1983
IL PSDI
Elenco Racconti
Novembre 1983: Il battesimo elettorale PSDI
Comincerà con il 1983 una nuova avventura per il gruppo dei dissidenti missini oggi eletti nelle liste del PSDI che, legittimati dal voto socialdemocratico, saranno chiamati ad assumere ruoli e responsabilità di governo della cosa pubblica.
Nel novembre del 1983 si celebreranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale ed il PSDI riporterà cinque consiglieri comunali: Romeo Paolo (1.835), Morace Ivan (1.619), Libri Demetrio (1.556), Canale Giuseppe (1.458), Colella Carlo (1.287). Tutte le componenti che erano approdate al PSDI otterranno un rappresentante al consiglio comunale: la componente DC eleggerà Libri Demetrio, quella PRI Ivan Morace, quella missina Paolo Romeo e Carlo Colella e il socialdemocratico Giuseppe Canale.
Dal 1983 al 1989 si alterneranno cinque sindaci:
dal 13/02/1984 al 08/09/1985 Palamara Giovanni (PSI)
dal 09/09/1985 al 15/09/1987 Mallamo Giuseppe (DC)
dal 15/09/1987 al 14/07/1988 Musolino Michele (PSI)
dal 14/07/1988 al 01/09/1989 Aliquò Luigi (DC)
dal 01/09/1989 al 01/03/1990 Battaglia Pietro (DC)
Il PSDI farà parte delle rispettive giunte. Con Palamara sindaco, Romeo con delega alle finanze e Canale con delega all’anagrafe ed acquedotti; con Mallamo e Musolino, Romeo con delega all’urbanistica; con Aliquò, Colella con delega a Circolazione e Traffico; con Battaglia, Romeo con delega alle finanze.
Nello stesso periodo si registrerà un notevole impegno nella vita di partito che sarà particolarmente animata. Contribuiranno a vivacizzare gli impegni sia le frequenti crisi amministrative e gli appuntamenti elettorali ai vari livelli come può evincersi dall’elenco che segue:
23/02/83 - Crisi Comune. Commissario Iannelli Vittorio.
06/06/83 - Elezioni Politiche.
30/05/83 - Crisi Comune. Sindaco Musolino Michele (PSI)
04/08/83 - Crisi Governo.
02/09/83 - Crisi Comune. Commissario Diaz Armando
06/11/83 - Elezioni Comune.
17/06/84 - Elezioni europee.
13/02/84 - Crisi Comune. Sindaco Palamara Giovanni (PSI)
11/03/84 - Crisi Provincia. Presidente Gullì Pantaleo (DC)
08/06/84 - Elezione Regione.
08/06/85 - Elezione Provincia.
09/09/85 - Crisi Comune. Sindaco Mallamo Giuseppe (DC)
12/09/85 - Crisi Provincia. presidente Gallizzi Vincenzo (PSI)
08/11/85 - Crisi Governo.
01/08/86 - Crisi Governo.
13/11/86 - Crisi Regione. Presidente Principe Francesco (PSI)
17/04/86 - Crisi Governo.
04/06/87 - Elezioni Politiche.
28/07/87 - Crisi Governo.
15/09/87 - Crisi Comune. Sindaco Musolino Michele (PSI)
17/12/87 - Crisi Regione. Presidente Olivo Rosario (PSI)
12/04/88 - Crisi Provincia. Presidente Gallizzi Vincenzo (PSI)
13/04/88 - Crisi Governo.
14/04/88 - Crisi Comune. Sindaco Aliquò Luigi (DC)
07/05/89 - Elezioni Comune.
23/07/89 - Crisi Governo.
07/08/89 - Crisi Regione. Presidente Olivo Rosario (PSI)
01/09/89 - Crisi Comune. Sindaco Battaglia Pietro (DC)
18/06/89 - Elezioni europee.
01/03/90 - Crisi Comune. Sindaco Licandro Agatino (DC)
06/05/90 - Elezione Regione.
06/05/90 - Elezione Provincia.
10/05/90 - Crisi Comune. Sindaco Licandro Agatino (DC)
09/08/90 - Crisi Provincia. Presidente Furfaro Michele (PSI)
11/08/90 - Crisi Regione. Presidente Olivo Rosario (PSI)
L’impegno organizzativo interno al partito
Accanto a questi appuntamenti vi è l’impegno organizzativo interno al partito con la celebrazione, a cadenza biennale, dei congressi provinciali, regionali e nazionali. Momenti di sintesi e di definizione delle linee politiche da cui scaturiva il sistema di alleanze con le altre forze politiche. Poi il rinnovo e la scelta dei dirigenti con l'elezione negli organismi direttivi.
Una frenetica attività nel corso della quale il gruppo originario, degli ex missini, ha mantenuto forte il proprio legame pur integrandosi pienamente nella nuova struttura partitica e politica. Presenti e partecipanti in tutti gli organi di partito, a tutti i livelli, così come partecipavano ad ogni competizione elettorale con un nostro candidato dalle elezioni circoscrizionali a quelle nazionali.
Eravamo visibili ed identificabili.
Sentivamo di essere sempre sotto esame con esaminatori severi, dai vecchi camerati, dai nuovi compagni e dai nuovi amici.
Eravamo in prova.
Siamo sempre rimasti nel salotto delle stanze del sistema. Non abbiamo avuto accesso nelle sale da pranzo né in cucina.
E questo anche per quanto riguarda i rapporti con il sistema di potere nel quale era inserito il PSDI: a livello regionale con Mallamaci assessore ai Lavori Pubblici ed alla sanità; a livello nazionale con i vari Ministeri che facevano capo ad esponenti del PSDI, Lavori pubblici, Marina Mercantile, Beni culturali ed Ambientali con i quali i rapporti erano mantenuti dai parlamentari calabresi, Belluscio e Paolo Bruno, o dai consiglieri regionali Mallamaci ed a turno Bruno e Di Nitto.
La gestione e frequentazione dei palazzi del potere produceva anche consensi elettorali. Paolo Bruno battuto da Di Nitto alle elezioni regionali del 1985 approderà quale capo della segreteria del ministro dei lavori pubblici Nicolazzi. Nel 1987 si candiderà alle elezioni politiche sfidando l’uscente On.le Belluscio, già segretario del presidente della Repubblica Saragat, risulterà deputato ed assumerà incarichi di governo.
Nel 1989 si registrerà la scissione nel PSDI della componente UDS che confluirà a livello nazionale nel PSI e che in Calabria porterà alla fuoriuscita degli unici due consiglieri regionale Di Nitto e Mallamaci, quest’ultimo da sempre assessore regionale e leader indiscusso del PSDI in Calabria.
Il potere socialdemocratico in Calabria verrà rappresentato da Paolo Bruno deputato in carica che non seguirà le scelte di Mallamaci e Di Nitto.
Il nostro gruppo dovrà rapportarsi alla nuova leadership alleandosi prima, contro il gruppo Mallamaci, e scontrandosi poi.
La storia della convivenza tra due modi diversi di concepire l’impegno politico
Le vicende che animeranno i rapporti interni al PSDI calabrese e reggino in particolare si faranno carico di raccontare la storia della convivenza tra due modi diversi di concepire l’impegno politico.
Due approcci diversi con le stanze dei bottoni, motivazioni ed obiettivi incompatibili all’interno di un comune contenitore politico che esplodono, creano confronti, talvolta conflitti.
Spesso rientrano nella normale dialettica politica quando tutti vogliono fare politica.
Due concezioni del potere politico profondamente diverse. Vi è chi lo vuole conquistare e mantenerlo per gloria e per piacere, e chi pensa di utilizzarlo e piegarlo ad interessi personali o lobbistici chi lo esercita come funzione di servizio verso la comunità.
Il nostro gruppo ha esercitato sempre ruoli politici con spirito di servizio.
Nella prima fase servivamo un ideale mettendo in gioco noi stessi, donandoci. Nella seconda fase abbiamo mantenuto le ragioni del nostro impegno ponendolo al servizio di obiettivi sociali e programmatici. Ci siamo cimentati a livello amministrativo sul terreno dei problemi concreti nella consapevolezza che la loro positiva soluzione poteva essere trovata all’interno di una visione di città, di progetti di sviluppo di area vasta: Area metropolitana dello Stretto, Progetto mirato del versante calabrese dell’area metropolita, rivisitazione del PRG, e così via.
Progetti ambiziosi che richiedono un sostegno popolare ed una classe politica forte capace di rapportarsi direttamente con i centri decisionali.
Gli obiettivi di medio e lungo termine.
Sul piano politico, bisognava creare le condizioni per ribaltare i rapporti di forza. Per parte nostra eravamo rappresentanti di un partito minore tra quelli di governo, il potere politico della provincia di Reggio ha sempre avuto un ruolo subalterno nel sistema Calabria, dovevamo fissare gli obiettivi di medio e lungo termine.
Il primo obiettivo: conquistare il consenso della gente e puntare ad essere il secondo partito della città, il primo partito della sinistra di Reggio;
Secondo obiettivo: portare su Reggio il parlamentare socialdemocratico calabrese come era accaduto nella IV e V legislatura (8 maggio 1963 – 24 maggio 1972) con la elezione dell’on. Ugo Napoli.
Terzo obiettivo: da queste posizioni di forza confrontarci con i rappresentanti delle altre forze politiche reggine per affrancarsi dal ruolo di subalternità che aveva determinato la rivolta di Reggio e che si manifestava plasticamente con il fatto che i politici reggini sino a quella data non avevano espresso alcun ministro nel governo nazionale né alcun presidente della giunta regionale. Queste linee politiche del gruppo nel tempo diventeranno patrimonio del partito calabrese.