA SOLIDARIETÀ DELLA DIREZIONE PROVINCIALE DEL PSDI

12 - COME FRONTEGGIARE LA ESPULSIONE DALLA SOCIETÀ CIVILE

13 - L’ANNULLAMENTO DELL’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE DEL 1995

14 - IL 12 FEBBRAIO 2004 – La terza porta dell’inferno

15 - IL DETENUTO CONDANNATO


Il provvedimento custodiale del 9 novembre 2004 – Caso Reggio

Il procedimento al Tribunale di Sorveglianza per le misure alternative

Lo studio della comunità carceraria

Ogni società ha il carcere che si merita

Vite … trattenute

Il 13 maggio 2016 - La quarta porta dell’inferno

I tre provvedimenti custodiali

I TDL – Le sentenze di Cassazione

Il rigetto della istanza di scarcerazione per l’unico reato superstite